MARCIA SU ROMA, QUANDO L’ADUNATA DEMOCRATICA SCATTA PIÙ
MANGIALARDI PER LA PRIMA VOLTA CONSAPEVOLE DI AVERE GIÀ PERSO

MARCIA SU ROMA, QUANDO L’ADUNATA DEMOCRATICA SCATTA PIÙ MANGIALARDI PER LA PRIMA VOLTA CONSAPEVOLE DI AVERE GIÀ PERSO

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A Macerata scomposta reazione del leaderino del Centro-Sinistra di fronte ai primi dubbi che si fanno certezza. Dieci giorni al voto e il Partito Democratico prova a buttarla in cagiara, sperando di disorientare i marchigiani e sovvertire un verdetto che pare già scritto


Alla vigilia di un evento storico per la nostra regione, ovvero il cambio di segno politico ufficializzato da tutti i sondaggi e da tutti gli esperti (specie di Sinistra) di cose politiche e cose marchigiane in genere, appaiono sempre più numerosi ed evidenti gli elementi che anticipano la svolta anche ai non addetti ai lavori.
Molti ricorderanno come uno degli elementi che a lungo ha trattenuto il Centro-Destra dall’ufficializzare la debole candidatura dell’On. Francesco ACQUAROLI a Presidente regionale, fu la partecipazione dello stesso alla famosa cena di partito, tenutasi ad Acquasanta Terme (Ascoli Piceno), in occasione del 97° anniversario della Marcia su Roma, prologo della rivoluzione fascista del 1922.
Partecipazione negata più volte dallo stesso ACQUAROLI, con argomentazioni risibili che hanno messo in luce la caratura medio bassa dell’aspirante ma ormai quasi vincente “governatore” marchigiano, incapace di confortare il proprio elettorato difendendo, anzichè negando anche l’evidenza, le proprie idee e credo politico.
OSIMO OGGI per primo (o in solitudine) lamentò un simile atteggiamento di ACQUAROLI – non rinnegare, non ricostituire – così distante dagli ideali storico, politico, filosofici e culturali che l’appuntamento con la tradizione, celebrato nell’Ascolano, rimandava.

28 ottobre 1922, la marcia su Roma non fa più scalpore

Ma non è questo che vorremmo tornare ad evidenziare, specie a poche ore dal voto, quanto sottolineare come anche questa vicenda, un tempo destinata a segnare non solo campagne elettorali ma anche carriere politiche, costuituisca oggi giorno un inequivocabile segno dei tempi.
Ancora pochissimi anni fa una simile accusa, oltretutto documentata con dovizia di particolari dalla stampa amica, avrebbe costuituito il volano per una “adunata democratica” capace di dare il la, a qualsiasi candidato antagonista, di fare appello a tutte le forze in campo per unirsi contro il debordare fascista.
Tutto questo, occorre prenderne atto per annotarlo nei libri di scuola, non funziona, non interessa, non scatta più. Scandagliare ora nella storia recente, alla ricerca dei numerosi perchè accade tutto questo è forse, considerato che l’atto politico alle urne deve ancora avvenire, ancora decisamente presto.
Limitiamoci a registrare e a prendere piacevolmente atto come il tema dell’anti fascismo militante, quale ultimo argomento per richiamare tutti al voto utile e in definitiva alle proprie responsabilità di elettore di Sinistra, non esiste più e appare destinato appartenere al libro dei brutti ricordi.
La conferma definitiva l’ha fornita in queste ore giusto il candidato del Centro-Sinistra Maurizio MANGIALARDI che ieri pomeriggio a Macerata (città simbolo della svolta a Destra dell’Italia 2018 con la doppia vicenda di Pamela e Traini) è sbottato improvvisamente così: “Vanno alle cene dei fascisti che rievocano la Marcia su Roma e dicono di essere passati per sbaglio…”.
Risultato? Calma piatta negli astanti e zero voti recuperati alla causa.
Non funzionando più la motivazione anti fascista, MANGIALARDI ci ha riprovato, un attimo dopo, arringando ancora senza esito la piccola folla. “Il Centro-Destra dice che dovremmo prendere esempio da Lombardia e Veneto. Bene, la Lombardia, la regione che ci ha appestato tutti, che ha fatto morire gente per strada, ha il 40% di sanità privata. il Veneto è al 27%. Di quale modello parlano? Di Vò?”.
Di fronte a simili attacchi senza senso, specie nell’accusare due regioni leader, di fronte ad una pandemia rimontante proprio da quelle aree, di aver “appestato” il resto di Italia… o di prendere le distanze da sanità di eccellenza a livello europeo in quanto ben rappresentate anche grazie all’apporto privato, significa ammettere chiaramente di aver smarrito la bussola, consapevoli di aver perso.


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