ONLUS “NIGERIANA” NEI GUAI PER EVASIONE
GARANTIVA OSPITALITÀ IN HOTEL A 4 STELLE
AD UNO DEI QUATTRO MACELLAI DI PAMELA!
In fuga verso la Svizzera, da 16 mesi “Isha boy” era ospite dell’Acsim. No alla richiesta di asilo
Quasi 500.000 euro di Iva non versata e oltre 3 milioni di ricavi (esattamente 3.219.413 euro nel quinquennio 2011-2016) su cui l’Acsim di Macerata (associazione centro servizi immigrati Marche presieduta dal nigeriano Daniel Amanze Chibunna) non si sarebbe presa il disturbo neanche di fare le annuali dichiarazioni!
Da questa onlus, specializzata nel trattare progetti di cooperazione internazionale con soggetti provenienti da Nigeria e Uganda, arriva il quarto arrestato del caso Pamela, ovvero “Isha Boy”, al secolo Lucky Awelima, 27 anni, sedicente profugo.
Da oltre 16 mesi viveva a Macerata, spesato e mantenuto dallo Stato Italiano, in qualità di richiedente asilo. Richiesta negata e appellata.
In realtà “Isha boy”, come centinaia di migliaia di africani, era sbarcato da un barcone nel porto di Augusta (Siracusa) il 6 ottobre 2016 e denunciato per immigrazione clandestina, come da prassi.
Come da prassi il 27enne aveva immediatamente presentato ricorso, al pari di tutti gli altri, ottenendo da subito la qualifica di richiedente asilo e quindi l’affidamento alla Acsim.
In realtà la Commissione preposta a vagliare la richiesta del nigeriano aveva già negato per “Isha boy” la qualifica di perseguitato politico… ma in Italia, ormai è risaputo da qualsiasi clandestino molto prima di imbarcarsi, basta un ricorso (in questo caso in Tribunale ad Ancona) e attendere tranquillamente l’esito, anni dopo.
Da qui, in automatico, il diritto ad alloggiare in un hotel a quattro stelle di Montecassiano, l’hotel Recina (struttura dove un soggiorno viene normalmente quotato dagli 85 euro per una matrimoniale standard ai 130 euro al giorno in caso di suite).
Materiali di pregio (illuminazione IGuzzini), eleganti suite, comode poltrone Frau, connessione ad internet, stanze con idromassaggio Teuco assicurate dall’hotel e poi cure mediche, mangiare gratis, oltre alla “paghetta” giornaliera.
Benefit largamente fuori portata per milioni di italiani, impossibilitati economicamente per se ma costretti a contribuire per garantire l’esperienza italiana alle cosiddette “risorse”.
E si perchè “Isha boy” non era certamente solo in hotel ma attorniato da altri profughi, almeno una trentina, ospiti dell’hotel Recina e occupanti gli ultimi due piani della struttura a quattro stelle di Montecassiano, ovvero un hotel con disponibilità fino a 56 camere.
Ovviamente, oltre al confort assicurato dalla struttura, i profughi hanno assicurato anche un ingresso riservato solo a loro, così da non entrare troppo in contatto con la clientela pagante del Recina.
Perchè l’hotel, contrariamente a quanto accade di solito, non era dismesso o in disuso come avviene, in genere, quando i proprietari decidono di raccogliere qualcosa, piuttosto che niente, aprendo le porte ai profughi.
Si legge su Tripadvisor che l’alloggio del “Recina” è definito “molto buono”, a tratti eccellente e tra i servizi offerti, oltre al wifi gratis in camera, c’è anche la piscina, il servizio in camera e il bar lounge. A conferma della piena attività e della convivenza con la clientela del “Recina”, assicurata ai profughi da un accesso secondario.
Tutto questo, però, nonostante 14 mesi di ospitalità in Italia, non è servito a “Isha boy” ad accelerare il processo di integrazione con una cultura diversa; talmente diversa dal non concepire l’uccisione di una povera ragazza 18enne e l’orrore di smembrarne il corpo con coltelli e mannaie da far invidia ad un macellaio.
Poi la fuga da Macerata. L’arrivo a Cremona dove “Isha boy” ha prelevato la moglie da un altro centro di accoglienza per dirigersi a Milano dove venerdì mattina la coppia è stata rintracciata dai Carabinieri, in stazione, intenta a salire sul primo treno diretto in Svizzera.
Immediato il fermo di polizia e il ritorno a Macerata per rispondere dell’omicidio volontario di Pamela Mastropietro, oltre al vilipendio, distruzione e soppressione del cadavere.