𝑺𝒊𝒂 𝒑𝒖𝒓 𝒂 𝒎𝒆𝒛𝒛𝒂 𝒃𝒐𝒄𝒄𝒂 𝒊𝒍 𝑫𝒊𝒓𝒆𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 𝑺𝒑𝒐𝒓𝒕𝒊𝒗𝒐 𝑮𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒏𝒊 𝑮𝒊𝒂𝒄𝒄𝒐 𝒄𝒐𝒏𝒇𝒆𝒓𝒎𝒂 𝒍’𝒆𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒃𝒍𝒆𝒎𝒂. 𝑷𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒊𝒆𝒕𝒐 𝒗𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆, 𝒂𝒏𝒛𝒊𝒄𝒉𝒆́ 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒂𝒓𝒆 𝑷𝒓𝒊𝒏𝒄𝒊𝒑𝒊 𝒐 𝑩𝒓𝒖𝒏𝒊 𝒐 𝒔𝒄𝒆𝒈𝒍𝒊𝒆𝒓𝒆 𝒕𝒓𝒂 𝒂𝒍𝒍𝒆𝒏𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊 𝒐 𝒈𝒊𝒐𝒄𝒂𝒕𝒐𝒓𝒊 𝒎𝒆𝒓𝒊𝒕𝒆𝒗𝒐𝒍𝒊, 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒗𝒊𝒆𝒏𝒆 𝒐𝒎𝒂𝒈𝒈𝒊𝒂𝒕𝒐 𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒐𝒔𝒕𝒐 𝒊𝒍 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒐 𝒅𝒊 𝒖𝒏 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 𝒂𝒍𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒔𝒊𝒗𝒐, 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒎𝒆𝒔𝒔𝒂𝒈𝒈𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒑𝒐𝒓𝒕𝒊𝒗𝒊. 𝑨𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒅 𝑶𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒍𝒂 𝒔𝒐𝒄𝒊𝒆𝒕𝒂̀ “𝒐𝒔𝒕𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐” 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒊𝒇𝒐 𝒐𝒓𝒈𝒂𝒏𝒊𝒛𝒛𝒂𝒕𝒐?
Un destino più cinico che baro attende domenica i Giallo-Rossi. Allo stadio “della Vittoria” di Tolentino è il turno di un delicato derby di campionato, da santificarsi nel nome che fu, discutibile e discusso, di Omar DIONISI, già capo ultras.
Disputato da 10 anni sotto forma di Memorial – come se Osimana e Tolentino non abbiano avuto, in due secoli di storia calcistica, Presidenti, allenatori o giocatori maggiormente meritevoli di essere ricordati nel tempo e portati ad esempio delle future generazioni – Giallo-Rossi e Cremisi si ritrovano, probabilmente per la prima volta in campionato, dalla prematura scomparsa dell’ultras, ad incrociare i tacchetti.
Già ad agosto, in occasione dell’ultimo grottesco “amarcord” andato in onda al Diana, provammo a sollevare il problema e a parlarne informalmente con il Direttore sportivo Giovanni GIACCO; con la promessa di riaffrontare presto la questione sospesa; ovvero l’opportunità o meno, per una società, piccola o grande che sia, di santificare la figura di un tifoso non esattamente ideale da proporre ai giovani quale esempio di lealtà e sportività.
Tolentino-Osimana alle porte, la partita che da una trentina di anni celebra il gemellaggio fra le tifoserie organizzate dei due club e che da 10 anni è divenuta sinonimo stessa di Omar DIONISI, ci offre l’occasione per ricordare le parole del Direttore sportivo; parole su cui meditare.
