𝗡𝗲𝗹𝗹’𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮̀ 𝗮𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗲𝗹𝗲𝗯𝗿𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝗮 𝗶𝗹 𝘀𝗮𝗻𝗴𝘂𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗦𝘁𝗮𝗹𝗶𝗻, 𝗹𝗮 𝗚𝗶𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗣𝗱 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼 𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗮𝗻𝗰𝗲𝗹𝗹𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗼𝗽𝗼𝗺𝗮𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗶𝗹 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗲 “𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗼𝘁𝗮” 𝗮 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗶𝘂’ 𝗶𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝘃𝗼 “𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗴𝗶𝗮𝗻𝗼”
𝘥𝘪 𝘚𝘵𝘦𝘭𝘪𝘰 𝘍𝘌𝘙𝘎𝘖𝘓𝘈
A Bologna niente patrioti, ma solo partigiani. Ce lo ha detto la Giunta di Matteo LEPORE, griffata Pd; e sinceramente, il giorno dopo, ci permettiamo di ringraziarli.
Qui è bene sottolineare quanto il titolo sia più provocatorio del contenuto. Non perché quest’ultimo non voglia ribadire l’assoluta distanza tra il concetto di “patriota” e quello di “partigiano” della cosiddetta Resistenza, sia ben chiaro. Ma perché ogni processo storico va indubbiamente contestualizzato.
Non farlo significa mettersi nelle stesse posizioni ridicole dell’antifascismo caprone e delle sue sparate non particolarmente acute né dotte.
Sotto questo profilo non è da escludere a priori che tra i partigiani ci fosse qualche illuso davvero convinto di combattere per una Patria, e non per un nemico alla quale si era offerta su un piatto ben poco onorevole una resa incondizionata poco precedentemente.
Le menti umane sono spesso semplici e non operano – soprattutto se “confuse” dagli eventi ad esse contemporanee – tutte le dovute distinzioni in ogni circostanza.
In tal senso, non è da vedere in modo completamente negativo l’unica cosa decente che abbia fatto Carlo Azeglio CIAMPI da Presidente della Repubblica, ovvero provare a “pacificare” i contendenti della guerra civile attribuendo ad entrambi una forma, pur differenziata, di amore per la Patria.
Ora però a Bologna si deve calare la scure e si deve affermare un concetto che è prioritario: chi scelse la Resistenza, di fatto ha offerto il Paese alla resa incondizionata e a un dramma psicologico di massa che scontiamo ancora oggi. Non poteva definirsi patriota allora – pur comprendendo il contesto, per l’appunto – figuriamoci se potrebbe mai farlo adesso!
La Bologna di Sinistra, che ammette esplicitamente di non annoverare tra le sue fila storiche i patrioti di questa Nazione, non può che essere ringraziata per questo atto di – pur involontaria – onestà.
Al netto di tutte le diatribe storiche del caso, sulla oggettiva occupazione alleata del Paese e quella molto opinabile di matrice tedesca, è evidente come da quell’8 settembre 1943 questa Nazione avrebbe perso per sempre la sua indipendenza, chiunque avesse prevalso in uno scontro tra alleati e tedeschi che non aveva molte alternative se non il successo dei primi sui secondi, in una fase in cui i giochi della guerra, ormai, erano fatti.
La Repubblica sociale italiana non fu uno Stato fantoccio ma uno Stato sicuramente subordinato, animato però – e questo va ricordato ogni giorno – da volontari il cui numero le brigate partigiane possono solo aver sognato… fino a una stramba primavera del 1945 in cui, d’improvviso e come per magia, crebbero di effettivi in modo esponenziale.
Un racconto che fu messo in evidenza da Giorgio Pisanò con straordinaria lucidità e chiarezza, smentendo la narrazione della Resistenza sia quale movimento di popolo che quale prodotto di un immaginario consenso maggioritario nel Paese.
La maggioranza degli italiani, invero, si trovava in una situazione ben più semplice di quella di dover scegliere tra fascismo e antifascismo, ovvero il desiderio sfrenato che il conflitto terminasse.
Di sicuro però, se si vuole parlare di Patria e di consenso, chi combatté per la RSI superò in termini volontari – e di molto – chi si aggregò alla cosiddetta “lotta per la libertà”.
La verità è che, al netto delle “contestuali comprensioni” che abbiamo sottolineato nella prima parte di questa riflessione, al patriota in quell’autunno del 1943 era rimasto molto poco.
Ma dovendo scegliere una strada che riprendesse quel poco che restava di una Nazione distrutta, difficilmente poteva virare in una rotta diversa dal rispetto della parola data.
Non certo il penoso voltagabbanismo badogliano, insomma.
Dunque grazie, cara Bologna di Sinistra, perché hai finalmente ammesso un fatto che mette le cose in chiaro: voi, di patriottico, non avete mai avuto niente. Giusto e sacrosanto che lo riconosciate.
𝒅𝒂 𝒊𝒍𝒑𝒓𝒊𝒎𝒂𝒕𝒐𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆.𝒊𝒕 𝒅𝒆𝒍 10 𝒎𝒂𝒓𝒛𝒐 2023