La Corte ha ribadito l’esattezza delle condanne ad 8 mesi in primo e secondo grado, ribadendo la responsabilità in solido del Ministero dell’Istruzione per la copertura del danno subito dai due bambini. Si provvederà a parte, con rito civile, per la quantificazione del risarcimento. Chiesti dalle parti circa 100.000 euro a ragazzino
LA VICENDA
Lorena Palmieri, all’epoca dei fatti 53enne maestra d’asilo, osimana, finì sotto inchiesta per vicende inerenti la propria professione, esattamente al nido “Borgo amico” di Borgo San Giacomo, durante l’anno scolastico 2011-12.
L’accusa? Maltrattamenti su due maschietti di 3 e 4 anni di cui OSIMO OGGI.it diede notizia, al solito in esclusiva il 17 maggio 2017, cinque dopo il termine degli episodi, vale a dire ad apertura del processo.
I RACCONTI DEI GENITORI
“Quando mio figlio tornava a casa dall’asilo manifestava comportamenti strani. Se qualcuno, ad esempio, lo sgridava iniziava ad urlare e si graffiava in faccia! A volte faceva resistenza e giunti davanti all’asilo, riconosciuto il posto, non voleva entrare…”.
Queste le parole di una delle mamme, entrambe insospettite dal comportamento dei propri figli. Entrambe si confrontano con la Palmieri e poi con il dirigente scolastico Fabio Radicioni. Ma senza successo.
I FATTI E IL CONSIGLIO DEGLI ESPERTI
Sollevata la questione, sia la maestra che le colleghe de “Il Borgo amico” negano qualunque circostanza. Anche il dirigente Fabio Radicioni, ancora al suo posto come allora, ha sempre fermamente negato che i bimbi potessero aver subito qualsiasi forma di maltrattamento.
Informato da una mamma circa i sospetti delle due famiglie, il dirigente non ha mostrato di dare credito alle precise accuse – “racconti fantasiosi, non preoccupatevi”, diceva – salvo trasferire l’insegnante in altra struttura.
Secondo l’esperienza di chi segue abitualmente la tematica delle violenze in classe – in questo caso citiamo la relazione dell’osservatorio sulle relazioni educative e di cura “La via dei colori”, onlus di Genova – capita spesso che i Dirigenti scolastici italiani, davanti a possibili notizie di reato, anzichè procedere con una denuncia (come previsto dalla Legge), trasferiscano l’insegnante accusata… come se altrove gli stessi problemi non potessero che ripetersi e ripresentarsi. Spesso peggio che all’inizio. In ogni caso la Palmieri impugna il provvedimento di trasferimento dinanzi al tribunale del Lavoro.
Direttore dell’Instituto Comprensivo Fabio RADICIONI
L’AVVIO DELLE INDAGINI E L’ACCUSA
Sono alcune colleghe a confermare in camera caritatis, qualche mese dopo, favorite dal trasferimento della Palmieri a Castelfidardo, i maltrattamenti adottati dall’insegnante. I genitori dei due malcapitati maschietti vengono così a conoscenza dei sospetti circa quanto accadeva effettivamente al “Borgo amico” e curati legalmente dall’avvocato Fabrizio Naspi di Ancona muovono querela.
Il fascicolo d’inchiesta, aperto in tribunale nel giugno 2016, indica come capo di accusa maltrattamenti fisici e verbali messi in atto dalla Palmieri con insulti ai bambini tipo i seguenti improperi: “Sei matto!” o a scelta “Sei un delinquente”.
IL PROCESSO DI PRIMO GRADO
La prima udienza si svolge a marzo 2017 con la Palmieri assistita dall’avvocato Ennio Tommassoni. Durante le deposizioni racconta di come “col tempo era riuscita a mettere in fila i campanelli di allarme”.
Invece per il legale dell’insegnante la sottolineatura è tutta sul passato professionalmente candido della accusata e quindi dell’assenza di precedenti. tesi confermata in aula da alcune colleghe, testimoni di difesa.
LA CONDANNA
Ciò nonostante il 31 maggio 2018 la Palmieri viene condannata a otto mesi di reclusione, pena sospesa. Il reato? Derubricato dal giudice Alberto Pallucchini, firmatario della sentenza, da maltrattamenti al più clemente “abuso di mezzi di correzione”.
