SOLO IL VIRUS MANDA IN CORTO CIRCUITO LA BUROCRAZIA
SCARCERATI GUIDO E GUERINO CASAMONICA ALL’INSAPUTA DEI PM!

SOLO IL VIRUS MANDA IN CORTO CIRCUITO LA BUROCRAZIA SCARCERATI GUIDO E GUERINO CASAMONICA ALL’INSAPUTA DEI PM!

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Ai domiciliari delinquenti di “spiccata capacità criminale”… ma per il Tribunale di Roma la legge è stata rispettata


Evviva la cosiddetta giustizia reale, socia in affari con l’impunità per legge!
L’ennesima dimostrazione di un Governo in tilt è datata 10 maggio, giusto il mese scorso, con le ennesime scarcerazioni eccellenti: Guido e Guerino Casamonica, rispediti a casa non insieme allo scandaloso esercito di 376 liberazioni frutto dell’accordo Stato-Mafia di primavera ma in virtù di un sotto accordo da farsi valere, in questo caso, sfruttando le mille maglie larghe dell’inefficienza burocratica.

Guido CASAMONICA, 60 anni, scarcerato circa un mese fa

I due delinquenti, ai vertici della struttura criminale familiare di discendenza zingara rom, hanno fatto ritorno alle rispettive, fortificatissime, ville bunker di Roma grazie ad un autentico corto circuito burocratico innescato in tutte le Procure dal virus!
In pratica i rispettivi avvocati dei due boss, rispettivamente di 71 e 60 anni, hanno atteso e ricevuto l’imbeccata giusta per presentare istanza di scarcerazione, perfezionata per entrambi, in pratica, senza che i Pubblici ministeri ne abbiano mai saputo nulla!!!
Secondo una strana procedura di legge, disciplinata dall’articolo 299, in uso in questo strano Paese, il Tribunale, dopo aver aver ricevuto le richieste di scarcerazione, è tenuto a trasmetterle in Procura per chiederne il parere. Non vincolante. Ma comunque con obbligo di richiesta.
Detto più chiaramente: il Tribunale ha l’obbligo di sentire il parere della Procura il cui giudizio non è comunque vincolante.

Dunque, secondo il riportato 299 del codice di procedura penale, il Giudice – di cui cercheremo scoprire l’identità – “prima di provvedere in ordine alla revoca o alla sostituzione delle misure coercitive e interdittive, deve sentire il Pubblico ministero”. Sia nel caso di richiesta degli avvocati difensori o intervenendo di ufficio.
Ciò sbrigato che cosa succede? Se nei due giorni successivi alla richiesta di parere, il Pubblico ministero non esprime alcun giudizio, il giudice procede senza altri impedimenti accettando o rigettando la richiesta.
Cosa è successo a Roma nei confronti dei due zingari boss? Semplicissimo. Si è materializzata, per effetto della furbizia tutta italica abbinata alla burocrazia un inedito combinato-disposto come segue: i Pubblici ministeri Luciani e Musarò – causa chiusura di fatto degli uffici, nel periodo primaverile, vedi virus – non hanno mai ricevuto, sulla propria scrivania, la richiesta di parere emessa puntualmente del Tribunale.
Nulla avendo ricevuto… altrettanta è la stata la risposta al Tribunale che, tempo 48 ore, con la mancata risposta dei Pm, ha avuto tutti gli strumenti di legge per decidere in autonomia. Ovvero verso la scarcerazione chiesta dagli avvocati per entrambi i detenuti!!!

Guerino CASAMONICA, 71 anni, anche lui a casa… all’insaputa del Pubblico Ministero

A fil di legge non fa una piega se… davvero fosse possibile credere alla “innocenza” del collegio della VII sezione del Tribunale di Roma che, in tempo di pandemia, non ha neanche lontanamente sospettato qualche anomalia particolare dettata dalla presenza del Covid… ma ha agito rispettando pedissequamente i tempi dell’iter… come se nessun virus e nessun lockdown stesse interessando il pianeta Terra!
Risultato dei risultati? Quando la notizia della scarcerazione dei due Casamonica ha iniziato a circolare negli ambienti di piazzale Clodio, entrambi i pregiudicati avevano già fatto ritorno nei rispettivi “bunker”, mentre dell’informativa originaria richiesta… le tracce risultavano perdute!
L’Italia attraversava il periodo peggiore di chiusura o attività rallentata e Guido e Guerino Casanova potevano raccoglierne tranquillamente i frutti nonostante la custodia cautelare, in attesa di processo per vicende di racket estorsive, aggravate dal metodo mafioso.

“Preso atto che ad oggi non è pervenuto il parere del Pm” – scrive il collegio della VII sezione del Tribunale di Roma nell’ordinanza che lo scorso 13 marzo ha disposto la scarcerazione, per motivi di salute, di Guerrino Casamonica (secondo gli inquirenti uno dei capi del clan, recluso a Secondigliano).
Pluricondannato, per gli investigatori “boss di spiccata capacità criminale”, Guerino Casamonica era stato arrestato l’ultima volta meno di un anno fa per una delle tante vicende di racket in cui viene da anni ripetutamente coinvolto.
La medesima sezione del tribunale di Roma ha poi scarcerato, quasi in contemporanea, due mesi fa, anche Guido; anch’egli pregiudicato, Guido Casamonica in passato è evaso più volte dalla sorveglianza speciale a Bologna. Prima di essere nuovamente arrestato, a giugno 2019, per aver minacciato con una pistola alla testa e picchiato una vittima di estorsione.
Nel frattempo, come è noto, il caso scarcerazioni facili è esploso su scala nazionale e il Guardasigilli Alfonso Bonafede è corso ai ripari, introducendo la possibilità per i Pm di chiedere al giudice il “ripristino della custodia cautelare in carcere, se reputa che permangono le originarie esigenze cautelari”.
La Procura di Roma, dunque, potrebbe sfruttare il nuovo Dl per riportare in carcere i due Casamonica.
Di certo c’è che, al momento, i due criminali sono tutt’ora in regime di custodia cautelare a casa, senza braccialetto elettronico; vivono attorniati di parenti e convivono con altri familiari affiliati al clan che hanno contatti con l’esterno.
Entrambi gli imputati hanno presentato al Tribunale di Roma una istanza “motivata in base a ragioni di salute e terapeutici” e tuttavia, nel caso di Guido, i giudici che lo hanno scarcerato non hanno fatto riferimento ad alcuna patologia particolare… limitandosi semplicemente a sottolineare che l’imputato “è ultra 70enne” e che “la circostanza impone una rivisitazione del quadro cautelare, tenuto conto del grave stato di pandemia”.
Per Guerrino, invece, reduce da un’ischemia, sono state ritenute dai giudici “obiettivamente difficili le cure in carcere, tenuto conto del grave stato di pandemia”.
Per il 60enne boss malato viene però disposta la reclusione domiciliare presso la propria abitazione e non il trasferimento in una struttura sanitaria.
La custodia in carcere (ricordiamo revocata senza il parere del Pm) era stata disposta proprio per impedirgli di inquinare le prove e di intimorire le vittime che dovevano testimoniare contro di lui, essendo il processo a suo carico in corso…


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