𝗔𝗱 𝘂𝗻 𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗼𝘀𝗶𝗺𝗮𝗻𝗮, 𝗶𝗹 𝟰𝟮𝗲𝗻𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗿𝗱𝗮𝗳𝗿𝗶𝗰𝗮𝗻𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝘂𝘁𝗮 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗹𝗮𝗺𝗮𝗻𝗱𝗼𝘀𝗶 𝗶𝗻𝗻𝗼𝗰𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮. 𝗜𝗻 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗻𝘃𝗶𝗼 𝗮 𝗴𝗶𝘂𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼, 𝗘𝗹 𝗚𝗵𝗮𝗱𝗱𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗯𝗮𝗿𝗿𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼 𝗽𝗹𝘂𝗿𝗶𝗮𝗴𝗴𝗿𝗮𝘃𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗿𝘂𝗱𝗲𝗹𝘁𝗮̀, 𝗱𝗮𝗶 𝗳𝘂𝘁𝗶𝗹𝗶 𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗶, 𝗱𝗮𝗶 𝗺𝗮𝗹𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶, 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝗮𝗴𝗶𝘁𝗼 𝗱𝘂𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗹’𝗲𝘀𝗲𝗰𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗮𝗿𝗰𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝘂𝗰𝗰𝗶𝘀𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗲 𝗯𝗶𝗺𝗯𝗲 𝗺𝗶𝗻𝗼𝗿𝗲𝗻𝗻𝗶, 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗶. 𝗥𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗮 𝗹’𝗲𝗿𝗴𝗮𝘀𝘁𝗼𝗹𝗼.
Un banale litigio tra marito e moglie, come ne avvengono ogni giorno, tutti i giorni. Magari un pò più grave perché divampato in piena notte, davanti alle loro bimbe, di 8 e 5 anni, svegliate di soprassalto dalle urla della madre in fuga.
Poi, però, quel maledetto confronto, pare innescato per motivi di gelosia, è degenerato, senza volerlo. Ilaria nella confusione cade dalle scale e ruzzolando più volte avrà urtato qualche angolo o oggetto particolarmente doloroso ma… nulla di grave.
La lite si interrompe e la poveretta, dolorante, risale in casa con le proprie gambe; rincuora le bimbe e tutte e tre insieme vanno a letto nella cameretta delle bimbe, sotto gli occhi dell’uomo la cui ira era ormai sbollita.
Poche ore di dormiveglia, un paio al massimo e Tarik si alza presto al mattino per andare al lavoro. Riordina in casa le conseguenze della discussione appena passata e, non avvertendo rumori, lamenti o altro dalla cameretta delle tre donne, lascia in silenzio l’abitazione.
Sono circa le 7 del mattino. Tarik sa bene che Ilaria, a breve, sarà in piedi per portare le bimbe a scuola e all’asilo, a Padiglione. Amorevolmente non si preoccupa di svegliarla, forse per farle recuperare qualche minuto di sonno, visto il riposo notturno bruscamente interrotto. Ed esce di casa.
Al bar della frazione, come ogni giorno, Tarik attende l’arrivo di un collega per lo strappo fino in cantiere. Dal bar all’asilo appena 100-200 metri, ben visibili a vista. Arrivano a piedi i primi scolari, accompagnati da madri premurose; arrivano anche in auto e insomma, se ha osservato bene, non ha visto Ilaria consegnare Bayan ed Ines.
Un sesto senso scatta nella mente dell’uomo e senza neanche verificare a scuola, torna sui suoi passi, indietro, fino a casa. Di fretta infila la chiave nella toppa, vola sui gradini a due a due, mentre un silenzio premonitore sembra già avvolgere di assurdo la tragedia.
Sudando freddo apre la porta della camera delle figlie; stanza dove per orgoglio non aveva più messo piede dopo la caduta accidentale di Ilaria dalle scale fatiscenti.
Le bimbe, le sue figlie, quegli angioletti i cui occhi poche ore prima hanno certamente visto litigare papà e mamma, dormono ancora, serene, una accanto all’altra. E Ilaria? Il tempo di alzare lo sguardo e di rendersi conto che la donna non stava riposando recuperando le forze ma era ormai fredda ed immobile, cadavere!
Tarik si dispera, controlla istintivamente il polso, sussurra all’orecchio il nome dell’amata moglie. Le bimbe accennano a risvegliarsi ma Ilaria non risponde. Non può rispondere. E’ morta da almeno un paio d’ore o forse più, non appena messasi a letto. Di certo Tarik non può più fare nulla; nessuno potrà più aiutare Ilaria.
Questa la tesi che l’avvocato di fiducia dell’osiman-tunisino Tarik EL GHADDASSI, oggi 42 anni, proverà a dimostrare in Camera di consiglio il prossimo 20 settembre, dinanzi al Giudice dell’udienza preliminare Alberto PALLUCCHINI.
La prima difficoltà, per il maceratese Domenico BIASCO, da sempre legale di fiducia dell’indagato di omicidio, sarà proprio quella di credere nell’unica tesi difensiva possibile, paventata da sempre da Tarik e mai ritrattata: nessuna volontà di uccidere ma solo tragica fatalità, beffa della sorte, destino crudele.
Di parere diametralmente opposto la Procura oppone il Pubblico ministero Valentina D’AGOSTINO la quale opporrà una tesi, probabilmente più vicina a quanto accaduto quella maledetta notte tra il 10 e l’11 ottobre scorsi: secondo il teorema accusatorio, Tarik avrebbe picchiato reiteratamente Ilaria, direttamente nella stanza occupata dalle figlie e con le bambine presenti: e poi anche in altre zone dell’abitazione di via Montefanese.
Diverse le lesioni riportate dalla vittima: al cranio, al viso, alle braccia, alle gambe, alle mani. Ed ancora: tre costole rotte e il naso fratturato. Diverse le lesioni minori che l’autopsia ha fatto emergere: al cranio, al viso, alle braccia, alle gambe e alle mani, segno del disperato tentativo della donna di difendersi. Infine Ilaria ha anche riportato uno choc emorragico che non le ha lasciato scampo.
Un quadro di accusa, se confermato, che rischia di portare l’uomo dritto assai vicino all’ergastolo per omicidio volontario pluri aggravato da una serie di circostanze a carico: a cominciare dalla crudeltà lasciandola deliberatamente in agonia per ore fino a spirare. Ed ancora, Tarik dovrà fare i conti con le contestazioni aggravanti dei futili motivi, dei maltrattamenti precedenti l’evento, dell’aver commesso il fatto durante l’esecuzione di una pena (l’uomo si trovava infatti agli arresti domiciliari, libero di recarci esclusivamente al lavoro) e di aver ucciso Ilaria in presenza delle figlie minorenni.
Bayan ed Ines, affidate fin da subito ad una casa-famiglia e all’avvocato Arianna BENNI, nominata curatore speciale delle minori, si costituiranno parti civili, nell’eventuale processo a carico del padre, tutelate dall’avvocato Giulia MARINELLI.