LA REAZIONE DEI GENITORI
“Condannata a 8 mesi, non farai neanche un giorno. Non importa. Io volevo solo sentire la parola “colpevole”. Colpevole di aver strattonato, sculacciato, sbattuto la testa sul tavolino, preso la corda intimando di legarli. Colpevole di aver chiamato “delinquenti” due bambini di 4 anni… voi e i vostri genitori che dovrebbero andare in galera – così scrive una delle due madri sulla propria pagina Facebook –
Queste colpe però sono anche delle altre maestre che non mi hanno mai detto nulla mentre sapevano tutto… e anzi dicevano che io ero matta!
E poi ci sei tu, il Preside (Radicioni, Ndr.) che per salvaguardare il buon nome della scuola, pur sapendo tutto hai fatto in modo di mettere tutto a tacere”.
Ovviamente dopo lo sfogo post sentenza di una delle madri, sono in molti a commentare condannando moralmente il comportamento di Radicioni.
LA DIFESA DEL PRESIDE
“Sono stato dato in pasto agli utenti di Facebook che hanno offeso la mia persona e questo ha dell’incredibile per diversi motivi – ha risposto il funzionario convocando la stampa cittadina presso lo studio dell’avvocato Osimani, dimenticando però di invitare anche OSIMO OGGI.it, la testata che aveva sollevato la vicenda, casualità? –
Innanzi tutto i genitori dei due bambini non sono mai venuti da me a rappresentare le loro preoccupazioni; eppure la mamma del bambino che poi ha cambiato scuola, nel post sostiene che io abbia voluto insabbiare tutto per salvaguardare il nome della scuola.
E’ stata un’altra mamma, esterna ai fatti, ad avvertirmi di quello che avveniva. Era la primavera del 2011. Mi sono subito attivato ed ho parlato con la collega di sezione dell’insegnante Palmieri. Non potevo accettare quello che stava succedendo.
Una volta a colloquio con lei ho notato l’agitazione fortissima. Mi diceva che era in difficoltà a gestire due bimbi vivaci fuori della norma.
In quella sede non dissi nulla, invitai tutti a collaborare. Poi mi chiamò dicendomi: “Mi dica che mi crede”.
Dovevo fare accertamenti ma già la mia iniziativa ha bloccato ogni sua altra reazione nei confronti dei bambini”.
Radicioni, poi, racconta del trasferimento e dice: “Sono convinto che il buon nome di una scuola si difende con la trasparenza. in pratica siamo stati attaccati nonostante abbiamo fatto emergere la verità”.
Tanto che il dirigente ha a lungo meditato di querelare a raffica per diffamazione.
MA PER I GENITORI RADICIONI SAPEVA E MENTIVA
Ben presto arriva la replica dei genitori, tramite il loro comune avvocato Naspi. Questi raccontano dell’incontro con Radicioni, avvenuto il 5 giugno 2012, incontro nel quale il dirigente negò qualunque violenza e anzi accusò sostanzialmente i genitori di “mettersi in testa cose strane”.
“Radicioni mentiva sapendo di mentire, in particolare, ai genitori del bambino vittima delle violenze; addirittura negando ogni accadimento e così pregiudicando loro di conoscere la verità e di conseguenza agire a difesa e tutela del figliolo abusato.
Infatti soltanto molto più tardi i genitori miei assistiti – scrive il legale Naspi – venivano a conoscenza dei maltrattamenti, scoperti a seguito della denuncia presentata in data 12 luglio 2013 dal Dirigente dell’ufficio scolastico regionale delle Marche (e quindi non certo da Radicioni, NdR.) con un ritardo di oltre un anno rispetto ai fatti!
Non è dato comprendere per quale oscura ragione Radicioni, una volta appresi e accertati i fatti, al termine dell’istruttoria interna avviata da egli stesso, non ha ritenuto di sporgere denuncia alla Procura nei confronti della Palmieri!”.
Chiaro che se Radicioni denuncerà per diffamazione (evento sembrerebbe non attuato, NdR.) i genitori risponderanno con una contro querela per calunnia.
LA DIFESA DELLA PALMIERI: IN 40 ANNI MAI NESSUNA CRITICA
Mentre genitori e Dirigente si contendono la verità a suon di botta e risposta, intervie ne la maestra condannata in primo grado.
Lorena Palmieri parla tramite il suo avvocato Ennio Tommassoni: “La mia cliente ricorrerà in Appello affinchè anche l’ipotesi di aver abusato dei mezzi di disciplina venga esclusa, come già quella di aver posto in essere maltrattamenti verso i fanciulli.
Palmieri svolge l’attività di maestra da 40 anni e nessuno ha mai mosso alcuna critica nei suoi confronti, sul suo ruolo di educatrice”.
