Ad aprile lo studio dell’Istituto superiore della Sanità e dell’Agenzia italiana del farmaco aveva bocciato il protocollo… e a giugno l’ospedale lo aveva invitato a dimettersi. Da pochi giorni l’ex primario aveva ripreso l’attività da semplice operatore di base. Ieri pomeriggio il tragico gesto, in casa, senza lasciare spiegazioni
Misteriosamente suicidato il dottor Giuseppe DE DONNO? Il padre della terapia anti Covid, basata sull’utilizzo del sangue iper immune prelevato da quanti hanno superato il virus sviluppando anticorpi, è stato ritrovato impiccato in casa propria, nel Mantovano, nel tardo pomeriggio di ieri, all’età di 54 anni.
Apparentemente un suicidio come mille altri, anche se inusuale per un medico che tecnicamente poteva avere accesso a morti meno traumatiche; e quasi certamente tale etichetta, appunto il suicidio – come l’incidente aereo per MATTEI – resterà a chiudere la vicenda umana di un dottore di campagna capace di salvare da morte certa, nel pieno dello tsumani scatenatosi nella primavera scorsa, almeno 58 persone.
Nessun biglietto a spiegare le ragioni di un gesto così estremo, è stato ritrovato dai familiari a cui, ieri sera, è toccato fare la triste scoperta, contribuendo in tal modo ad aumentare i dubbi e le perplessità di un Paese intero.
Il dottor DE DONNO, tra l’altro, proprio di recente, fine giugno, era stato “invitato” a dimettersi dall’ospedale “Carlo POMA” di Mantova dove, da primario di Pneumologia, aveva portato avanti i propri esperimenti che gli sono valsi una repentina quanto effimera fama mondiale.
Anche in questo caso nessun allontamento, dopo che giusto ad aprile lo studio commissionato dall’istituto superiore di Sanità su 487 pazienti aveva certificato una differenza non significativa tra il protocollo DE DONNO e le terapie standard; nessun allontanamento ma anche nessun tentativo di farlo restare. E in definitiva una doppia mazzata professione nel breve volgere di pochi mesi.
Ufficialmente dimessosi dal “Carlo POMA”, lunedì 5 luglio il medico mantovano ha ricominciato la propria vita… da tre come come un qualsiasi medico di base, nel Comune di Porto Mantovano.
L’ex primario viveva a Curtatone insieme alla moglie e a due figlie a cui, nel tardo pomeriggio di ieri, è toccato la sorte tremenda di ritrovare il padre appeso ad una corda, senza un perchè.
Molti gli attestati di cordoglio, in particolare da parte di comuni cittadini, giunti in casa DE DONNO per la scomparsa repentina di un uomo che verrà comunque ricordato per aver salvato molte vite.
Insieme al collega Massimo FRANCHINI, primario al “POMA” di Immunoematologia trasfusionale, DE DONNO aveva iniziato a trattare col plasma cosiddetto iper immune – nella primavera del 2020, quando ancora il mondo non conosceva quasi nulla del Covid 19 – i pazienti che arrivavano stremati in ospedale.
In breve la pratica divenne, nella tempesta sanitaria di oltre un anno fa, l’unica arma contro il Corona virus. Unica arma, oltretutto, efficace anche nei casi più difficili, efficace rapidamente e soprattutto efficace a costo quasi zero, essendo basata sulla trasfusione di sangue già irrorato dalla presenza degli anticorpi, sviluppati da quanti hanno superato la malattia. Costo medio della terapia per salvare una vita umana? Attorno gli 80 euro!
In poco tempo il dottor Giuseppe DE DONNO divenne così il primario più conosciuto d’Italia, conteso da giornali, televisioni e social.
Non tutti, ovviamente, nel campo della medicina, nonostante i risultati prodotti, furono altrettanto convinti. Nacquero invidie e subito dopo le prime polemiche, prima accennate e subito dopo apertamente scatenate, mosse dagli addetti ai lavori; virologi di ogni tipo, medici specializzati, che gli italiani iniziarono da allora a frequentare quotidianamente al ritmo di informazioni H24.
Il dottor DE DONNO, però, tenne duro. Almeno inizialmente. Fino ad ottenere una sperimentazione in grado di avvalorare la bontà del metodo prescritto.
Alla fine, però, si era ad aprile di quest’anno, lo studio incrociato, nonostante i 58 pazienti guariti certificato e altre decine in cura in tutta Italia con lo stesso sistema basato sul sangue immunizzato prelevato dagli ex pazienti Covid, non diede gli effetti sperati. Almeno per la sanità ufficiale.
La Scienza aveva liquidato la cura come “non significativa” e da allora – era l’8 aprile di quest’anno – sul plasma iper immune calò praticamente il silenzio.
Non calò, invece, anzi si moltiplicò, la gratitudine dei 58 guariti, strappati a morte certa e di quanti, nonostante tutto, hanno continuato a credere nel protocollo DI DONNA quale ancora di salvezza nella tempesta scatenata dal Covid.
Per tutti riportiamo le parole del Primo cittadino di Curtatone Carlo BOTTANI, amico intimo del medico, che si è fatto interprete del sentimento di una intera comunità sotto shock. “Ho avuto il privilegio di trovarmi al suo fianco durante il lockdawn” – ha ricordato il Sindaco senza trattenere le lacrime.
“Posso sostenere che Giuseppe era una persona straordinaria avendo toccato con mano quanto si è speso per i suoi pazienti. La Storia lo ricorderà per il bene che ha fatto…”.