Breve sosta privata, stamani, del Presidente del Consiglio regionale Dino Latini davanti la stele che, unica nelle Marche, ricorda il sacrificio di 300.000 italiani. L’oblio delle istituzioni, a targa Pd, persino nella città sede del Trattato!
E per l’ottavo anno consecutivo (su otto tentativi) il Sindaco di Osimo Simone PUGNALONI è riuscito a “dimenticare” la giornata del Ricordo, istituita nel 2004 per commemorare le vittime istriano e dalmate delle foibe.
Certo nessun osimano, da un Sindaco targato Pd, avrebbe preteso, come capitava con le prime Amministrazioni civiche targate LATINI, un corteo con tanto di banda e corona di alloro da depositare al Monumento dedicato agli esuli presso largo Trieste.. ma almeno una presenza, una preghiera e un fiore si.
Perchè, caro PUGNALONI, al di la del Pd e dei delicati equilibri a Sinistra che devi quotidianamente gestire con i tuoi mini cespugli alleati, sarebbe opportuno ricordare, se non proprio la ricorrenza, almeno due aspetti particolari ed esclusivamente osimani: la città ospita, appunto a Largo Trieste, l’unico monumento che in tutta la regione onora e ricorda il sacrificio post bellico di quasi 300.000 italiani; non bastasse questo dovresti sapere (non ricordare non essendo ancora nato) che il 10 novembre 1975 la città ospitò l’ultimo trattato di pace della II Guerra mondiale, rendendo ahimè definitive le frontiere fra l’Italia e l’allora Jugoslavia.
Non foss’altro per questi due particolari legami, nonchè per le numerose decine di sfollati dalmati che Osimo ospitò al meglio in quegli anni (con molte famiglie che restarono a vivere e lavorare e distinguersi in città), il primo cittadino della nostra comunità avrebbe dovuto fare e farci fare, a tutti, migliore figura.
Prendiamo atto del contrario, dell’esatto contrario, capitato non per caso otto volte su otto. A rimediare, come testimonia la foto, la breve sosta commemorativa che stamani, il Presidente del Consiglio regionale Dino LATINI ha voluto riservare alla stele ricordo.
Una visita in solitario, in extremis, probabilmente rubando spazio a qualche impegno istituzionale, che comunque, in qualche modo rimedia al vuoto cosmico, anche a parole, scelto da PUGNALONI.
Unico neo: un fiore, anche una semplice rosa, ricordo e simbolo del sangue di troppi Italiani, non sarebbe guastata.