𝐆𝐈𝐀𝐂𝐂𝐎, 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐞𝐠𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐞 𝐭𝐢𝐟𝐨𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐬𝐢𝐚𝐬𝐢 𝐜𝐥𝐮𝐛 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐚𝐧𝐨, 𝐬𝐞 𝐥𝐨 𝐫𝐢𝐭𝐞𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐨, 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨, 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐢𝐝𝐞𝐚𝐥𝐞, 𝐢𝐧 𝐮𝐧 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐚𝐭𝐨𝐫𝐞… 𝐢𝐧 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐮𝐨𝐢 𝐭𝐮 𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐚𝐧𝐨 𝐟𝐚𝐫𝐥𝐨, 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞, 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐩𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀. 𝐂𝐨𝐧𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐨𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐞𝐫𝐞, 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐨 𝐧𝐞𝐠𝐚𝐫𝐞 𝐥’𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚. 𝐈𝐧𝐬𝐨𝐦𝐦𝐚 𝐨𝐠𝐧𝐮𝐧𝐨, 𝐝’𝐚𝐜𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐚𝐬𝐚, 𝐟𝐞𝐬𝐭𝐞𝐠𝐠𝐢𝐚 𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞. 𝐌𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚̀ 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐚𝐝 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀, 𝐛𝐞𝐧 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐧𝐞𝐥 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐩𝐚𝐭𝐫𝐨𝐜𝐢𝐧𝐢𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐯𝐚𝐥𝐮𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐯𝐞, 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐛𝐞𝐧 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐢𝐬𝐞.
“Il tema è purtroppo delicato…”.
𝐃𝐞𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞. 𝐈𝐥 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨, 𝐢𝐧 𝐯𝐢𝐭𝐚, 𝐡𝐚 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐬𝐢 𝐢𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐞𝐬𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐚 𝐨𝐟𝐟𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐟𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚 𝐚𝐥 𝐜𝐚𝐥𝐜𝐢𝐨. 𝐃𝐚 𝐨𝐬𝐢𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐞 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐝𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢, 𝐧𝐨𝐧 𝐭𝐢 𝐬𝐚𝐫𝐚̀ 𝐬𝐟𝐮𝐠𝐠𝐢𝐭𝐨.
“Non farmi dire oltre su questa vicenda. Sai bene come funzionano queste cose…”.
𝐕𝐞𝐫𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐥𝐜𝐢𝐨 𝐥𝐨 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐚𝐩𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐭𝐢, 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐝𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐚𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢, 𝐝𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐞𝐭𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐞 𝐝𝐚 𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐯𝐢. 𝐍𝐨𝐧 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐦𝐚𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐥𝐮𝐛. 𝐕𝐮𝐨𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐥’𝐎𝐬𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚, 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐞𝐭𝐚̀, 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐞 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞. 𝐎 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐨𝐧𝐚 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚𝐫𝐥𝐨?
“La vicenda si è intrecciata nel tempo in mille risvolti, di ogni tipo, non ultimo i rapporti con gli ultras e la famiglia stessa di “Zazzera”…”
𝐀𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐆𝐈𝐀𝐂𝐂𝐎. “𝐙𝐚𝐳𝐳𝐞𝐫𝐚” 𝐞𝐫𝐚 𝐢𝐥 𝐬𝐨𝐩𝐫𝐚𝐧𝐧𝐨𝐦𝐞 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐩𝐚̀ 𝐄𝐧𝐧𝐢𝐨 𝐃𝐈𝐎𝐍𝐈𝐒𝐈, 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐞 𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐝𝐞𝐠𝐧𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨, 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐢 𝐝𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐨𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐎𝐦𝐚𝐫, 𝐭𝐢𝐭𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐬𝐮𝐨 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐃𝐚𝐬𝐩𝐨 𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢𝐯𝐢, 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐦𝐞𝐝𝐢𝐚𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐢𝐧 𝐮𝐧’𝐞𝐩𝐨𝐜𝐚, 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨, 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐚 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐩𝐩𝐢𝐨𝐩𝐩𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐐𝐮𝐞𝐬𝐭𝐮𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐮𝐬𝐚𝐭𝐚 𝐨𝐠𝐠𝐢. 𝐈𝐧𝐬𝐨𝐦𝐦𝐚 𝐧𝐞𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝟐-𝟎 𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚, 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐯𝐢𝐞𝐭𝐨 𝐚 𝐟𝐫𝐞𝐪𝐮𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐮𝐨𝐠𝐡𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐩𝐨𝐫𝐭 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐚𝐯𝐚 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐬𝐞𝐥𝐨 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐚 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚𝐫𝐞…”.
“Non posso dire il contrario ma purtroppo, come puoi immaginare, siamo stretti da un’opinione pubblica che, al contrario, ci invita a fare sempre più. Ricordo che a marzo, nel decennale della scomparsa, l’Osimana omaggiò pubblicamente la famiglia con una targa e dei fiori al campo, prima della partita. Eppure non basta, vorrebbero di più…”.
𝐎𝐬𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐨𝐬𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢? 𝐍𝐨𝐧 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐫𝐥𝐨… 𝐏𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐆𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐧𝐢, 𝐩𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨…