𝗟𝗮𝘁𝗶𝗻𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗮𝗴𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗼 𝗽𝗶𝘂𝘁𝘁𝗼𝘀𝘁𝗼 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝘂𝗼𝗶 𝘂𝗼𝗺𝗶𝗻𝗶, 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝗣𝗶𝗿𝗮𝗻𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘂𝗻 𝗮𝗰𝗰𝗼𝗿𝗱𝗼. 𝗘 𝗽𝗼𝗶: 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗶𝗻𝗾𝘂𝗲 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝗰𝗵𝗶 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗰𝗲 𝗦𝗶𝗻𝗱𝗮𝗰𝗼 𝗲 𝗶 𝗱𝘂𝗲 𝗔𝘀𝘀𝗲𝘀𝘀𝗼𝗿𝗶: 𝗦𝘂 𝗹𝗮 𝗧𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗼 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶? 𝗖’𝗲̀ 𝗽𝗼𝗶 𝗶𝗹 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗸𝗮𝗳𝗸𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗦𝗶𝗺𝗼𝗻𝗰𝗶𝗻𝗶, 𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗯𝗶𝘂𝗿𝗮𝗿𝗲 𝟯𝟬 𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗱𝗲𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗰𝗮, 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗲 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻 𝗽𝗶𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗹𝗲𝗻𝘁𝗶𝗰𝗰𝗵𝗶𝗲. 𝗜𝗹 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗼 𝘀𝘂𝗯𝗶𝘁𝗼, 𝗹𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲𝗱 𝗶𝗿𝗿𝗲𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲: 𝗲𝗰𝗰𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝗽𝗶𝗲𝗴𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗼𝘀𝗶𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗶𝗻𝗾𝘂𝗲 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝘃𝗶𝘀𝘀𝘂𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝘀𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲. 𝗦𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝘁𝗮𝗺𝗽𝗮 𝗹𝗮 𝘃𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮̀
di Sandro PANGRAZI
Ufficialmente la coalizione che, sulla carta, sosteneva Francesco PIRANI era quella originaria (data dall’espressione dei voti di Dino LATINI) a cui, in seguito all’apparentamento subito dal Presidente dell’Assemblea regionale, si sono aggiunti i pochi voti e le molte poltrone per Sandro ANTONELLI.
Un accordo a due di mutua assistenza, varrà la pena ribadire se davvero si è interessati a dare un senso a quanto accaduto da giugno a dicembre, siglato nel secondo turno tra PIRANI e ANTONELLI ma in realtà sottoscritto, negli intenti, fin dal primo giorno: chi dei due sarebbe andato al ballottaggio (evento matematico) avrebbe sostenuto l’altro. A danno della massa dei voti portati da LATINI.
Fin qui la storia di questi 10 mesi vissuti pericolosamente. E tornarci ancora sopra non modificherà nulla di quanto avvenuto, pur illuminanti per una riflessione seria e ponderata.
Per tornare al tema in oggetto, dunque, agli osimani è stata venduto il racconto di un LATINI, seppur mutilato della vittoria, pur sempre vincente. Vincente e in quanto tale rappresentato in quota Su la Testa.
Niente di più falso.
Il problema è che, ad oggi, LATINI ha informato gli osimani della esclusione di fatto dalla stanza dei bottoni, solo in politichese, accreditando di fatto, agli occhi e nella mente degli osimani, che il problema dei continui mal di pancia con PIRANI erano dovuti ad ingordigia di poltrone, ad amici da sistemare, ad un popolo, quello civico, rimasto a guardare, di fatto, fuori del Palazzo appena conquistato col 55% dei voti del primo turno e ben l’80% confermati al ballottaggio!
Per chi avesse difficoltà a comprendere è come avere, col 55% delle quote, un proprietario della vostra casa con quote maggioritarie o di ritrovarvi, con l’80%, solo in affitto nella vostra abitazione.
Da qui le rimostranze, più che giuste, di un LATINI cornuto e mazziato due volte: dall’accordo pre elettorale PIRANI&ANTONELLI (vedi il teorema di RIDIGOLETTO che ormai dovrebbe risultare a tutti noto) e dalla legge per l’elezione diretta del Sindaco, capace di regalare in primo posto, in fatto di seggi, a chi le elezioni al primo turno le aveva perse e straperse!
Fin qui l’obiettività della vicenda.
Ma da quando e per quali motivi della brutta pagina di politica locale (con eco che ha investito l’intera provincia, la regione, per giungere financo a Roma) diversi osimani hanno avuto e porteranno in memoria un ricordo diverso?
Qui le responsabilità “politichesi” di LATINI aumentano. Aver rifiutato ogni rappresentanza al tempo della distribuzione di poltrone, poltroncine sgabelli in tutti i Cda possibili (tranne Astea dove il discorso, per i vari veti incrociati, non è neanche iniziato e con l’Amministratore delegato Fabio MARCHETTI ancora là dove l’aveva insediato PUGNALONI) è sicuramente valso al fondatore del movimento civico la nomea di “Grande escluso”, appunto vincitore di tutte le battaglie ma non della guerra.
Grande escluso, morale e di fatto (da Asso, Osimo Servizi, Buttari, Padre Bambozzi e non sappiamo cos’altro), ma non emarginato da tutto.
