Televisioni e grandi giornali bucano volontariamente la notizia che vede il Paese essere ritornato agli stessi livelli di allarme dell’ultimo giorno di chiusura totale, anzi peggio: 57.728 casi in primavera e 61.669 in isolamento domiciliare ieri. Regge ancora solo il confronto con i soggetti ospedalizzati: 4.283 a fronte di 11.073
DIFFUSIONE VIRUS IN ITALIA DALL’ULTIMO GIORNO DI CHIUSURA AD OGGI
17 maggio | 57.278 isolamento domiciliare, 10.311 ricoverati, 762 terapia intensiva. |
8 ottobre | 61.669 isolamento domiciliare, 3.925 ricoverati, 358 terapia intensiva. |
RECORD ITALIANI TOCCATI DAL COVID
isolamento domiciliare | 83.652 il 29 aprile |
ricoverati | 29.010 il 4 aprile |
terapia intensiva | 4.068 il 3 aprile |
Seconda ondata, a che punto realmente siamo?
Riteniamo opportuno affidarci, come sempre, ai numeri della crisi pandemica che al solito, anzi più di sempre, hanno la capacità di fotografare e rendere percepibile la situazione anche ai meno attenti.
Ebbene, per capirci qualcosa, sarà opportuno tornare con la memoria al quadro sanitario andato in onda, in Italia, alla mezzanotte di domenica 17 maggio 2020, vale a dire al termine dei 79 giorni più lunghi del dopo Guerra, consegnati alla storia con il termine “chiusura del Paese”.
Questo il quadro sanitario, quanto al Covid 19, abbinato all’Italia all’inizio della cosiddetta fase 2: 57.278 persone in isolamento domiciliare, altre 10.311 soggetti ricoverati nelle varie strutture ospedaliere Covid e ulteriori 762 italiani purtroppo alle prese dirette col virus in terapia intensiva. Totale dei casi italiani al momento del via libera ad una graduale normalità: 68.351 alla data del 18 maggio.
Il quadro numerico attuale, giusto 144 giorni dopo (circa 5 mesi) è il seguente:
61.669 in isolamento domiciliare, 3.925 ricoverati e 358 in terapia intensiva per un totale di persone interessate pari a 65.952
Numeri alla mano il dato che balza con più evidenza all’occhio e che ne denuncia la situazione è il ritorno ad una sostanziale parità dei casi pre fase 2, 68.351 contro 65.952.
Anzi, a voler essere precisi, il numero dei positivi attualmente in isolamento domiciliare è addirittura superiore 61.669 contro 57.278 al dato del 17 maggio. Conforta il fatto che gli altri indicatori, legati più espressamente al trattamento ospedaliero del virus, risultano confortanti con 3.925 ricoverati contro 10.311, così come, a maggior ragione, i pazienti meno fortunati costretti in terapia intensiva, al momento 358 in tutta Italia contro i 762 registrati in primavera… segno che l’esperienza della prima fase emergenziale non è passata invano, insegnandoci a caro prezzo le misure personali di difesa dal virus.
Rileva infatti nel quadro preoccupante dei numeri – quadro chiamato ad intristirsi, ragionevolmente, inoltrandoci nel vicino inverno – come il numero dei morti resista su livelli pressochè invariati rispetto a maggio e soprattutto come i decessi, pur attecchendo il Covid in fasce di età giovanili e medio giovanili, non abbia la forza impietosa della fase uno.
Dei 35.900 decessi italiani registrati dallo scoppio della pandemia, solo 407 hanno riguardato persone sotto i 50 anni di età. E anche volendo allargarci sin quasi l’aspettativa di vita degli italiani, vale a dire tirando un filo allo scoccare dell’80° anni, scopriremmo come la mortalità nazionale sia pari a 14.633, giusto meno della metà complessiva.
Volendo estremizzare la situazione con dati spiccioli ma simbolici possiamo certificare l’Italia di nuovo alle prese col virus stile fase uno ma con molto meno ricadute sul fronte ospedaliero e soprattutto con decessi del tutto accettabili, sia limitatamente alla popolazione sino a 50 anni che volendo estendere il dato alla soglia delle 80 primavere.
Resta l’indispensabilità, in vista anche dell’arrivo dell’influenza che inevitabilmente spaventerà tutti con sfilze di false positività, di utilizzare la mascherina (anche all’aperto come prescrive l’autorità di Governo) e soprattutto mantenere più possibile una distanza fisica di sicurezza, a prova di micidiale starnuto… per fortuna, potremmo ribattezzarlo, questo sconosciuto!
Massimo Pietroselli