𝗜𝗹 𝗗𝗽𝗿 𝗖𝗶𝗮𝗺𝗽𝗶, 𝗻𝗲𝗹 𝘃𝗶𝗲𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗶𝗻𝗻𝗮𝗹𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗯𝗮𝗻𝗱𝗶𝗲𝗿𝗲 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗲 (𝘀𝗮𝗹𝘃𝗼 𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗶 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗲̀ 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗿𝗼𝗴𝗮), 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝘁𝘁𝗼 𝘂𝘁𝗶𝗹𝗶𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗯𝗮𝗻𝗱𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲𝗱 𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗲𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗯𝗯𝗼𝗻𝗼 𝗴𝗮𝗿𝗿𝗶𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗶𝗲𝗴𝗮𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗮𝘀𝘁𝗮. 𝗔𝗱 𝗢𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗲, 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗴𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗹’𝗮𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗮𝗶 𝗽𝗲𝗻𝗻𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗮𝘁𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗴𝗹𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗲𝗺𝗼𝘁𝗼, 𝗲̀ 𝗼𝗯𝗯𝗹𝗶𝗴𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗰𝗲𝘀𝘁𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗲𝗹𝗲𝘃𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝘀𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗿𝗻𝗲 𝗶 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗶. 𝗗𝗮 𝗾𝘂𝗶 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗮, 𝗳𝘂𝗼𝗿𝗶𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲, 𝗱𝗶 𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗧𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗕𝗹𝘂 𝗮 𝟭𝟮 𝘀𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲, 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗶 𝗽𝗲𝗻𝗻𝗼𝗻𝗶… 𝗺𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗮𝘁𝗲! 𝗦𝗶 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶 𝘃𝗲𝘀𝘀𝗶𝗹𝗹𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗻𝗲𝗶 𝟭𝟬 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗹’𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗹’𝗲𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲̀ 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲
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Buon compleanno OSIMO OGGI! Soffiamo oggi sulle nostre prime 27 candeline!
Potrà sembrare ripetitivo ma davvero il futuro di OSIMO OGGI sembra legato al filo del buon cuore di quanti ci leggono e seguono con passione fin dal 4 settembre 1998.
Differenza fondamentale: all’epoca OSIMO OGGI aveva un piccolo prezzo di copertina (2.000 lire) da pagare in edicola… oggi le edicole hanno cambiato mestiere per dare spazio al tutto subito e gratis.
Tutto subito non abbiamo difficoltà a regalarlo, ogni giorno, agli osimani e ai nuovi lettori dei dintorni che la Rete ci assicura per fortuna… sul gratis vedete voi… ognuno con la proprie possibilità e desiderio di preservare ad Osimo una delle sempre più rare fonte libere informative in circolazione.
Fin quando sarà opportuno; fino a quando sarà possibile.
Grazie!
ATTENZIONE CARTA RINNOVATA!

𝗣𝘂𝗼𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗮 𝗮𝗹 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲𝗣𝗮𝘆 5333 1750 9752 6856 (𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗗𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗔𝗡𝗚𝗥𝗔𝗭𝗜)
𝗢𝗽𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗯𝗼𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗼 𝗯𝗮𝗻𝗰𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗜𝗯𝗮𝗻 𝗱𝗶 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗔𝗡𝗚𝗥𝗔𝗭𝗜 𝗜𝗧𝟳𝟵𝗝 𝟯𝟲𝟬𝟴 𝟭𝟬𝟱𝟭 𝟯𝟴𝟮𝟯 𝟯𝟴𝟬𝟵 𝟰𝟯𝟯𝟴 𝟭𝟮
𝗢𝗽𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗶𝗼 𝗣𝟮𝗣 (𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝗶𝘃𝗶) 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗥𝗲𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝟯𝟵𝟯.𝟯𝟯.𝟬𝟵.𝟯𝟲𝟲 – 𝗻𝗼𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗔𝗡𝗚𝗥𝗔𝗭𝗜 – 𝗮𝗹 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗲𝗹𝗲𝗻𝗰𝗼 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗪𝗵𝗮𝘁𝘀𝗮𝗽𝗽!
𝗢𝘃𝘃𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗲 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗚𝗥𝗔𝗧𝗜𝗦!
𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗲𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗿𝗲𝗮𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗮𝗿𝗲, chiedendolo in Redazione, 𝗰𝗼𝗽𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗻𝗼𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗮𝗽𝗽𝗲𝗻𝗮 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝗢𝗦𝗜𝗠𝗢 𝗢𝗚𝗚𝗜, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗹𝗮 𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮𝗿𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝘀𝗶𝘁𝗼.
INTANTO GRAZIE! 𝗩𝗲 𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲𝗺𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗶𝗹 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗶𝗱𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮̀ 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝘀𝗰𝗶𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗱𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮 virtuale 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗮𝘀𝗮.
Grazie!
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di Sandro PANGRAZI
La finestra terremotata e le bandiere – italiane e d’Europa – da rimuovere in quanto legate!
La brutta storia del vessillo Pro Pal (prima posizionato illegalmente e quindi rimosso, a tempo di record, mercoledì mattina, dopo l’intervento del Prefetto VALIANTE sulla GLORIO) ha messo a nudo tutta una vicenda osimana, legata al corretto utilizzo degli stendardi, nemmeno immaginata dal 99.99% degli osimani.

