La maestra torna al lavoro alla Sant’Agostino di Castelfidardo nel giorno della conferma in appello della pena!
Operativa a Castelfidardo, presso la scuola di infanzia “Sant’Agostino” al Cerreteno, la maestra osimana Lorena Palmieri.
L’insegnante, 61 anni, agli oneri della cronaca giudiziaria per la vicenda dei maltrattamenti al nido “Borgo Amico” nell’anno scolastico 2011-12 (reato derubricato nell’accusa di abuso metodi di correzione e costato comunque una condanna a 8 mesi alla maestra) avrebbe rimesso piede da qualche giorno a scuola.
Utilizziamo il condizionale in quanto il Dirigente scolastico fidardense, responsabile dell’Istituto Mazzini Vincenza D’Angelo, a precisa domanda sulla data esatta di reintegro sul luogo di lavoro comandata di recente dal Tribunale, ha preferito non confermare la notizia, ne smentire nulla.
Proviamo a fare qualche passo indietro per comprendere meglio il significato della notizia. Nel giugno 2018 la storia dei presunti maltrattamenti datati 2011-12, a danno di due bimbi osimani di circa quattro anni, giunge alla sbarra per concludersi rapidamente con la condanna a 8 mesi per l’imputata, pena sospesa, reato alleggerito e chiamata in causa del Ministero dell’Istruzione per rifondere, in solido con la Palmieri, i danni alle parti civili (le due famiglie) costituitesi in giudizio.
La notizia, di una certa gravità essendo per fortuna abbastanza rara alle nostre latitudini, inevitabilmente, non poteva non giungere, seppur a livello informale, fino all’istituzione “Scuola”.
L’organismo scolastico, preposto tra i propri compiti anche a vigilare sul buon nome degli insegnanti proposti all’utenza, avuto contezza della sentenza (31 maggio 2018) contesta formalmente alla Palmieri una sorta di sospensione dal lavoro non seguendo, però, correttamente l’iter disciplinare previsto in casi del genere a maggior tutela delle parti indagate.
In pratica il provvedimento, così come impostato dall’ordinamento scolastico, avrebbe limitato o addirittura formalmente impedito alla parte sotto accusa di mettere in atto la propria difesa.
Da qui il ricorso motivato della Palmieri alla sezione Lavoro del Tribunale per impugnare il provvedimento e riottenere la cattedra al Cerretano.
E in effetti, essendo il provvedimento di sospensione dal servizio lacunoso nella forma e nella sostanza, a marzo 2019 il Tribunale ha sentenziato il reintegro in pianta organica della Palmieri da subito.
Posto riottenuto, se le informazioni non confermate ma neanche non smentite dalla dottoressa Vincenza D’Angelo si confermeranno esatte, giusto una decina di giorni fa. Forse meno.
Purtroppo, per una strana coincidenza di date, la sentenza (civile) favorevole al lavoro emessa dall’apposita sezione si è “scontrata” con il secondo pronunciamento (penale) sentenziato martedì 2 aprile dalla Corte di Appello.
Verdetto che ha confermato, tale e quale, il giudizio di primo grado: condanna a 8 mesi, pena sospesa, reato depotenziato e chiamata in causa del Ministero dell’Istruzione per rifondere i danni alle parte civili.
E ora? Mentre la notizia chiaccherata del rientro a scuola di una insegnante condannata due volte ha già iniziato a circolare nella cittadina della Fisarmonica (con le prime proteste dei genitori direttamente interessati) si aprono a scuola i primi interrogativi sul cosa fare.
Detto che, con ogni probabilità, la maestra Palmieri intenderà appellarsi di nuovo, fino all’ultimo grado di Cassazione, sostenendo la propria innocenza; e ribadito che nei prossimi giorni le proteste, nonostante un anno scolastico per fortuna ormai agli sgoccioli, potrebbero salire di intensità fino a creare un caso vero e proprio, ecco la palla passare nuovamente nelle mani dell’Istituzione scuola.
Forte del recente errore formale commesso, gli organi di disciplina potrebbero chiamare a render conto alla Palmieri del proprio operato, alla luce di due pronunciamenti sfavorevoli in carta carbone, stavolta però rispettando la procedura.
Il risultato dovrebbe così riportare ad una nuova sospensione cautelare in attesa del pronunciamento definitivo della Cassazione o – se ricorrono le condizioni – con un accesso privilegiato, alla soglia dei 62 anni, della pensione.