Ad un anno di distanza il commissario leghista, nel salutare le Marche, fa il punto su 30 mesi di lavoro. “Lascio migliaia di iscritti, centinaia di amministratori, decine di sedi, 4 Onorevoli e soprattutto le condizioni per fare ancora meglio”
di Sandro PANGRAZI
“Il mancato sostegno a Dino Latini alle elezioni dell’anno scorso? Non potevamo tradire il principio di sussidiarietà su cui si fonda la visione politica della Lega” – parola di Paolo Arrigoni.
L’ex commissario regionale, rintracciato in Senato a poche ore dal cambio di guardia impresso Salvini – con l’investitura dell’Onorevole di Umbertide (Perugia) Augusto Marchetti a nuovo responsabile – accetta di tracciare un bilancio sui trenta mesi di operato nella nostra regione.
“La Lega, fin dal suo sorgere – chiarisce Arrigoni – ha sempre privilegiato le istanze dei cittadini verso una maggiore autonomia tesa alla nascita del federalismo. A maggior ragione tutto questo non poteva non essere ribadito nelle Marche, terra per eccellenza di civismo e forte desiderio di attuazione di questi principi. A queste spinte dal basso si è così ispirata la mia visione politica, giù dalla fine del 2017, col recepimento dell’incarico, cercando di favorire le istanze di una base in formazione, per la prima volta attenzionata dalle nostre soluzioni”.
Pronunciata la parola magica, andiamo a vedere il significato intrinseco di un termine il cui rispetto filologico, pur in una città profondamente di Centro-Destra, ha purtroppo giovato in maniera decisiva alla riconferma del risultato utile al partito Democratico e suoi cespugli.
Dicesi “sussidarietà” il principio secondo il quale, se un Ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’Ente superiore non deve intervenire, limitandosi a sostenerne l’azione”.
“In effetti lascio una regione con diverse migliaia di iscritti (passati dai 500 del 2017 agi 2.400 del 21018 e ai circa 3.220 del 2019, NdR.), tre onorevoli, un senatore e centinaia di amministratori in tutte le cinque province; di più: molte sezioni aperte e operative nelle principali città e un soprattutto una voglia di partecipare e contribuire al bene comune della Lega come non è mai stato”.
Certo Senatore, tutto questo è innegabile. Darà atto di essere stato grandemente aiutato dal mutato sentire degli italiani – e quindi dei marchigiani – sulle proposte nazionali di Salvini.
“E’ innegabile che ha molto giovato il clima instauratosi dalle Politiche in poi, passando da percentuali di pura presenza ad un consenso a doppia cifra, crescente, fino all’exploit delle Europee dove il 34% nazionale e salito fino ad un gradimento record del 37.9%. Ciò testimonia la bontà del lavoro fatto localmente”.
Buon lavoro di organizzazione e struttura delle base ma a livello locale i risultati non possono essere paragonabili. Lo stesso giorno delle Europee si votava anche per molti Comuni… e senza la spinta trainante di Salvini…
“In tutti i Comuni dove è stato possibile trovare un accordo col Centro-Destra abbiamo cercato una convergenza, faccio gli esempi di Sarnano, Montalto o Montefiore, realtà minori ma non meno importanti. Altrove abbiamo avuto più difficoltà anche per la mancanza di referenti con cui raffrontarci. Prendiamo il caso di Osimo. Chi sono i referenti politici di Forza Italia e Fratelli d’Italia? Qualcuno li conosce?”.
Senatore, è notorio che in città i due partiti non sono rappresentati, fagocitati da sempre nell’elettorato trasversale delle Liste Civiche…
“Appunto. Se poi ad Osimo gli ideali della Lega producono una organizzazione capace di designare una propria linea e un candidato proprio… non potevo certamente essere io a negare tutto questo”.