Stefano SIMONCINI, a fine luglio Presidente del Consiglio comunale, non era infatti piovuto a gratis, pur in assenza di candidati alternativi. Tanto che per portare a casa il risultato sono servite diverse sedute, mille discorsi, centomila tra precisazioni e minacce; per ultima persino quella dell’ultima carneade fi turno Angela OLSARETTI a richiedere pubblicamente a SIMONCINI una indebita prova d’amore sotto forma di fedeltà assoluta al progetto… insomma la solita cambiale in bianco che a PIRANI piace tanto far formare… ad altri!
Ma fosse “solo” la vicenda SIMONCINI (all’epoca dei fatti ancora numero 2 di Su la Testa); in precedenza PIRANI aveva avuto modo di formare la propria Giunta attingendo in casa civica ben tre Assessori Latiniani su sette; Latiniani purtroppo solo di facciata.
Se su Monica BORDONI, vice Sindaco di PIRANI, a giugno c’era ancora l’assenso, secondo accordi, di Dino LATINI… sugli altri due prescelti – Matteo SABBATINI e Paolo STRAPPATO – il vecchio leader civico ha solo osservato la campagna acquisti di PIRANI, senza poter obiettare alcunchè.
Riepiloghiamo per maggiore chiarezza: a giugno Monica BORDONI in Giunta rientrava tra i nominativi condivisibili tra PIRANI e LATINI (forse l’unico aspetto in cui i due non hanno avuto motivi di distinguo) mentre STRAPPATO e SABBATINI non hanno mai raggiunto lo status di scelta condivisa ma piuttosto subita.
Solo che a giugno, far saltare il banco alla prima mossa, pareva azzardato pure nella psicopatica Osimo. Per cui LATINI ha dovuto abbassare il capo e mostrare buon viso a cattivo gioco, subendo di addebitare al movimento la propaganda di PIRANI: “Avete avuto tre Assessori su sette! Solo due ad ANTONELLI, uno a Fratelli di Italia e il settimo (Graziano PALAZZINI) per me. Che volete di più?”.
La risposta all’auto interrogativo PIRANI avrebbe dovuto riceverla già a fine agosto e comunque prima della comparsa sulla scena (11 settembre) del Regio decreto di “sciaboletta” Re Vittorio Emanuele III sottoscritto nel 1915.
La spaccatura con le ragioni di LATINI era ormai conclamata all’universo mondo e proprio in quel momento, come risposta alla trovata degna di Azzeccagarbugli, i tre personaggi, anzi i quattro, comprendendo pure SIMONCINI, avrebbero dovuto sentire, forti, le ragioni politiche e le ragioni umane e le ragioni di opportunità di fare un passo indietro.
Come poteva essere possibile (e soprattutto comprensibile agli osimani) un LATINI in disaccordo su tutto… pur essendo rappresentato in Giunta dal vice Sindaco, dall’Assessore al Bilancio e da quello all’Urbanistica… con tanto di fiocco rosso sulla poltrona del Presidente del Consiglio comunale?
OSIMO OGGI ha più volte denunciato l’anomalia (per tutti vale la vicenda Bordoniana eletta a furor di incomprensione di popolo, Lady 7.156.50 euro al mese) attendendo dai quattro un ritorno quieto all’ovile, senza attendere richieste.
Senza attendere richieste precise e per ognuno da LATINI in quanto è di tutta evidenza che i quattro sopra citati chi hanno rappresentato in Giunta e in Consiglio comunale… se non se stessi e i rispettivi conti correnti?
Vale la pena, a questo, quantificare il valore che ciascuno di questi personaggi, purtroppo di dubbio valore, riconosce a se stesso alla voce dignità personale. Insomma per quale cifra un qualsiasi osimano impegnato in politica, anche tra i meno in discussione ed insospettabile traditore, può vendere al Diavolo la propria anima?
Il conteggio è presto fatto: 13.041 euro a testa per i sei mesi di SIMONCINI, STRAPPATO e SABBATINI; un pò di più, noblesse oblige, per la solita BORDONI fermatasi per le dimissioni del Sindaco a quota 15.939 euro.
Per gli amanti dei numeri possiamo quantificare in 55.062 euro complessivi il prezzo del distacco dal movimento, prospettato da PIRANI ai quattro; adesione alla maggioranza che non c’era e che non poteva esserci pagato con l’azzeramento o quasi del club civico. Evento nefasto più volte annunciato in sorte alla propria creatura e vaticinato dallo stesso fondatore.
La domanda piuttosto è altra: perché LATINI ha consentito un pericoloso equivoco (sei in maggioranza o non ci sei, anzi non ci sei) pur non essendo di fatto rappresentato. Anzi con i quattro trasformati dall’oro in ulteriori problemi da risolvere?
All’interrogativo speriamo che LATINI, nel corso di un atteso appuntamento con la stampa previsto per sabato (evento rarissimo, inconsueto e da non perdere) sappia ben rispondere e fare luce su questo doppio-giochismo che oggi fa tutta la differenza tra l’aver accusato la crisi o l’averla subita.
In attesa di essere illuminati, proponiamo un’ultima riflessione: ma davvero è possibile passare su ogni cosa, compreso il mandato opposto degli elettori, per cifre mensili variabili tra i 2.173.50 e i 2.656.50 euro?
Vale così poco la propria anima?