IL PROFESSOR MAZZINI SI PROFESSA INNOCENTE
MA SI DIMETTE DALL’ORDINE E NON MOSTRA LA LAUREA
Successo di pubblico senza precedenti per la notizia, cliccata in 48 ore da oltre 62.000 lettori unici!
Falso ingegnere, la notizia a 48 ore di distanza, continua a bruciare in rete decine di migliaia di contatti, mantenendo altissimo l’interesse dei lettori come non mai.
Il dato di OSIMO OGGI con oltre 60.000 utenti unici, dato più che raddoppiato rispetto alla ex miglior notizia (quella del caso Papa a Passatempo della primavera scorsa), lascia davvero pensare.
E dire che il professor di Fisica Leonardo Mazzini, nella sua lunga carriera di insegnante, non ha mai avuto a che fare con Osimo, ne alcun riferimento – professionale o privato – lo ha accostato, in 35 anni, alla città dei Senza Testa.
Nonostante l’assoluta mancanza di legami – vicenda legate all’indagine a parte – i lettori di OSIMO OGGI hanno reagito allo scalpore della vicenda premiando la testata con un record di ingressi, i dati dicono da tutta Italia, difficilmente migliorabile in futuro.
A parte l’enormità del caso (e le conseguenze determinate da una intera vita professionale su migliaia di studenti), la curiosità più grande maturata in queste ore nell’opinione pubblica appare legata ai Carabinieri di Camerano.
PERCHÉ LE INDAGINI PARTONO DA CAMERANO?
Quale legame unisce Poggio San Vicino (località di nascita del professore) o Jesi e Fabriano (città dove Mazzini ha lungamente insegnato fino alla pensione) alla stazione Carabinieri sul Cònero?
L’interrogativo è legittimo e merita una risposta più approfondita di quanto, a caldo, non sia stato potuto fare; in effetti la domanda – che ci azzecca Camerano? – è stata anche la prima che la Redazione si è posta.
La risposta è semplice. A Camerano opera un Comandante di Stazione, il Maresciallo maggiore Massimo Paoloni che, a differenza di tanti altri personaggi a cui la stessa voce era giunta all’orecchio negli anni precedenti – si sottolinea anni precedenti – non si è limitato a prenderne atto e archiviare alla voce “impossibile”, “non ci credo”, “troppo grave per essere vero”.
Incoraggiato dal Maggiore Raffaele Conforti a vederci chiaro e fatto tesoro dei preziosi consigli che il Comandante la Compagnia osimana ha saputo instillare nel sottufficiale, il maresciallo Paoloni non ha mollato la presa neanche di fronte ai primi immaginabili “risolini” di sottofondo degli ambienti scolastici e universitari in primis.
Insomma il professor Mazzini ha avuto la sfortuna di imbattersi, proprio nel momento della meritata pensione, in investigatori abituati a non abbandonare e a perseguire ogni pista pur di trovare la falla con cui dimostrare – trasformando le ipotesi in capi di accusa – la bontà dell’inchiesta.
Tutto questo, ancora per qualche giorno, costituisce un preciso vanto per la città, tornata da qualche anno ai livelli di sicurezza anni ‘70 che facevano di Osimo e delle Marche autentiche oasi… realtà ormai presenti solo nel ricordo.
Dicevamo, appunto, ancora qualche giorno in quanto lunedì prossimo, dopo sette anni osimani, il Capitano Conforti, nel frattempo promosso a Maggiore, verrà assegnato al comando della Compagnia Carabinieri di Forlì; con Osimo affidata alle cure del Maggiore Luigi Ciccarelli, 52 anni, già alla guida del comando provinciale di Potenza.
Dunque per Mazzini, dopo tanta fortuna durata una vita (in troppi hanno girato le spalle o chiuso occhi), il contraccolpo di tanta sfortuna accumulata e messa insieme proprio a carriera conclusa quando ormai, a ben vedere, conoscere la verità poteva servire, ai fini pratici, a poco o nulla.
AUTENTICATA IN COMUNE LA…
FOTOCOPIA DELLA LAUREA
Un secondo aspetto non sufficientemente chiarito dal primo articolo riguarda poi la presentazione, ai vari Enti, del documento fantasma della laurea mai conseguita da Mazzini.
Va ribadita la circostanza che vuole l’intero inganno reggere sul fatto che un “funzionario incaricato” dal Comune di Poggio San Vicino – 242 abitanti e un numero maggiore di capre, insomma un posto dove è umanamente impossibile, anche volendo, non sapere tutto di tutti, con tutti i rischi del caso – si sia prestato ad autenticare non l’atto originale (mai rilasciato dall’Università di Ancona) ma una semplice fotocopia di un falso, certificato per vero da un impiegato da definire, a scelta di chi legge, compiacente o distratto o addirittura in buona fede, appunto, conoscendo la lunga frequentazione universitaria del Mazzini ad Ancona, dal 1971 al 1983, senza immaginare che in tutto questi anni il compaesano aveva raggiunto, non la laurea ma solo il quarto anno di studio.
In ogni caso per il funzionario, ammesso sia ancora in vita, il reato è ampiamente prescritto. E buona notte.
