Reso noto lo studio del matematico Isaac Ben Israel. Secondo lo studioso il virus, in ogni parte del mondo, completa la fase epidemica entro 10 settimane
Dieci settimane e il Covid19, così come si è manifestato, se ne va!
Ad evidenziare il numeretto magico di 70 giorni, necessari al virus per
esaurire la propria carica distruttiva, è uno studio israeliano. Secondo
gli scienziati di Tel Aviv, tra i dati che ogni giorno vengono diffusi
in tutto il mondo legati al Coronavirus, ce ne sarebbe uno che emerge
costante: appunto il numero 70, cifra che rappresenta la durata
complessiva di un ciclo epidemico di Covid 19.
Secondo il professor Isaac Ben Israel, analizzando i dati di tutti i
Paesi coinvolti dalla pandemia, è possibile trovare delle analogie
nell’andamento dell’epidemia.
In un’intervista rilasciata a Channel 12 il professore ha sottolineato
come il virus raggiunga il picco di contagio entro le prime 4/6
settimane, per poi cominciare una fase discendente che si concluderebbe
intorno all’ottava/nona settimana e quindi svilupparsi ed esaurire la
propria carica distruttiva nell’arco di circa 70 giorni.
Secondo lo studioso, dunque, la diffusione del SARS-CoV-2 si esaurirebbe
in 70 giorni e questo, molto importante, indipendentemente dalle misure
restrittive adottate dal singolo Paese per contrastarlo. In altri
termini l’agente patogeno sarebbe legato a una sorta di “ciclo
epidemico” che dopo i primi contagi, l’impennata della curva e il
raggiungimento del picco, tenderebbe ad azzerarsi in poco più di due
mesi, giusto dieci settimane.
«Esiste un modello prestabilito, i numeri parlano da soli» – ha
dichiarato il matematico, a sostegno della tesi, durante l’intervista
al canale televisivo Channel 12.
Il professore ha affermato che, dopo la scoperta del primo caso
confermato in Israele, l’incidenza dei casi è aumentata giorno dopo
giorno per circa un mese. «A partire dalla sesta settimana – ha aggiunto
Ben Israel – l’aumento del numero di pazienti si è ridotto, raggiungendo
un picco nella sesta settimana con 700 pazienti al giorno. Da quel
momento – ha proseguito – il virus è in calo e oggi in Israele ci sono
solo 300 nuovi pazienti. In due settimane, secondo i nostri calcoli, si
arriverà a zero e da maggio non ci saranno più nuovi pazienti».
Lo scienziato, per confermare la sua teoria, ha quindi citato l’esempio
dell’Italia, Paese capofila tra quanti hanno adottato per la popolazione
misure particolarmente rigide, evidenziando come contr’altare Paesi come
Taiwan e Singapore con restrizioni decisamente più morbide.
«Anche in questi Paesi, indipendentemente dal trattamento, si è
evidenziato un aumento dei casi fino alla quarta/sesta settimana e
subito dopo una diminuzione, fino a quando, durante l’ottava settimana,
il virus scompare» – ha sottolineato il matematico.
Nel caso di Israele, ha osservato ancora il professore, circa 140
persone muoiono normalmente ogni giorno, al di la del virus. Avere
chiuso gran parte dell’economia a causa di un virus che sta uccidendo
uno o due al giorno in più – ha accusato Ben Israel – è stato un errore
radicale che è costato inutilmente a Israele il 20% del Pil.
Il professore si è poi spinto più avanti. “In definitiva, ha bollato
come “isteria di massa” la politica di blocchi e chiusure ad oltranza.
Una semplice distanza – ha ribadito – sociale sarebbe stata sufficiente.
Se i blocchi istituiti in Israele e altrove non avessero causato un così
grande disastro economico, non ci sarebbe il problema. In ogni caso
meglio non chiudere l’intero Paese quando la maggior parte della
popolazione, consapevole dell’utilizzo delle precauzioni note, non è ad
alto rischio”.