Dura la vita del presenzialista, così si definisce Mauro Fortini. Sveglia alle 5. Consultazione immediata della pagina 104 di Televideo che elenca orari e luoghi degli appuntamenti istituzionali di giornata.
Partenza da Bracciano con il treno delle 7.32, arrivo a Roma alle 8.16. Da quel momento in avanti, la Caienna.
«Stamattina sò annato: a Montecitorio; a Palazzo Madama, bè dalla Camera e dal Senato ce passo ogni ora; dal ministro Giancarlo Padoan e alla Confcommercio, ahò, manco una telecamera ci ho trovato; poi ar Nazareno, sede del Pd; a San Lorenzo in Lucina, sede di Forza Italia; al Forum hotel dove alloggia Beppe Grillo quando scende nella Capitale, nun so se l’abbia scelto perché lì prima ce dormiva Mario Monti; a Palazzo Grazioli (casa di Silvio Berlusconi); a via Uffici del Vicario, sede dei gruppi parlamentari; un giretto ar Pantheon; ‘n’artro ar Tempio di Adriano, lì però ormai sò off limits, te fanno entrà solo con l’invito».
Ecco spiegato perché alle 15.30, provvisoriamente fermo in un bar, il nostro ingolli una bustina di zucchero dietro l’altra e acqua minerale a garganella.
«Me devo sostenè, me devo idratà» – e come mai il suo peso resti sotto i 65 chili.
La maratona quotidiana prosegue fino alle 21.22 quando gli riparte l’ultimo treno per Bracciano. Festivi e ferie mai.
Il presenzialista Fortini è quel tizio dal viso smunto che da anni fa capolino dietro gli intervistati nei telegiornali, con una penna appoggiata alle labbra.
«Eccola qua, s’è pure rotta, l’ho dovuta incerottà» – talvolta elevata all’altezza della fronte e poi di nuovo riportata alla bocca, in un ipnotico saliscendi che distrae il telespettatore, sottrae la scena al potentone di turno e manda in bestia i cameraman, costretti a stringere l’inquadratura nell’inutile tentativo di far scomparire l’intruso. Il destino ha voluto che dal 2010 gli intrusi diventassero due: a destra o a sinistra del politico, intento a declamare in 10 secondi netti la sua scipita sentenza quotidiana, compare anche Niki Giusino, chioma da Pel di carota, naso all’insù da Michael Jackson, «l’altra faccia della tv», ipse dixit.
Ma lì c’è poco da stringere perché sono 113 chili, roba che metà video se ne va tutta per lui.
Vediamo com’è nato, per partenogenesi il duplo mediatico.
Fortini, il maestro, è del 1960. Diploma di odontotecnico. Genitori defunti. Il padre Bruno, fabbro, aveva la bottega a San Lorenzo ma non forgiava solo inferriate: anche scenografie per la Rai. Quindi c’entra la predestinazione. La madre Nicolina, casalinga, ebbe cinque figli.
Giusino, l’allievo, è del 1995. Studi da grafico industriale interrotti al terzo anno per dedicarsi alle comparsate televisive. Il padre Mario, meccanico, lo fece battezzare direttamente Niki, anziché Nicola, sicuro che quello sarebbe stato il diminutivo che tutti avrebbero affibbiato all’ultimogenito e dunque tanto valeva imporglielo fin dalla nascita. La madre Sara, casalinga ha messo al mondo altri due figli.
Per Fortini la data della prima apparizione in video è il 16 dicembre 1998. Crolla un edificio in via di Vigna Jacobini, 27 morti.
Mosso da un inspiegabile impulso, il presenzialista si reca sul posto. Alle 20.30 la sua faccia irrompe in mondovisione nel Tg2. Giuseppe, il fratello di suo cognato che fa il gelataio a New York, lo vede e telefona dalla Grande Mela per complimentarsi.
«Capii d’aver trovato la mia strada nella vita».
Anche per Giusino galeotta fu la morte, in questo caso una sola, benché di rango: quella di Francesco Cossiga. Il 17 agosto 2010 passa dalle parti del Policlinico Gemelli, nota un groviglio di telecamere, decide di fermarsi e s’intrufola nella diretta del Tg3, alle spalle di Francesca Lagorio, la quale alla fine si congratula per l’atteggiamento rispettoso mantenuto durante l’incursione.
La coppia Fortini & Giusino ha dapprima ereditato e poi oscurato il ruolo un tempo ricoperto da Gabriele Paolini, il primo disturbatore televisivo, passato dai fogli di via alle disavventure giudiziarie per prostituzione minorile, detenzione di materiale pedopornografico, molestie, tentata estorsione, calunnia e diffamazione, fino al recente rinvio a giudizio per violenza sessuale aggravata e interruzione di pubblico servizio: aveva palpeggiato una cronista del Tg1.
(da “Il Giornale” del 2 agosto 2015)