In archivio l’ennesima edizione fotocopia di sempre più insipide feste patronali
SCARPONI, ASSESSORE OMBRA ALLA CULTURA:
“SAN GIUSEPPE, COME TI SMONTO 70 ANNI TUTTI UGUALI”
“Occorre ripensare alla base i festeggiamenti e modellarli ai gusti del nuovo secolo”
Finalmente in archivio la “solita” festa di San Giuseppe, da quasi 70 anni sempre uguale a se stessa! Inevitabilmente sempre meno interessante, al limite della noia. Urge, a nostro avviso, azzerare il clichè che ripete su carta carbone lo stesso canovaccio ideato nel Dopo guerra e pensare a qualcosa in linea con la Osimo 2.0
Ne abbiamo parlato con l’Assessore alla Cultura “ombra” di Su la Testa Antonio Scarponi, promotore ante litteram dell’intero progetto legato alla valorizzazione delle grotte, nonchè apprezzato suggeritore del trasloco, dal Comune a Teatro, della cerimonia di conferimento delle civiche benemerenze.
“Prendendo in prestito il motto di Gino Bartali – attacca Scarponi – direi che ci vuol poco a giungere alla conclusione che per San Giuseppe è davvero tutto sbagliato e soprattutto tutto da rifare. In pratica da quando sono nato (purtroppo non l’altro ieri)per arrivare all’altra sera non ricordo un solo anno in cui le Fieretta di San Giuseppe abbia proposto qualcosa di veramente innovativo, per non dire alternativo.
Sempre la stessa sostanziale brutta roba! Anzi direi che negli ultimi anni, se possibile, il livello si è ulteriormente abbassato. Per fortuna, poi, che da qualche anno la tombola in piazza è scomparsa dal calendario e che anche i “fuochi”, quando per solidarietà con Amatrice quando per pioggia, siano finiti ugualmente di fatto depennati…”.
C’è dunque poco da salvare e da proporre agli osimani di oggi?
“Direi che parlano i fatti. Osimo, per fortuna, è sempre molto vicina, oggi come ieri, al proprio Patrono e questo, in qualche modo, contribuisce, quasi da solo, a mantenere sempre viva e sentita la ricorrenza per San Giuseppe.
Ciò detto occorrerebbe davvero ripensare da cima a fondo una tre giorni di festa che, sostanzialmente, è nata ai tempi della tv in bianco e nero, con la gente che andava al cinema vivendo il film come uno dei divertimenti più sentiti, si muoveva a piedi, in bicicletta o qualche rara auto e dove tutto, rispetto ad oggi, aveva il gusto casareccio del sano e genuino. Accontentare quel pubblico senza pretese era sin troppo facile; impensabile proporre come vincente, quattro generazioni dopo, la stessa ricetta”.
Come interverresti in maniera concreta?
“Mah! Mi viene in mente il primo esempio, quello della corsa ciclistica. Se negli anni ‘50 organizzare una corsa ciclistica, visti i tempi, risultava essere una soluzione vincente in quanto gradita al popolo (addirittura – aggiungiamo NdR. – pur facendo correre praticamente chiunque) oggi non solo non è più così ma addirittura si trasforma in qualcosa di altamente contro producente.
Chiudere il centro storico per ore e ore, di fatto, in entrata e in uscita, proprio nei momenti centrali della festa, significa impedire a centinaia e centinaia di persone di accedere a San Giuseppe!
Oltretutto la passione del popolo verso il ciclismo è molto scemata e l’interesse concreto di far arrivare il “Lamonica” in via Cinque Torri credo abbia, oggi come oggi, un numero ridotto, a livello record, di estimatori.
Con tutto ciò non voglio negare la corsa agli amanti della bici; abbiamo la fortuna, ad Osimo, di vantare una frazione come Campocavallo, da sempre protagonista del settore. Bene si imposti il trofeo su quelle strade evitando di prendere in ostaggio il centro storico fino alle sei del pomeriggio.
Oppure si scelga un’altra data, immediatamente prima o dopo il 18 settembre, in modo da non costituire un “tappo” all’afflusso proprio nella giornata clou”.
Ok, via la corsa e poi?
“E basta con le civiche benemerenze! Ormai tutti gli osimani sono stati premiati! Chi da vivo e chi da morto; addirittura quest’anno c’è stata la bella idea di riconoscere un premio bis alla memoria a chi l’aveva meritatamente ricevuto in vita! Per trovare altri cittadini meritevoli – spiega Scarponi – è opinione comune che l’Amministrazione comunale, la prossima volta, sarà costretta ad inaugurare la strada dei tre volte benemeriti…”.
