Decisiva la testimonianza dei vicini. Il protagonista, denunciato per illecito smaltimento di rifiuti, rischia ora di dover anche rifondere allo Stato le ingenti spese per le operazioni di soccorso
L’area interessata dell’intervento dei Vigili del Fuoco, vista dall’alto
Nessuna sigaretta o simile. Non è partito dal fossato che a San Paterniano costeggia via Badaloni… ma l’incendio, piuttosto, si è rapidamente propagato dall’area antistante l’abitazione di Francesco FORIA.
Queste le conclusioni dei Carabinieri Forestali di San Marcello, intervenuti sul posto lunedì pomeriggio insieme ai colleghi “repertatori” di Genga.
I reparti investigativi che hanno condotto le indagini sono così giunti a conclusione che il rogo, estesosi per un vasto appezzamento di oltre 10 ettari, tra il numero 3 di via Badaloni e il 13 di via Striscioni, non ha avuto origini naturali ma piuttosto è stato involontariamente innescato dall’uomo, incauto a liberarsi con il fuoco di alcuni residui vegetali, per lo più sfalci e sterpaglie.
Una operazione vietatissima da compiersi, specie in questo periodo dell’anno di piena estate, viste le conseguenze che potevano facilmente aggravare, come accaduto, un incendio divenuto rapidamente incontrollabile.
Alimentate dal caldo vento di scirocco, le lingue di fuoco hanno ben presto guadagnato la via dei campi, trovando facile alimentazione nelle stoppie di grano e in un vicino noceto, elementi che hanno costretto i Vigili del Fuoco del capo distaccamento Pierluigi PIRCHIO ad un super lavoro sotto il solleone.
Determinante, in senso positivo, anche l’intervento di un vicino di Francesco FORIA, conosciutissimo in città e padre del candidato regionale a 5 Stelle Sergio, il quale, visto l’impossibilità di tenere sotto controllo il rogo avanzante verso l’abitazione, è prontamente intervenuto con un trattore a scavare uno scasso nel terreno, simil trincea, rivelatosi funzionale per interrompere l’avanzamento delle fiamme.
Decisivo anche l’intervento di un elicottero dei Vigili del Fuoco, fatto convergere su San Paterniano per meglio disporre dell’incendio dall’alto, domando i roghi più importanti grazie ad un vicino laghetto agricolo a fare da rifornimento.
Insomma alla fine non si contano particolari danni materiali alle cose, grazie come sempre all’estenuante lavoro di ben tre squadre di pompieri, provenienti da Osimo e Ancona con ben dieci mezzi impiegati.
Fondamentale per ricostruire l’accaduto, oltre all’occhio esperto dei professionisti forestali, anche la collaborazione dei vicini di Francesco Foria, puntuali nel raccontare l’operato, giusto il giorno prima, di una persona notata nell’operazione di bruciare erbacce e residui vari, evidentemente mai spenti.
Il focolaio, in tal modo, è rimasto sopito sotto un cumulo di cenere, senza destare sospetti. Fin quando, raggiunte le radici resinose di un vicino pino, la brace ha trovato nuovo vigore attaccando l’albero e rapidamente tutto il resto, dando la falsa impressione di essersi propagate dal fossato.
Il protagonista, individuato con certezza dai Forestali, verrà denunciato in Procura per il reato di illecito smaltimento dei rifiuti e può sin d’ora dirsi fortunato visto che le fiamme, nel loro percorso, hanno interessato solo terreni agricoli atttualmente incolti e la ricordata macchia a noceto, non tutelata dalla legge. Evitata pertanto l’accusa, più grave, di incendio boschivo.
Cosa avrebbe dovuto fare il protagonista anzichè liberarsi con il fuoco dei propri rifiuti? Contattare Astea e convenire il ritiro e lo smaltimento dei residui, servizio ovviamente a pagamento.
La distruzione sul posto di prodotti agricoli, ricordiamo, è consentita esclusivamente agli addetti ai lavori e in determinati periodi dell’anno.
Tornando al rogo di San Paterniano possibile che il giudice penale, decretata la responsabilità per quanto colposa dell’incendio, possa rinviare il procedimento al Tribunale civile per la quantificazione e il risarcimento delle spese, impegnate dallo Stato per il lungo lavoro di spegnimento.
Massimo Pietroselli