E così quel documento falso, attestato per vero, ha iniziato a fare strada. Lo hanno preso per buono al Provveditorato agli studi, retto all’epoca da Giovanni Rotunno; e non l’hanno minimamente messo in discussione gli istituti Marconi di Jesi e Vanvitelli di Fabriano che hanno ospitato l’intera carriera pubblica di Leonardo Mazzini, prof ma non troppo.
Anche alla Protezione civile, buon ultima, quando ormai Mazzini si accingeva ad andare in pensione, quel pezzo di carta autenticato è parso più che buono – ci mancherebbe – essendo stato utilizzato da Mazzini per una intera vita, senza problemi. Aggiungendo così in extremis, al gravo danno di una vita da insegnante senza titolo anche il “brivido” di ingegnere, chiamato a sottoscrivere delicate perizie di stabilità nei vari Comuni terremotati del cratere maceratese ed ascolano.
Un brivido durato poco, qualche mese, forse meno, in quanto a rompere le uova nel paniere, quando ormai non era più attesa, è sopraggiunta il fine inchiesta del Maresciallo Paoloni, protrattosi tra difficoltà immaginabili per oltre un anno; indagine a cui Mazzini ha risposto, da prima, dimettendosi senza motivazioni, già sul finire del 2017, dall’Ordine Provinciale (di Macerata) degli Ingegneri (dimissioni accolte il 22 gennaio 2018) e poi – stavolta dietro precisa domanda dell’Autorità giudiziaria di Ancona – negando ogni addebito e confermando, a precisa domanda, di essere in regolare possesso di diploma di Laurea conseguita il 22 giugno 1983 in ingegneria civile. Peccato che Mazzini, a precisa richiesta, non abbia mai ottemperato presentando in visione l’ormai introvabile documento originale, accettando con ciò il proseguo delle indagini giunto all’inevitabile conclusione dell’indagine preliminare con l’accusa di aver esercitato abusivamente una professione, reato consumato in forma continuativa, per la quale è necessaria una speciale abilitazione da parte dello Stato.
UN SOLO PRECEDENTE
Nella sua lunga carriera da insegnante di Fisica, oltre che nell’attività parallela di ingegnere civile, esperto in progettazioni e collaudi, Mazzini non hai mai subito contestazioni particolari. Insomma o il prof, per riscattare un pò se stesso, non ha mai bocciato nessuno o se lo ho fatto lo studente era pienamente meritevole di essere insufficiente.
Una sola macchia, grave quanto strana, datata 2009, minaccia un percorso altrimenti da insegnante ideale. Il 19 marzo di 9 anni fa il professore venne arrestato, direttamente in Questura, a Macerata, dove il professore si era recati per denunciare lo strano “modo di fare” da parte dei Carabinieri di Apiro nei suoi confronti. Insomma sempre i Carabinieri nel suo destino.
Era capitato che Mazzini, all’epoca 58 anni, nel rientrare a casa, in quel di Poggio San Vicino, aveva notato una pattuglia di Carabinieri ad attenderlo sottocasa.
Tanto bastò per far andare su tutte le furie Mazzini che si fece prendere dalla situazione dando in escandescenze fino a estrarre d dosso una pistola con tanto colpo di canna!
I Carabinieri preferirono evitare una sparatoria in strada allontanandosi dal 5 di via Cerqueto mentre il professore si recava a Macerata, in Questura, a denunciare l’episodio.
Per tutta risposta il non ancora sedicente professore di Fisica, finì con l’essere arrestato per l’accaduto – minaccia aggravata e porto abusivo di arma – dagli stessi poliziotti cui aveva chiesto di raccogliere le informazioni sull’accaduto!
Sta di fatto che l’uomo venne rimesso in libertà a tempo di record, appena a fine mattinata, allorquando il Pubblico ministero di turno, letta l’informativa redatta in Questura, decise di rimettere il professor in libertà, giudicando insussistente la fragranza di reato, decisione giunta attraverso un decreto motivato di liberazione.
“L’arresto non è stato convalidato – dichiarò l’avvocato difensore Luca Forte nel fornire alla stampa la propria visione di quanto successo.
Di quella lontana vicenda non si seppe più nulla. Gli sviluppi dell’indagine investigativa portarono ad un castello di accuse non sorretto da alcuna prova. E quindi il caso archiviato.
Il motivo di quelle parole e soprattutto di quell’arma effettivamente rinvenuta, col colpo in canna, in casa del perito industriale, nonchè esperto in progettazioni e collaudi?
Nessuno. Ad innervosire il laureato fantasma fu sufficiente il fatto di aver visto quella pattuglia attardarsi davanti la propria casa…
Si legge siul commento della foto “squarcio”…sarà uno “scorcio”? Per il resto, io l’ho avuto come supplente: grezzo, cafone ignorante non in grado di insegnare manco i rudimenti della fisica delle scuole superiori, capace solo di bestemmiare e insultare in classe. Poi di concorsi per alcuni insegnamenti tecnici, all’epoca, per i laureati in materie tecniche, non si facevano… mi sembra… iniziavi come supplente e via.