Vittima dell’impatto, a La Chiusa di Agugliano, un giovane ingegnere informatico
ALESSANDRO, 33 ANNI,
MORTE ASSURDA COME SUCCESSO A SCARPONI
TRAVOLTO IN MOTO DA UN AUTOCARRO
CHE IGNORA LA PRECEDENZA
Candelari, padre di una bimba di tre anni, martedì mattina stava andando al lavoro a Jesi
Una morte improvvisa, in sella alla sua amata moto, mentre stava recandosi al lavoro.
A perdere la vita sulla strada un giovane ingegnere informatico di 33 anni, Alessandro Candelari, giovane ingegnere informatico, padre di una piccola bimba di tre anni.
Una morte molto simile a quella avvenuta, meno di due mesi fa, al ciclista filottranese Michele Scarponi; un furgone a tagliare la strada ad un incrocio e – ad Agugliano come a Filottrano – l’appuntamento con la fine dei sogni e delle speranze di una vita tutta da assaporare.
Beffardamente, oltre alla modalità, anche l’orario – attorno alle 8.50 del mattino – e l’età delle vittime combaciano quasi alla perfezione. Di fatto Candelari, giunto all’incrocio tra la Provinciale 21 Sirolo-Senigallia e via Coppetella – in territorio La Chiusa di Agugliano – si è visto tagliare di netto la strada da un camioncino Iveco il quale, procedendo in senso contrario ha clamorosamente fatto inversione a 180 gradi, in direzione dell’impresa Edil Scavi dove il mezzo era diretto per lavoro.
Nonostante il pronto tentativo di frenata di Alessandro, capace di lasciare i pneumatici per circa cinque-sei metri, per il centauro osimano non c’è stato nulla da fare.
In un istante la vita di entrambi si spezza per sempre. Uscito illeso dall’impatto, anche il 40enne conducente campano alla guida del furgone, in preda a chock, realizza all’istante la grave imprudenza commessa.
L’uomo è il primo a prestare soccorso allo sfortunato ragazzo e il primo a rendersi conto che solo un miracolo avrebbe potuto strapparlo ad un destino che è subito sembrato scritto.
A terra, immobile, sotto un sole che aveva già iniziato a scaldare forte l’asfalto, Alessandro perdeva molto sangue, rantolante per l’impatto subito che, nonostante il casco, ha devastato gli organi interni.
L’ingegnere, dopo aver impattato pesantemente contro il musetto in manovra, è poi scivolato lungo la sponda destra dell’Iveco finendo rannicolato al centro della carreggiata.
A dare l’allarme per primi, l’auto di una squadra di tecnici della Provincia in servizio di monitoraggio stradale. Poi nel silenzio raggelante dell’impatto, squarciato dall’urlo delle sirene spiegate della Croce Verde di Jesi e dell’automedica del 118 a portare un minimo di speranza… mentre in alto, nel cielo, “Icaro 1”, l’eliambulanza volata da Torrette, era ormai pronta ad atterrare sulla Provinciale.
Purtroppo l’eliambulanza se ne andrà, così come venuta, senza neanche atterrare. Da terra, gli sforzi incessanti dei medici di strappare Alessandro ad una morte ingiusta, non hanno portato ad alcun tipo di reazione. Troppo il sangue perduto e la gravità del trauma riportato.
Anche il conducente dell’autocarro cede all’emozione circonda tutti i presenti; fin quando le braccia del poveretto smettono di agitarsi e si portano al capo che, d’un tratto, si fa pesante fino a far crollare il 40enne, distrutto, a terra.
Illeso fisicamente, l’uomo – della provincia di Caserta – non sa capacitarsi del fatto non abbia minimamente avvertito avvicinarsi la presenza sulla corsia opposta dell’altro mezzp.
Moto e camioncino erano infatti discretamente visibili a vicenda… forse una distrazione del campano, forse la velocità di entrambi nell’impegnare la strada, forse anche un riflesso possibile del sole sorgente (altro elemento che richiama la vicenda alla scomparsa di Scarponi con il conducente del furgone a spergiurare di essere stato accecato dalla luce) forse solo un pizzico di destino, combinato a qualche causa umana, a pretendere la propria parte.
“Non ho visto arrivare nessuno” – ha ripetuto sotto chock il responsabile a chiunque ha provato portargli conforto. “Non c’era nessuno dall’altra parte ed ho svoltato sicuro. Non avevo fretta… ero praticamente arrivato. Davanti a me era tutto libero… mamma che è successo!”.
Resta da valutare la velocità esatta dei due mezzi nel percorrere la Provinciale, pure in quel tratta controllata da colonnine fisse di rilievo velocità, mentre pure esso negativo p giunto in serata il responso dell’etilometro col classico “palloncino” a confermare come il conducente campano fosse, di prima mattina, sobrio.
Ciò non basterà ad evitare l’apertura, nei suoi confronti, di un procedimento per omicidio stradale colposo cui pare fin d’ora decisivo il referto affidato ai locali Vigili urbani.