Protagonista il marocchino che a Natale tentò una 20enne osimana ad un rapporto orale
EVADE DAGLI ARRESTI DOMICILIARI,
I CARABINIERI LO ARRESTANO DI NUOVO
MA PER LA MAGISTRATURA PUO’ RESTARE… DETENUTO IN CASA!
Lo stesso personaggio, cinque giorni dopo, aggredì l’amico di lei a colpi di machete!
La tentata violenza sessuale (una perentoria richiesta di rapporto orale) su una bella ragazza osimana di 20 anni, era già costata al focoso marocchino Tarik El Ghaddasi, 37 anni, sposato e residente al Padiglione, una condanna a 3 anni e 8 mesi di carcere, scontati sui cinque anni e mezzo previsti grazie al rito abbreviato.
Peccato che in questo strano Paese che è l’Italia in fatto di certezza della pena (?), la Giustizia abbia pensato male che anche trascorrere 44 mesi in casa, in compagnia della moglie, possa essere ritenuta, tutto sommato, una pena qualitativamente equa per una mancata fellatio.
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Tanto più equa, ha pensato tra se e se l’extracomunitario, se ogni tanto potrò uscire di casa a piacimento, certo di restare impunito.
L’uomo, salito agli onori della cronaca per un doppio episodio sotto lo scorso Natale – descritto e purtroppo apprezzato come un tipo tutt’altro che disponibile a rassegnarsi ad una vita entro i binari consentiti dal vivere civile – si rese protagonista della vicenda in auto con la bella osimana (corpo da atleta, rea di aver chiesto un passaggio in macchina alla persona meno affidabile) e soprattutto, cinque giorni dopo, dell’aggressione in casa, a colpi di machete in testa, ai danni di un ucraino residente in centro.
Colpa del poveretto: essere un amico dell’avvenente ventenne e averla convinta a denunciare l’episodio ai Carabinieri.
Una vendetta, dunque, quella del marocchino contro l’ucraino, che tenne sveglio l’intero quartiere di Santa Lucia tra le urla dell’uno e dell’altro. Un raptus improvviso, secondo la ricostruzione dell’avvocato difensore, che non gli valse però di evitare l’arresto e passare il Natale in gabbia. Gli unici giorni, in pratica, trascorsi in carcere da El Ghaddasi.
E dire che allora come adesso i Carabinieri si erano “raccomandati” in Procura disegnando per l’aggressore a colpi di machete, oltre che protagonista della violenza sulla ragazza osimana, un quadro decisamente a tinte fosche che non dovrebbe consentire null’altro che l’espiazione della condanna in cella.
Niente da fare. Come detto sopra, il classico buonismo all’italiana, specie nei confronti degli stranieri, prevede sempre di chiudere un occhio. Più spesso, tutti e due.
E così i 44 mesi di Tarik El Ghaddasi si sono trasformati in un ozio casalingo da cui il marocchino si era ingegnato ovviare tramite l’espediente di uscire e rientrare in casa grazie a soluzioni alternative alla porta.
Fino a ieri pomeriggio. All’ennesimo controllo dei Carabinieri il 37enne è stato finalmente colto in fallo, assente dall’abitazione che avrebbe dovuto custodirlo.
Gli uomini del maggiore Conforti (recentemente passato di grado a testimonianza di una serie di risultati ottenuti che Osimo sta confermando) non hanno fatto altro che attendere il rientro in casa “dell’evaso” piazzandosi non tanto sulla porta di ingresso quanto nei pressi dell’uscita e ingresso di fortuna utilizzati.
Si è trattato di attendere poco per bloccare il marocchino per l’ennesima volta, condurlo in caserma e contestargli un nuovo reato.
Ma la galera, in Italia, non c’è davvero verso di farla! Arrestato per essere evaso dalla misura cautelare attenuata del carcere in casa, Tarik El Ghaddasi anche stavolta non potrà lamentarsi e men che meno parlar male della Giustizia italiana.
All’Autorità giudiziaria preposta a valutare il caso (forse non sarebbe il caso che l’opinione pubblica conosca anche il nome e il cognome di questo “simpatico” giudice?) al reato di evasione dagli arresti domiciliari si risponde riportando il detenuto… agli arresti domiciliari! Almeno fino al procedimento per direttissima programmato a breve. Possibile? Possibile.
A provare a trasferire il marocchino verso una accogliente cella di Montacuto proveranno, per l’ennesima volta, i Carabinieri i quali, in ragione del comportamento altamente trasgressivo e reiterato dell’uomo – tentata violenza sessuale, l’episodio del machete e l’evasione – meriterebbe per la conclamata pericolosità sociale, un trattamento “tutto compreso” in carcere da parte italiana, anzichè il solo alloggio obbligato in casa… con tutte le tentazioni che questo comporta!
In attesa che in sede di giudizio qualcuno apra, meglio tardi che mai, le porte ad una pena detentiva vera… non resta che esclamare amaramente: poveri italiani!