I due uomini, 34 e 64 anni, preda di un’operazione congiunta di Polizia, Questura di Ancona e Macerata. Rinvenuti in un casolare di San Pietro, nel recanatese, dell’ecstasy e soprattutto chilate di marijuana e hashish. Scena muta degli arrestati di fronte al giudice che ha disposto per entrambi gli arresti domiciliari
Da Oreste a Cesare CAPOCASA, il nuovo Questore insediatosi ad Ancona da Ferrara non poteva sperare in un miglior benvenuto da parte degli uomini della Squadra mobile dorica.
In pochi giorni i poliziotti di Carlo PINTO sono risultati protagonisti, più volte, sulle pagine di cronaca nera, colpendo in particolare il settore perennemente in ascesa della droga.
In particolare ha fatto clamore la notizia dell’arresto di una coppia di spacciatori recanatesi, padre e figlio, in combutta familiare nel tentativo di piazzarsi quali referenti locali di un vero e proprio bazar di sostanze stupefacenti.
Del resto, in solitario, sia Alfredo (64 anni) che Martino GREGORONI (34), leopardiani di contrada San Pietro, avevano già dato prova di non essere particolarmente capaci, intercettati nel tempo, singolarmente, preda dei vari controlli.
Da qui, forse, l’idea che “due è meglio di one” e unire le forze tentando un salto di qualità.
Facile a dirsi; meno a tradurre gli intenti in pratica. Specie se dall’altra parte hai a che fare con dei professionisti dell’anti droga che hanno già fiutato la preda: addirittura due le Questure – quella di Ancona e quella di Macerata – che i traffici dei due GREGORONI hanno attirato nelle tranquille campagne recanatesi, lato Potenza Picena.
Il blitz congiunto delle due Squadre mobili confinanti è scattato per Halloween ed ha portato alla luce droga in quantità, nascosta nei luoghi più disparati del casolare nelle campagne di San Pietro; insomma tutto tranne che uno scherzetto.
Nella perquisizione al casolare, trasformato in rivendita dall’anziano pensionato e dal giovane disoccupato, gli agenti hanno portato allo scoperto tre chili di hashish, già suddivisi in panetti, esattamente 24. La stragrande maggioranza erano conservati all’interno di un frigorifero, regolarmente in funzione; un ultimo panetto, passando dal fresco al fuoco, era stato invece affidato all’incavo del camino.
Mostrando discreta fantasia, poi, padre e figlio avevano posizionato altra droga, stavolta marijuana per un altro chilo ulteriore, nascosta in cinque barattoli disseminati nella legnaia.
Ed ancora, per non farsi mancare l’assortimento, l’emporio di campagna poteva assicurare, per una decina di grammi, risposte positive anche alla clientela dedita all’ecstasy e alle droghe sintetiche.
Gli affari? Nella norma. A giudicare dai tre bilancini di precisione rinvenuti a corredo del sequestro (oltre a bustine, nastro adesivo, cutter e quant’altro occorrente per il confezionamentro al minuto) e dai 4.730 euro in contanti che hanno arricchito la perquisizione.
Babbo e figlio, secondo l’ipotesi degli inquirenti, piazzandosi su scala interprovinciale verso i mercati del Maceratese e dell’Anconetano, si erano posti al vertice di un gruppo crescente di pusher chiamati i rifornire, in particolare, la zona costiera tra Civitanova e Ancona.
Se i due GREGORONI volessero, in realtà, puntare più in alto, penetrando in uteriori zone di spaccio, già sotto il controllo di altre organizzazioni, per tentare il definito salto di qualità… non lo sapremo tanto presto. Su consiglio dei rispettivi avvocati, Jacopo ALLEGRI e Alfonso VALORI del foro di Macerata, i recanatesi hanno proferito scena muta davanti al Gip del Tribunale di Macerata, scegliendo entrambi la carta di volersi avvantaggiare della possibilità di non rispondere al giudice, evitando di concedere vantaggi.
Il magistrato, preso atto della linea difensiva, ha da prima convalidato il doppio arresto e infine disposto la scarcerazione di Alfredo e Martino GREGORONI, disponendo nei loro confronti gli arresti domiciliari.
In ordine alla errata foto di Martino GREGORONI, pubblicata
erroneamente, per poche ore, in prima battuta, ci scusiamo per il
disguido con l’interessato e con i lettori. La Redazione,
nell’individuare l’immagine, è purtroppo stata indotta all’errore dalla
contemporaneità dei personaggi ritratti.