L’informazione esatta raccontava di parlamentari titolari di partita Iva, legittimati al contributo Inps. Travolti dal falso perbenismo, montato trasversale ai partiti in tutta Italia, i sospettati stanno raccontando balle incredibili a cui, per il gioco delle parti, ora dobbiamo credere. Giornalismo sempre più in basso.
Sono indignato con chi si indigna facilmente. Con quanti, vinti dalla sacrosanta invidia economica verso chi, in un solo mese, porta a casa l’equivalente in sorte a milioni di famiglie italiane, recrimina “giustamente” per il di più – leggi bonus Covid – che alcuni “parlamentari lavoratori” hanno chiesto e ottenuto dall’Inps. Giustamente. Come giustamente molti degli indignati hanno parimenti percepito.
La mia riprovazione, una volta di più, prima ancora che verso i poveri destinatari della notizia… a metà, è rivolta ai colleghi della stampa scritta e televisa, interessati a vendere notizie e aumentare share pure a Ferragosto, pure consapevoli perfettamente di venir meno alla prima delle regole che reggono il giornalismo: l’autenticità della notizia.
Nel caso specifico dei sussidi anti covid la stampa coalizzata, senza eccezioni, ha fatto brutalmente a gara nel fomentare uno scandalo falso, omettendo costantemente la specifica, se non all’undicesimo passaggio televiso, che il beneficio dei 600 euro (erogati a valere sulla mancata attività di marzo) non sono stati richiesti e ottenuti quale parlamentare ma piuttosto perchè titolare di apposita partita Iva, corrispondente agli interessi di lavoro dei politici. Prima, durante e dopo l’elezione in essere.
Nell’acquistare, pagando bene qualche funzionario Inps in grado di maneggiare a colpo sicuro dati sensibili, i giornalisti hanno si acquistato un mezzo scooop… ma divenuto scoop vero solo dopo aver manipolato a piacimento l’informazione.
Lo scandalo è tutto qui. Aver cavalcato la facile onda del malcontento popolare e crescente verso la casta politica (vedi il Referendum grillino che radierà un terzo di Onorevoli e Senatori con percentuali di consenso del 90 e passa per cento) pur di alimentare se stessi e adeguarsi al facile andazzo.
Avessero dovuto vendere la notizia fino in fondo, ovvero che dei politici con partita iva avevano richiesto per la propria azienda, pari a quella di tutti gli italiani, l’identico trattamento previsto… nessuno avrebbe fatto caso al trafiletto.
Spiace oltretutto osservare, dalle prime reazioni dei parlamentari indicati come protagonisti della vicenda, che gli Onorevoli al centro della vicenda, anzichè indignarsi a loro volta, stiano in queste ore accampando scuse incredibili… con ciò dando indirettamente ragione ai mille accusatori.
Non si richiedono sussidi a propria insaputa (come il mutuo per la casa pagato anni a fa a Claudio Scajola), ne si fa beneficenza con i 600 euro richiesti allo Stato!
Si dice semplicemente la verità: quell’importo è andato a sostegno dei guadagni persi dalla mia azienda al tempo del Covid, azienda a cui ritornerò una volta conclusa l’attuale esperienza politica.
Ci voleva tanto? Nel frattempo vergognatevi quasi tutti.