Per 32 anni premurosa Oss presso l’istituto per pluriminorati sensoriali, la donna – 56 anni – potrebbe aver pagato lo smarrimento per la scomparsa del marito, tre anni fa. Nessun biglietto di addio è stato ritrovato accanto al cadavere. Per giorni il mistero sull’identità della poveretta ha alimentato un becero rincorrersi di ipotesi
Commozione ad Osimo per la notizia del tragico gesto costato la vita a Serenella MARACCI, 56 anni, impiccatasi venerdì mattina nella propria abitazione di via Fontemurata, tra Santo Stefano e San Paterniano.
La donna, vedova da quasi tre anni di Faustino SCORTICHINI, era conosciuta in città per il lungo impegno di lavoro, una intera vita di 32 anni, spesi come operatrice socio-sanitaria all’interno della Lega del Filo d’Oro, a fianco dei giovani pluminorati sensoriali.
L’esperienza, la predisposizione, il coraggio di portare aiuto ai più deboli non è però servito al momento di superare il dubbio se proseguire una vita ancora lunga da vivere ma lontana dal marito (scomparso il 1° dicembre 2018 all’età di 61 anni) o se invece chiudere l’esistenza con un drammatico gesto di disperazione.
Nella mente segnata da un lutto non ancora metabolizzato, ha così prevalso, tra l’amore per il proprio lavoro e propri cari, lo sconforto di vivere in solitudine il resto dei propri anni.
Approfittando di essere rimasta sola in casa, una abitazione tra le campagne di Osimo, Serenella ha così messo in atto il meditato proposito. Senza lasciare biglietti d’addio o scritti di spiegazione che motivassero, se mai possibile, la decisione di farla finita, la 56enne operatrice sanitaria ha portato a compimento il disegno di auto distruggersi facendosi scorrere un nodo attorno al collo.
Quando attorno l’ora di pranzo un familiare è rientrato a casa, per Serenella MARACCI non c’era da tempo nulla da fare. Inutile l’allarme al 118 sanitario e ai Carabinieri di Offagna, intervenuti per gli adempimenti di rito.
Per gli inquirenti che hanno brevemente lavorato al caso non ci sono dubbi che la morte di Serenella MARACCI sia sopraggiunta in forza di un gesto volontario, sia pur non premeditato come il non ritrovamento di biglietti o messaggi di addio parrebbe accreditare.
La scomparsa tragica della 56enne osimana ha commosso la città, malgrado la mancanza di certezze sull’identità della poveretta abbia favorito una ridda di false ipotesi, autoalimentatesi di bocca in bocca, di forum in forum.
Un malinteso senso della privacy, purtroppo con casi ogni giorno più frequenti, sempre più spesso fa da distorta cornice ad un tema, quello del suicidio, che si vorrebbe, ignorandolo, avulso da una società dove a contare è sempre più spesso il falso, l’illusorio, l’immagine ritoccata e rivista di chi si vorrebbe essere. Dimenticando, scartando, fin quasi a vergognarsi di chi è incapace o semplicemente non è interessato ad allinearsi.
Nel silenzio generale la salma della poveretta, già in serata, è così stata restituita ai familiari per gli adempimenti funerari del caso di cui non sappiamo, non essendo stati pubblicati manifesti pubblici annuncianti il lutto.
Allo stesso modo nessun commento a suffragio, nonostante i 32 anni di lavoro spesi da Serenella MARACCI a favore del Filo d’Oro, è stato espresso da parte dell’istituto di Padiglione, avallando la moda in auge “allo struzzo” di ignorare l’esistenza stessa di casi simili. Ascoltato al riguardo, il Presidente Rossano BARTOLI, nel tentativo di tenere separate e distinte le vicende del benemerito istituto con il dramma personale della propria dipendente, ha combinato di peggio non sentendosi di spendere sull’addio a Serenella una sola parola.