Peccato che la cosiddetta “base” leghista rispondesse quasi unicamente al nome di Franca Magnalardo e tutto al più qualche iscritto cooptato da Ancona, spostato ad Osimo per fare morale e numero. Quanto al candidato Sindaco Alessandrini avrà notato che base e candidato provenivano, entrambi, una volta di più, dalle Liste civiche… Potesse tornare ad un anno fa rifarebbe l’errore di affidarsi a personaggi mossi – lo lasci dire a noi – più da sentimenti “anti Latini” che “pro Salvini?
“Spero che OSIMO OGGI non abbia interesse a farmi un processo per questo. Noi in buona fede abbiamo ritenuto utile combattere la battaglia elettorale, speranzosi di poter accedere ad un difficile ballottaggio, pur nella consapevolezza delle estrema diversità del voto Europeo e Comunale”.
Ci scusi Senatore ma onestamente l’analisi appare incompleta. Sapevate che nel 2014 il Pd aveva vinto solo grazie a brogli elettorali e ad una sentenza del Consiglio di Stato… riformatrice del giudizio del Tar?
“Certo conoscevamo la forza delle Liste civiche e non ci facevamo illusioni; ma anche oggi ritengo quella mossa, quella di correre da soli, come la miglior soluzione da prendersi”.
Come il tardivo appoggio al ballottaggio, giunto il giovedì pomeriggio, di fatto fuori tempo massimo. Gli osimani, in netta maggioranza, hanno compreso… ma ormai il danno era stato fatto. Insomma mancarono un centinaio di voti…
“Con le Liste Civiche, del resto, non c’era alcun accordo specifico. Ne di apparentamento, ne di sostegno eventuale. Tutto è maturato per gradi e nei suoi tempi… Così è andata e l’esito non è modificabile”.
Peccato perchè dal dolce sapore di una vittoria al primo turno, grazie a quella che gli osimani giudicavano come una accoppiata naturale, si è passati al bis di una cocente sconfitta un pò per tutti. Certo non forse per la Lega; ma per i cittadini che hanno votato Alessandrini il 26 maggio.
Senza contare le mancate ricadute positive che, a cascata, un chiaro successo nel Comune più importante della provincia più importante, avrebbe potuto produrre in chiave regionale.
“Fare diversamente avrebbe significato tradire la base militante cresciuta in questi anni ad Osimo e i circa 2.000 osimani che comunque ci hanno dato fiducia, sostenendo un progetto alternativo sia al Centro-Sinistra che alle Liste civiche”.
Quale in conclusione l’eredità politica che lascia ai marchigiani al termine di questi trenta mesi?
“Lascio una nuova e più preparata classe dirigente locale e un progetto ben avviato di confronto, in particolare con le altre forze del Centro-Destra, sui principali punti programmatici in vista delle Elezioni (ottobre/novembre o rinviate di un anno a maggio?, NdR.).
I marchigiani, nel periodo da me guidato, hanno dimostrato di interessarsi e di partecipare, sempre numerosi e con obiettivi concreti, oltre ogni aspettativa, alle principali kermesse a cui sono stati chiamati; sia nazionali che regionali.
Tutto questo è attestato, ma è solo un esempio recente, dalla presenza di ben 175 iscritti ai sei appuntamenti di Castelfidardo (una sorta di accademia leghista per formare nuovi quadri regionali) o all’entusiasmo con cui un altro centinaio di marchigiani, tra iscritti e non (tutti rientranti tra le personalità di vaglia del mondo economico produttivo regionale) hanno accettato il nostro invito a stendere per la Lega una prima bozza sui punti da realizzare in una prossima regione a guida leghista”.
Il futuro ora guarda alla sua Lombardia…
“Il lavoro a Roma non mi manca di certo figurando, oltre all’impegno in Senato e nelle commissioni, come Questore (una sorta di vigilanza sulla corretta applicazione delle norme che regolano i lavori a Palazzo Madama); oltre tutto questo mi ritrovo affidato ad un nuovo e delicato incarico di partito, capo dipartimento del settore Energia. Alle Marche e alla sua crescita, ci mancherebbe – conclude Arrigoni – continuerò a guardare con simpatia fin dal prossimo appuntamento elettorale, certi di aver lasciato segno”.