Risparmiata alla banda, colpevole di sette furti e della rapina impropria da Marchiani, l’aggravante dell’associazione per delinquere, richiesta dalla Procura. Nel mirino dei malviventi (nel 2018 in regime di firma a San Benedetto del Tronto!), soprattutto gli appartamenti “indifesi” al terzo e persino quarto piano
79 mesi di carcere per restituire alla società il maltolto di 8 furti in abitazione e un bottino in oro, contanti e piccoli monili stimato in circa 80.000 euro. Se la matematica non è un’opinione, in pratica, ogni colpo (fruttato il controvalore di 10.000 euro, con refurtiva in parte recuperata) è stato soppesato dal Tribunale di Ancona valere, per ciascuno dei tre albanesi implicati, 10 mesi di carcere, senza sconti.
Di un taglio sostanziale alla pena, semmai, i fratelli Dorjan e Kenado PJETRI (rispettivamente 29 e 25 anni) e il capo banda Jetmir CILI, 28 anni, semmai, ne hanno comunque usufruito allorquando il collegio penale di Ancona non ha riconosciuto l’aggravante dell’associazione a delinquere, inizialmente contestata dalla Procura.
Nel 2018, portare i Carabinieri del nucleo Radiomobile di Osimo sulle tracce dei tre fu, al solito, il lavoro certosino di analisi di ogni indizio, in particolare di quelli in apparenza senza significato, messo in atto dall’allora luogotenente Luciano ALMIENTO, da pochi giorni in pensione col grado di capitano.
Furono proprio i militari osimani, nel vagliare le immagini delle auto in uscita dai vari caselli dell’A/14, a notare una Mercedes classe A, color azzurrina e con targa straniera. Auto condotta, in uscita dal casello di Porto Sant’Elpidio, da una prostituta polacca, in seguito rivelatasi fidanzata di uno dei tre albanesi.
Fu proprio la richiesta di informazioni fatta ai colleghi di Fermo a far emergere come quell’auto, giorni prima, era stata effettivamente controllata; e che l’auto trasportava tre pregiudicati albanesi. Da questa traccia, labile quanto fortunata, gli uomini di ALMIENTO vennero in capo, dopo settimane di lavoro fatto di verifiche e confronti, agli autori di diversi colpi in appartamento. Colpi accomunati dal fatto di essere stati messi a segno tutti in orario particolare, tra le 19 e le ore 20, ovvero in coincidenza col cambio di turno di quasi tutte le pattuglie delle varie forze di polizia e quindi confidando in minori controlli.
Tutto vero. Oltretutto rafforzato dall’evidenza dei due fratelli PJETRI, residenti a Porto d’Ascoli e colpiti dall’obbligo di firma giornaliero, alle ore 18, presso la caserma Carabinieri di San Benedetto del Tronto.
Uno stop obbligato che gli albanesi ritenevano poter utilizzare a proprio vantaggio per costituirsi un alibi, senza immaginare, però, che i Carabinieri di Osimo, territorio interessato dai furti, erano già arrivati a ricostruire quasi l’intero puzzle!
Setti furti in rapida successione, alla bella media di un episodio ogni tre giorni, messi a segno scalando con le mani e tanta forza e abilità, da perfetti arrampicatori, le facciate delle abitazioni prese di mira (financo al quarto piano!) e un ottavo blitz trasformatosi in rapina impropria, tentato proprio ad Osimo il 12 gennaio 2018 ai danni dell’oleificio MARCHIANI, in via Marco Polo.
Qui il padrone di casa, grazie al sistema di allarme attivo in appartamento, vedendo in diretta le immagini del furto in corso, riuscì a tornare a casa in tempo per cogliere gli albanesi sul fatto. Avvisati dal palo troppo tardi e ormai a tu per tu con MARCHIANI, i due albanesi riuscirono a guadagnare la fuga solo puntando un cacciavite in pancia al padrone di casa e in tal modo trasformando l’ottavo furto nella più grave rapina impropria.
In precedenza il trio si era dato da fare cinque volte a Porto Recanati, una volta a Candia e un’ultima a Pedaso, confermandosi ogni volta bravi non solo nello sforzo fisico ma anche nel fiutare l’obiettivo giusto.
Toccando Osimo, però, l’inizio della fine della “banda climbers” era ormai segnato e in effetti arriva ben presto. Non appena sul tavolo del Pubblico ministero Rosario LIONELLO, titolare in Procura delle indagini sui raid, iniziarono a sommarsi cospicue informative redatte dai Carabinieri del nucleo Operativo e Radiomobile, in tutto una quindicina di episodi analoghi, concentrati nell’arco di tre settimane, di cui otto riconducibili con certezza ai giovani extra comunitari di oltre Adriatico. Resa dei conti che si materializzò al termine dell’ennesimo colpo, stavolta a Loreto, con i tre albanesi bloccati e tratti in arresto in flagranza, ovvero all’uscita dell’abitazione di un 47enne appena alleggerito di oggetti in oro.
La successiva perquisizione domiciliare, in un residence di Porto d’Ascoli, confermò gli albanesi come gli autori anche degli altri sei furti messi a segno in quanto, ben nascosta in impensabili incavi per l’aria condizionata, i Carabinieri trovarono parte dei bottini non ancora rivenduti ai “Compro Oro” della zona; altro materiale, ben celato, venne fuori anche dall’esame della Mercedes A della prostituta e fidanzata polacca che, casualmente, diede impulso decisivo alle indagini.
Insomma un trio che – non avesse avuto la sfortuna di scegliere Osimo e di imbattersi in Carabinieri vecchio stampo – probabilmente avrebbero potuto godere del proprio ingegno delittuoso e continuare a delinquere senza destare sospetto particolare.
La storia, nella realtà, quando incontra uomini preparati, indifferenti a sacrificarsi oltre orario, attenti ai particolari, tenaci nell’inseguire la preda e di restare in attesa del passo falso, raramente non è coronata dal lieto fine; non capita spesso, invece, che tanto lavoro venga riconosciuto e premiato dall’istituzione finale dello Stato, così come sancisce il Codice: 6 anni e 7 mesi di carcere a testa non sono pochi ma paiono, per davvero, soprattutto anche al giudizio dell’opinione pubblica, adeguati all’entità dell’allarme suscitato.