𝗣𝗿𝗶𝗺𝗮 𝘂𝗱𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗱 𝗔𝗻𝗰𝗼𝗻𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝗰𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗮𝘁𝗲𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗽𝗿𝗼𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝗮 𝗣𝗮𝗹𝗺𝗶𝗲𝗿𝗶, 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗻 𝘁𝗿𝗲 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗶 𝗱𝗶 𝗴𝗶𝘂𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗮𝗯𝘂𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗺𝗲𝘁𝗼𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗯𝗶𝗺𝗯𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝗽𝗽𝗲𝗻𝗮 𝟯 𝗲 𝟰 𝗮𝗻𝗻𝗶. 𝗜𝗹 𝗣𝗿𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗶𝗲𝗱𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝘀𝗼𝗱𝗱𝗶𝘀𝗳𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶, 𝘀𝗮𝗹𝘃𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗿𝗮𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗶𝗻𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼̀ 𝗮𝗹 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗣𝗮𝗹𝗺𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗮 𝗖𝗮𝗺𝗽𝗼𝗰𝗮𝘃𝗮𝗹𝗹𝗼. 𝗡𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼 𝗮𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗶̀ 𝗺𝗮𝗶 𝘀𝗮𝗽𝘂𝘁𝗼 𝗻𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗲… 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗣𝗮𝗹𝗺𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗮𝘃𝗲𝘀𝘀𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗹’𝗲𝗿𝗿𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗧𝗿𝗶𝗯𝘂𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗟𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗲 𝗱𝗶 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝗱𝘂𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗶 𝗯𝗶𝗺𝗯𝗶. 𝗜𝗻𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗥𝗲𝘁𝗲 “𝗼𝗺𝗲𝗿𝘁𝗼𝘀𝗼” 𝗲 “𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗲” 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗶 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝘀𝗶 𝗹𝗮𝗴𝗻𝗮 𝗥𝗮𝗱𝗶𝗰𝗶𝗼𝗻𝗶. 𝗦𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝟭𝟳 𝗴𝗶𝘂𝗴𝗻𝗼
“Sono stato io a denunciare tutto! Mi hanno dato dell’omertoso quando fu proprio la mia testimonianza a risultare importante per fare giustizia. Per me il benessere dei bambini è al centro di tutto!”.
A riparlare, ben 13 anni dopo i gravi fatti accaduti all’interno dell’asilo “Borgo amico” del rione Borgo, è l’allora nonché attuale Preside Fabio RADICIONI.
Il dirigente scolastico – sul cui operato, nonostante le convinzioni espresse anche ieri in Tribunale, rimangono grossi dubbi da parte dei genitori di due bimbi al centro dei metodi abusati per la correzione, praticati dall’allora insegnante Lorena PALMIERI – ieri è comparso in aula, ascoltato come parte civile.
Secondo il Preside, infatti, i giudizi espressi in Rete, attraverso commenti Facebook, da altri genitori del tempo, avrebbero diffamato il buon nome di RADICIONI e della scuola.
“A scuola, al Borgo, scoppiò il finimondo. E registrammo anche un calo di iscritti…”.
Da qui la richiesta di essere tutelato dalla Giustizia, attraverso l’avvocato Antonio OSIMANI – per le gravi e immotivate accuse, sostiene RADICIONI, mosse a danno del massimo rappresentante scolastico; senza mai, peraltro, RADICIONI appannato dal dubbio o almeno in tanti anni colto da incertezza per come le cose potrebbero essere effettivamente andate. Almeno secondo l’opinione pubblica accusante del tempo.
“Non ho Facebook ha spiegato il Preside al giudice Tiziana FANCELLO del Tribunale di Ancona – e quindi fu una insegnante a mostrarmi copia dei duri commenti contro di me. Parole gravissime da persone che nemmeno mi conoscevano!”.
In particolare un paio i commenti risultati non graditi da RADICIONI e meritevoli di essere penalizzati con la condanna per diffamazione e i riti conseguenti di parte civile, se del caso.
Nel primo post, pubblicato nell’immediatezza della condanna in primo grado della PALMIERI a 8 mesi, era possibile leggere: “Complimenti Preside, complimenti maestre; omertosi, vili e complici.
La ruota gira, l’anima e la coscienza sussurrano, urlano. Complimenti Preside, maestre e genitori omertosi, vili codardi”.
Un secondo commento, critico dell’operato ritenuto troppo blando di RADICIONI, fu il seguente: “Leggo e rimango allibita di fronte a quello che stai scrivendo: e mentre mi si stringe il cuore, provo tanta rabbia verso queste pseudo maestre i cui nomi, secondo me, dovrebbero essere resi noti. Ma soprattutto verso tutti coloro, Preside per primo, che non hanno denunciato ma permesso a questi bambini di sopportare tutto questo”.
L’atteggiamento assunto dal Preside nella vicenda, nonostante il tentativo di auto definirsi fondamentale per il ripristino della normalità, non risulta immune da critiche. Critiche facilmente esasperate fuori dalle righe ma certo alimentate dagli atti concreti messi in essere da RADICIONI.
Senza ora voler stare a rifare il processo a Lorena PALMIERI, conclusosi con tre gradi di giudizio, fino alla Cassazione, con la conferma della condanna a 8 mesi, rimane un fatto come nell’immediatezza degli avvenimenti denunciati da due diverse coppie di genitori, RADICIONI negò l’apertura di qualsiasi inchiesta scolastica.
Non un vero e proprio muro di gomma ma il tentativo diffuso di sminuire, non dar peso, smontare le accuse attribuendo l’atteggiamento a scuola dei ragazzini a qualsiasi possibilità, tranne che la reazione a dei soprusi subiti.
Oltretutto i genitori, all’epoca, non avevano ancora chiara la colpevolezza di quale insegnante piuttosto chi… e in effetti la cosa rischiò di arenarsi, insabbiata più che portata alla luce dall’attività di RADICIONI.
In realtà accadde che il Preside una inchiesta interna, effettivamente, la portò a compimento, individuando l’insegnante Lorena PALMIERI colpevole dei metodi di correzione e per questo trasferita dal Borgo Amico a Campocavallo. Solo che RADICIONI temeva lo “scandalo” e operò senza dare soddisfazione ai quattro genitori e senza far risapere a nessuno le ragioni della mobilità.
Tutto poteva finire nel nulla, dunque, come RADICIONI certo auspicava (da qui le accuse postume) se la stessa insegnante, contro il trasferimento, non si fosse appellata al Tribunale del Lavoro rendendo, di fatto, a conoscenza di tutti l’accaduto dei fatti.
Ovvero l’individuazione della possibile colpevole, la denuncia, tre gradi di giudizio, i commenti negativi. Ovvero il minimo che potesse accadere in un Paese libero che non opera nascondendo ma alla luce del sole. Specie se per motivi spregevoli quanti qualificanti come quelli che hanno meritato la condanna della PALMIERI. Condanna che non ci sarebbe però stata per RADICIONI, limitatosi al ruolo di testimone obbligato e non già di sottoscrittore della denuncia.
Questa la verità processuale scaturita nel tempo e non più modificabile. Verità che piuttosto che esaltare… adombra le reali intenzioni passate del Preside il quale, secondo noi, avrebbe meglio agito affidando la propria immagine all’oblio garantista del tempo, piuttosto che tirare in ballo persone di contorno, giustamente irritate per aver avuto bambini in quella stessa scuola e non aver saputo, dalla scuola, nulla.
Prossima udienza il 13 maggio per ascoltare gli autori del post. Sentenza attesa per il 17 giugno.