A giustificare i comportamenti finiti sotto accusa una cosiddetta situazione venutasi a creare e definita dall’avvocato “ingestibile” per la presenza contemporanea di due bambini che sferravano calci, lanciavano bicchieri, posate e persino banchi verso i compagni di asilo, oltre a mettere in atto anche atti autolesionistici”.
LA SENTENZA DI APPELLO: CONDANNA CONFERMATA
E’ del 2 aprile 2019, invece, la conferma della prima sentenza, attraverso il pronunciamento della Corte di Appello del Tribunale di Ancona, che ha fatto proprio, per intero, il dispositivo di primo grado.
Di nuovo otto mesi alla Palmieri per gli abusi messi in atto sui bambini in fatto di correzione. Metodi che, come l’estate scorsa, richiamano alle proprie responsabilità anche l’istituzione “scuola” condannata, in solido con l’insegnante osimana”, al pagamento del risarcimento, tutto ancora quantificare, a favore delle due famiglie.
In pratica se rifondere i danni esistenziali cagionati dovesse risultare troppo oneroso per le possibilità economiche della Palmieri, a sostenere la somma mancante – sia il giudice di primo grado che quelli di Appello – hanno individuato il Miur (ministero dell’Istruzione) quale parte parimenti condannata.
Insomma se gli 8 mesi di carcere (pena sospesa) sono da attribuire alla responsabilità della Palmieri, il pagamento del danno biologico andrà ripartito anche attraverso la scuola, segno che l’operato di Radicioni, massimo rappresentante dei metodi scolastici individuati, non è risultato, effettivamente, esente di passaggi a vuoto.
Censurabile per non aver mai denunciato la vicenda in Procura (come il ruolo di pubblico ufficiale gli avrebbe invece largamente imposto) e per soltanto “spostato” il problema… da una scuola all’altra. Non sapremo mai se risolvendolo o meno. Penalmente parlando, invece, nonostante le prove accumulate e non utilizzate in sede processuale dai quattro genitori a carico del dottor Radicioni, il Preside è sempre e solo sfiorato dall’inchiesta, figurando alla fine come semplice testimone dei fatti, come da deposizione del 9 marzo 2017.
Resta ora da quantificare e suddividere la somma dovuta a titolo di risarcimento (richiesta lievitata vicino ai 100.000 euro) per i danni subiti dai due ragazzini al centro della vicenda Borgo. Tutto da vedere se la Palmieri sarà in grado di far fronte alla copertura economica o se a contribuire e in quale misura verrà chiamato il Ministero.
Con tutte le ulteriori conseguenze immaginabili di risarcimento a valere su stipendi e pensioni future.
LE TAPPE DELLA VICENDA GIUDIZIARIA
Fine 2011-Primavera 2012: Finestra di accadimento dei fatti
5 settembre 2012: Il Preside Radicioni comunica alla maestra Palmieri di essere stata ad altra scuola
8 maggio 2013: Il Preside Radicioni relaziona l’ufficio scolastico regionale
Autunno 2013: l’ufficio scolastico regionale comunica i fatti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona
Giugno 2016: apertura del fascicolo di inchiesta
Marzo 2017: inizio processo primo grado
17 maggio 2017: OSIMO OGGI.it, in esclusiva, racconta la vicenda per la prima volta
31 maggio 2018: condanna della Palmieri a 8 mesi (pena sospesa) con derubrica del reato da maltrattamenti ad abuso di metodi di correzione
8 giugno 2018: il Dirigente Radicioni si rivolge all’avvocato Osimani e in conferenza stampa (OSIMO OGGI.it non invitata!) risponde alle accuse apparse su Facebook
22 giugno 2018: i genitori replicano al resoconto dei fatti minacciando una seconda querela
2 aprile 2019: conferma della condanna da parte della Corte di Appello: 8 mesi all’insegnante e Miur responsabile, in solido con la Palmieri, per rispondere dei danni
estate 2019: coperte dalla Palmieri le spese legali a cui l’insegnante era stata, tra le altre misure, condannata. Negato il pagamento di provvisionali
23 gennaio 2020: la Corte di Cassazione con sentenza numero 4.798, pubblicata per le motivazioni il 5 febbraio 2020, conferma alla lettera le precedenti sentenze di I e II grado, rendendo la sentenza esecutiva
2021: inizio processo civile per quantificare il danno subito dai genitori dei bimbi danneggiati. Richiesta iniziale del 2017: 50.000 euro, cifra che verrà probabilmente raddoppiata in sede di udienza dibattimentale per ciascun bambino. In giudizio di nuovo la Palmieri e in subordine il Ministero dell’Istruzione, responsabile in solido.