Partiamo dall’antefatto, pure questo non a conoscenza della totalità dei cittadini, di un paio di finestre o tre di Palazzo comunale, inagibili da tempo causa terremoto e per questo puntellate, al proprio interno, per evitare rischi maggiori.
Tra le finestre impraticabili, purtroppo, proprio quella centrale, al primo piano, che si spalanca su piazza del Comune ospitando ai lati due pennoni per il posizionamento della bandiera italiana e europea; così è possibile vedere.

Quindi bandiere – non essendo consigliabile l’utilizzo degli infissi – alloggiate ai pennoni attraverso l’accesso aereo esterno di un cestello elevatore (esattamente come accaduto mercoledì per la bandiera Palestinese) e relativi costi.
Non più un lavoro a costo zero, da affidare magari ad un dipendente comunale maneggione, pratico di alzabandiera, ma un lavoro vero e proprio e anche precisi doppi costi di intervento, sia per posizionare che rimuovere le bandiere.
Costi, oltretutto, neanche troppo piccoli; da riconoscere, in questo caso, all’impresa Air nolo di San Biagio, chiamata dalla Osimo servizi (che pure disporrebbe di attrezzatura simile) per la controversa apposizione del simbolo palestinese proibito.

Quanto costa ogni singolo intervento col cestello elevatore? Costo da moltiplicarsi per due per la rimozione delle bandiere ad evento concluso?
Anche ipotizzando un prezzo di favore o una sorta di abbonamento al servizio, è plausibile che ogni chiamata, comportante l’uscita del mezzo e il lavoro di almeno due operatori o forse persino tre, possa incidere da un minimo di 90 euro ad un massimo di 200, con il costo di 140 euro forse vicino alla realtà; non sappiamo se valevole per i soli diritti di chiamata o se comprensivo anche del lavoro degli operatori.
Per fare un conto della serva la bandiera “fuorilegge”, posizionata sugli elementi di arredo della facciata stile lenzuolo steso ad asciugare, avrebbe potuto pesare a bilancio per 280 euro. Ma temiamo inciderà di più.
In ogni caso, uscendo dalla Palestina e rimanendo in Italia e in Europa, le nostre bandiere non possono restare H24 legate come fossero a lutto o in castigo ma se esposto debbono, per legge, garrire, libere, al vento.

Debbono, inoltre, essere ammainate di notte (in caso di luogo non debitamente illuminato) e riposte in caso di esposizione a cattivo tempo.
Insomma un vero e proprio lavoro, come da protocollo del Presidente CIAMPI, che a finestrone praticabile può essere sbrigato in Comune… ma che diventa improponibile solo da supporre dovendo ogni volta ricorrere ai servigi del carrello elevatore.
Stessa cosa dicasi anche per il pennone della Torre civica, ugualmente inagibile da anni, anni e anni causa terremoto 2016 (o forse anche prima).
Allora che fare? Seppur a malincuore, l’unica opzione possibile è quella di ammainare il Tricolore e la bandiera europea in quanto legate non possono essere esposte, come invece accade, nella indifferenza di tutti (pure dell’attento Prefetto) da chissà da quanto tempo.
In attesa del restauro di Palazzo e Torre comunale e del ritorno alla normalità, quantomeno per la nostra bandiera e quella europea (quella Palestinese rimarrà tabù, al pari delle altre, in assenza di visite ufficiali, convegni internazionali, ecc.) suggeriamo il semplice rispetto della legge, così da non sbagliare ed essere di insegnamento positivo a quanti guardano, con soddisfazione e orgoglio, al proprio simbolo nazionale e continentale.

Le dieci giornate all’anno in cui i vessilli debbono (abbiamo detto debbono e non possono) essere inalberati sono: 7 gennaio (Festa del Tricolore), 11 febbraio (Patti Lateranensi), 25 aprile (Liberazione), 1° maggio (Festa del Lavoro), 9 maggio (Giornata d’Europa), 2 giugno (Festa della Repubblica), 28 settembre (Insurrezione popolare di Napoli), 4 ottobre (San Francesco Patrono di Italia), 24 ottobre (Giornata delle Nazioni unite) e 4 novembre (Festa dell’Unità nazionale).
Sopite le inutili polemiche per la Palestina, si spera quindi in un rapido ritorno, senza indugio, alle disposizioni nazionali.
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