Per la prima volta un Sindaco di Ancona a Palazzo comunale
SUI RIFIUTI PUGNALONI SFIDA LA STORIA
E ACCETTA L’ABBRACCIO MORTALE DI ANCONA
Osimo mette a disposizione del capoluogo l’impianto di smistamento di San Biagio
Storicamente l’eccessiva vicinanza geografica di Ancona ad Osimo non ha mai portato troppa fortuna ai dorici. Dai tempi in cui Ancona è stata giustamente citata dalla Storia ufficiale quale “Porto di Osimo” per giungere a
lla più vicina nel tempo Battaglia del Porco, capitanata da vincente da Boccolino nonostante una soverchiante maggioranza di nemici in combattimento, i secoli sono trascorsi, lenti, a netto vantaggio della città.
Anche nel calcio e nel basket, i due principali sport amati dalla gente di questo e dell’altro secolo, le cose non cambiano molto, almeno fin quando lo sport è stato praticato in città. Ma questo è un altro discorso seppur in linea col dimostrare che i conti con Ancona, di tutti i tipi e qualsiasi segno, ancora per fortuna tornano.
Fa eccezione la vicenda dell’ospedale ma in questo caso il “nemico” non è la città o i suoi portolotti quanto una santa alleanza di tutte le altre città e partiti al Governo (leggasi Regione Marche e Pd regionale) contro la povera Osimo lasciata sola a difendere, senza soldati, un ospedale assediato dai Barbari.
Tutto sacrosantamente vero, forgiato nel sangue, fino a ieri.
Di certo, fino alla beata immagine scattata ieri a Palazzo comunale tra i Sindaci delle rispettive città, Pugnaloni e Mancinelli, non c’è stata traccia, in politica, di Sindaci anconetani saliti in città e men che meno di Sindaci osimani scesi ad Ancona a trattare alcunchè.
Per mezzo secolo tra la bianca Osimo e la rossa Ancona, nessuno ha mai sentito l’esigenza di affacciarsi all’uscio e chiedere lo stato di salute dell’altra. Appunto fino ad un dannatisimo mezzogiorno circa datato 12 aprile 2017.
Fino a ieri in quanto anche il governo civico di Su la Testa aveva, nei fatti, mantenuto la tradizione della vecchia “Balena bianca” scegliendo di ignorare i signori vicini eredi del “pan cun l’olio…”.
Sacri millenni di Storia e antiche certezze sono crollate ieri mattina, tutti insieme, con la salita a Palazzo di Valeria Mancinelli a nome degli altri 99.999 anconetani.
Obiettivo di tanto interessato interessamento… portare a casa il varo provinciale di una nuova azienda consortile chiamata a sostituire Astea nella raccolta dei rifiuti.
A far parte del consorzio (che sarebbe dovuto entrare in funzione già a gennaio) la nostra Astea, appunto, e la Multiservizi Ancona.
Non è invece tutt’ora chiarissimo attraverso quali meccanismi gli altri maggiori Comuni della provincia – Jesi, Senigallia e Fabriano – saranno rappresentati nel consorzio; di fatto è proprio grazie ai tanti dubbi e alle esitazioni di queste tre grandi Amministrazioni che Osimo può ancora sperare che la vicenda possa annullarsi e mantenere la propria autonomia di sempre.
Nei fatti jesini, senigalliesi e fabrianesi si stanno ponendo di traverso all’iniziativa denominata ATA rifiuti (assemblea territoriale di ambito) da cui temono di ricevere, in luogo degli sbandierati effetti benefici su bollette e ambiente, solo penalizzazioni in fatto di servizi.
Di più. Secondo il Sindaco Sagramola (Fabriano) la città della carta, conti alla mano, ha già dimostrato all’ATA di avere solo da perdere dalla fusione che porterebbe al rischio di rincarare, anzichè diminuire la tassa rifiuti.
Di quanto? Dai 30 ai 60 euro annui per la sola Tari!
“L’unico modo per rendere credibile il progetto rifiuti ATA – dicono in coro a Fabriano, Senigallia e Jesi – è dimostrare in modo inequivocabile che il piano è orientato verso una gestione virtuosa che abbia quali conseguenze per i cittadini tariffe contenute e rispetto dell’ambiente. Per ottenere questo obiettivo occorrerebbe adottare politiche gestionali mirate ad adottare le tariffe dei Comuni virtuosi della provincia e non il contrario… che facciano pagare ad altri l’inefficienza di Comuni incapaci come Ancona”.
Da parte sua Pugnaloni ha ribadito alla Mancinelli l’unità di intenti sugli obiettivi dell’assemblea provinciale, nonchè quella di salvaguardare i 110 anni di dell’Astea la quale, nel nuovo ambito, dovrebbe occuparsi dei rifiuti della Val Musone inglobando Filottrano, Numana e Sirolo col punto interrogativo di Offagna legato alle note vicende di dissesto dell’ente sotto Commissario.
Nell’accordo Astea metterebbe a disposizione del consorzio provinciale l’impianto di trattamento di San Biagio, mentre Ancona dismettendo il ramo d’azienda Ancona Ambiente, acquisita da Multiservizi, dovrebbe acquisire risparmi – non si comprende attraverso quali passaggi – per circa 3 milioni da riflettere sulla Tari degli… anconetani.
E le bollette degli osimani? Aspettando Ancona… al momento aumentano.
Di poco dice Pugnaloni ma… nonostante il 70% di lavoro fatto con la riciclata dalle famiglie osimane… aumentano.
Un’ultima riflessione su Ancona. L’ultima Amministrazione Gatto, ad Offagna, aveva fatto sapere a Pugnaloni della disponibilità ad una fusione o unione – scelga ognuno il termine più opportuno – con Osimo.
Una opportunità strategica che, in altri tempi, come abbiamo visto, Osimo non si sarebbe fatta ripetere due volte. L’aumento del Comune di 2.000 abitanti, un freno importante alla brame espansioniste di Ancona, fare di Offagna l’Assessorato alla Cultura del nuovo Comune ricompreso… insomma una sfilza di vantaggi, storici e pratici, con cui passare alla Storia cittadina.
A conti fatti – è cronaca di questi giorni – Pugnaloni si è invece fatto sorpassare dal documento portato al voto da Pasquinelli che pur ragionando, nel complesso, in termini di inglobalizzazione, non può avere il peso politico di un atto proposto dalla maggioranza.
A motivare l’incertezza del Sindaco il dato di fatto che, in una futura chiamata alle armi del voto, dalla Rocca ben pochi armigeri partirebbero a salvare il condottiero osimano.
Meglio lasciare il bocconcino Offagna ad Ancona…