Quindi?
“Quindi basta con gli attestati a pioggia che sanno tanto, più che di civico riconoscimento di un merito, di uno assicurazione sul voto futuro. Al loro posto introdurrei un premio alla osimanità che esalti colui o coloro che effettivamente hanno prodotto beni tangibili, visibili anche all’occhio dell’osimano meno attento o acculturato. Ma un solo premiato l’anno. E non è detto che tutti gli anni Osimo possa produrre un cittadino da indicare ad esempio. Insomma introdurrei un concetto, in tema di merito, esatto e contrario all’attuale”.
Ottima idea. E’ un pò che se ne parla. Vedremo se la nuova Amministrazione sarà capace, festività di San Giuseppe riformate o meno, di introdurla sul serio. Cambiamo obiettivo, parliamo delle bancarelle?
“E’ proprio obbligatorio? Io stenderei un velo pietoso almeno sugli ultimi 30 anni, per non dire delle ultime edizioni, l’altro ieri compresa. Qui davvero c’è da azzerare tutto. Per prima cosa se davvero si vuole puntare ancora, per il secolo in corso, sul veicolo mercatino questo deve essere qualificato e soprattutto organizzato da una macchina comunale (beninteso che abbia idea valide in testa) e non abbandonato a se stesso o – male che va – alla libera iniziativa del primo ambulante che bussa ad Osimo.
La strada imboccata dalla vicina Jesi, ovviamente adattata ai tempi, potrebbe costituire un esempio interessante da seguire. Traduco in modo che non si possa dire avevo capito… un’altra cosa. La fieretta di San Giuseppe, ad esempio, potrebbe essere anticipata o posticipata, rispetto al 18 settembre, in modo da esaltare sia il giorno di festa che i tre di fiera. Ma farei in modo di far venire ad Osimo, anche offrendo appetibili spazi a costo zero, sottolineo zero, il meglio del mercato itinerante presente in Italia. Credo che il nostro Paese, da questo punto di vista, possa offrire solo l’imbarazzo della scelta. Basterebbe, appunto, scegliere il settore su cui puntare e specializzarsi in questo; o anche l’esatto contrario, ogni edizione diversificata per contenuto.
Abbiamo anche la fortuna di un impianto di risalita che, sfruttato per davvero, consente di isolare il centro storico dalle auto… così da utilizzare alla bisogna l’intero spazio entro le mura. L’idea non piace? Troppo ingombrante? Pronta l’alternativa, che ci vuole? Basta voler fare le cose seriamente e dedicare un pò di impegno e professinalità. Ad Osimo, da decenni, ogni frazione o quartiere si è attrezzata con la propria sagra, più o meno grande, valida, ecc. Bene, basterebbe sostituire i tre giorni di fiera con altrettanti di sagre… tutte concentrate entro le mura, con degustazioni e assaggi, tempo permettendo, all’aperto. Attenzione: non cibo da strada (peraltro ottimo) ma gustato al tavolo. Oggi, con i sistemi di rilevamento della situazione meteo, è possibile sapere con un buon anticipo che tempo farà fra dieci giorni e regolarsi di conseguenza.
Ma aggiungo. Settembre inoltrato resta un periodo di fine estate troppo a rischio di piogge e basse temperature? No problem. Anticipiamo i tre giorni di festa civili di un mese esatto, dal 18 settembre al 18 agosto che tra l’altro cadrebbero perfettamente nel bel mezzo dell’estate e con l’opportunità di coinvolgere “preziosi” turisti.
Risultato? Il 18, 19 e 20 agosto i sapori di Osimo in tavola grazie alle sagre osimane riunite con cucina e tavoli all’aperto distribuiti per il corso, in piazza, al Duomo, a Piazza Nuova, a piazza Dante e in tutte le piazzette più caratteristiche della città; il mese dopo 18, 19 e 20 settembre tutta la ricca parte religiosa, il premio da inventare (Boccolino d’oro potrebbe essere una base su cui lavorare) e a chiudere uno spettacolo di qualità come quest’anno poteva essere Lillo e Greg.
Ora però basta con le buone idee… a gratis! Il 2019 è ormai molto vicino… direi di lasciare il resto del programma come piacevole sorpresa”.