La Corte sancisce che la questione è di pertinenza esclusiva dello Stato e non spetta ai singoli Sindaci, di cui il Primo cittadino di Porto Sant’Elpidio, tredici anni fa, fu tra i primi ad inventarsi inesistenti norme anti meretricio. In tutto e per tutto un “eccesso di potere” su un tema dove i Comuni non hanno facoltà
500 euro pronto cassa! Uno dei primi a reclamarli in Italia, sabato 17 gennaio 2009, fu il Sindaco di Porto Sant’Elpidio Mario ANDRENACCI, manco a dirlo Pd. Toccò al primo cittadino rivierasco, titolare da sempre di uno dei più lunghi “chilometri dell’amore” d’Italia, in pratica i 15 km. di Statale Adriatica da Lido Tre Archi a Civitanova Marche, inventare e mettere in produzione la prima ordinanza anti clienti delle lucciole.
500 euro d’emblee, come se i soldi crescessero sugli alberi, al primo accostamento per chiedere: “Quanto?”. Ma anche nel riportare la ragazza al proprio posto di lavoro, una volta consumato, il cliente poteva rischiare paletta e multa! Per l’ordinanza ANDRENACCI, infatti, bastava rallentare, fin quasi a fermarsi, per “ragionare” con una prostituta… che subito, dalla siepe, vigili urbani, carabinieri o poliziotti, avrebbero potuto materializzarsi, pronti a succhiarti dal portafoglio il corrispettivo di mesi di prestazioni neanche annusate.
Per un pò il provvedimento funzionò e si allargò pure a macchia d’olio in giro per l’Italia, nonostante le proteste maschili. Le “signorine” persero qualche cliente, in particolare quelli occasionali, timorosi sia della cifra ingente che soprattutto di ricevere a casa eventuali contestazioni o verbali a tradimento, assai difficili da spiegare a mogli troppo sospettose.
I più, ovviamente, dopo un pò, non ci fecero più caso. Aiutati dalle stesse prostitute e dando fondo all’arte tutta italiana di arrangiarsi di fronte ad ogni ostacolo, il puttaniere professionale trovò presto il modo di schivare palette e lampeggianti… fin quando l’ordinanza non entrò, dove più e dove prima, nel libro dei cattivi ricordi, delle esperienze assurde a cui la nostra Italia, ogni tanto, pare divertirsi nel chiamare alla prova i propri cittadini.
Ieri sera, però, visto che seppur in ritardo… l’Italia resta pur sempre un grande Paese, la Cassazione ha finalmente fatto giustizia e reso soddisfazione ai milioni di uomini amanti del sesso a pagamento.
Con la sentenza 4927 emanata appunto ieri a favore di un cliente multato e non arresosi ai pronunciamenti sfavorevoli di primo e secondo grado, i giudici togati hanno ribadito un’antica verità, nota a tutti da sempre ma troppo spesso dimenticata: la prostituzione è una libera attività economica, tutt’altro che illecita, che lo Stato – una volta chiuse le case con la MERLIN – dovrà una buona volta normare.
Quando? La risposta spetta alla politica (e soprattutto alla Chiesa e al Papa di turno) per cui sarà meglio che prostitute e clienti dimentichino di potersi mettere in regola troppo presto in quartieri, locali e situazioni a luci rosse di cui l’italiano, forte della tradizionale fantasia e di un atavico interesse per l’argomento, risulterebbe uno strabiliante inventore.
Se lo Stato latita, per fortuna i nostri giudici paiono veder meglio e arrivare persino prima (tutto dire!) etichettando gli ANDRENACCI di tutta Italia che dovessero persistere, col titolo di amministratore “sola”, ovvero Sindaci rei di aver sottoscritto regole invalide in quanto viziate da “eccesso di potere”.
Gli Ermellini nell’affrontare la questione hanno, da prima, ribadito come “l’attività di meretricio non sia illecita, anzi, rientrando di diritto nelle attività economiche di questa società.
Per cui, va da se come non se ne possa vietare l’esercizio, oltretutto attraverso una normativa statale”. Detto come va detto, il Sindaco non può pensare di fermare la prostituzione con un regolamento comunale; servirebbe giusto una norma statale.
Per la Corte quello utilizzato dal Primo cittadino di Porto Sant’Elpidio ANDRENACCI è solo un modo per bloccare l’attività economica, cosa che un Sindaco non può fare!
Dunque, secondo la sentenza che assolve un tartassato quanto tenace automobilista “l’ordinanza non risponde alla finalità di regolamentare la circolazione stradale degli autoveicoli, ne serve ad evitare gli intralci alla circolazione – si legge nella sentenza – ma punta a vietare la fermata dei veicoli su tutto il territorio comunale, se effettuata al fine di contattare prestazioni sessuali a pagamento”.
Per la Cassazione si tratta, come anticipato, di “un’ordinanza viziata da un chiaro eccesso di potere”, in quanto il Comune “non ha il potere di bloccare un’attività che non può considerarsi illecita, adducendo che si vuole tutelare la sicurezza del cittadino”… si deborderebbe in una competenza esclusiva dello Stato a cui gli Enti locali non possono sostituirsi”.