Da oltre 20 anni Osimo non registrava un flop turistico di queste proporzioni
IN ARCHIVIO LA PIU’ POVERA
DELLE ESTATI OSIMANE
Neanche Niccoli, nella povertà di quel mandato, ha saputo portare la città così a fondo
Estate ormai alle spalle, almeno quella premiata dalle ferie visto che, per il resto continua a fare un caldo non normale per fine agosto.
Un non normale che ad Osimo, oltre alle temperature sahariane del settimo anti-ciclone stagionale, può – anzi deve – essere collegato anche e soprattutto al flop registrato in senso lato dalle manifestazioni estive non programmate in città.
Il tutto esaurito registrato da alberghi e ristoranti, quasi come ai tempi precedenti la grande crisi, lasciava ben sperare che qualche briciola di interesse sarebbe stata raccolta anche dall’economia cittadina.
Così non è stato. L’accoppiata grotte-mostra affidata alla macchina comunale Pugnaloni-Pellegrini, Sindaco e Assessore, si è rivelata, dati alla mano, a produrre lo stesso gusto monocorde, ovvero fallimentare anche per il palato di quanti ad Osimo, bene o male, c’erano comunque arrivati.
Ai commercianti del sempre più povero centro storico, ad un certo punto, tra fine luglio e questi ultimi giorni, non è restato che sperare nella caduta dal cielo della salvifica manna ma anche la speranza del miracolo è andata disattesa e altre soluzioni di ripiego, in questo rash finale di agosto che ci introduce a settembre, non sono sopraggiunte.
Anche del tentativo di limitare i danni della non-presenza turistica tra le Cinque Torri, i più non hanno avuto notizia.
Consola poco il fatto che in molti avevano pronosticato il flop. Del resto inventarsi una politica turistica che faccia di Osimo una meta da non mancare per quanti, dalle spiagge, si spingono a Recanati e Loreto senza neanche immaginare di poter scoprire, a pochi passi dalla città Leopardiana e ancor meno da quella Mariana, la nostra amata città, non è impresa alla portata degli attuali amministratori, apparsi in questa occasione più impacciati che mai.
Esaurito il “bonus” lasciato in eredità da tre lustri di buon governo, la realtà ha sopraffatto anche l’analisi più impietosa.
Il giudizio poco generoso non è certamente il nostro (lascerebbe il tempo che trova) ma è dato dai fatti, leggi in particolare i dati registrati alla voce “biglietti paganti” staccati ai botteghini.
Scegliamo a caso. Prendiamo la mostra sui molto cosiddetti capolavori Sibillini; dopo i primi non esaltanti dati a caldo seguiti all’inaugurazione invernale, il proseguo della rassegna è stato, se possibile, peggiore dell’incerto avvio.
Colpa di opere che con il termine “capolavoro”, con tutto il bene possibile per i paesi terremotati, c’entra troppo poco; colpa soprattutto di una pubblicità all’evento lasciata a se stessa, privata sul nascere anche dell’appoggio di qualsiasi “uomo-ancora”, come aveva assicurato Sgarbi, sia pur per interessi personali, alla mostra precedente.
Colpa del fatto, soprattutto, che saper suonare il piffero da buon dilettante, come si arrangia a fare da sempre il buon Pellegrini, non significa possedere competenze all’altezza per mandare avanti l’intera banda.
Intendiamoci non è una colpa ma un limite; magari più grave visto che fare amministrazione pubblica non rientra nelle prescrizioni mediche. Senza la benzina giusta, ce ne se dovrebbe astenere.
Come da tempo, anzi da sempre, si astiene dalla lotta… culturale un altro buono, sulla carta, Giampiero Solari, Presidente del Campana il cui sottotitolo declama da sempre “per l’istruzione permanente”.
Purtroppo da Piazza Dante, ovvero dalla dimissioni dell’ennesimo buono, Raimondo Orsetti, di permanente hanno registrato solo l’assenza di… Solari!
Tra i viaggi verso il natio Perù, gli impegni multiformi in teatro, in televisione, a casa propria a Pesaro e quant’altro la poliedrica personalità solariana porta il Presidente a dire la propria (inventare il Pavarotti & Friends, costruire lo show X-Factor, ideare i super sabati sera di RaiUno con Celentano, Morandi, Fiorello e Panariello, firmare lo spot con Dustin Hoffman per le Marche, curare il concerto di Bob Dylan davanti al Papa e curare chissà quante stagioni teatrali), rinvenire ad Osimo il jolly culturale è impresa proibitiva per chiunque. Pure per lo sponsor politico Pugnaloni che con la scelta di Solari alla presidenza della massima fabbrica culturale cittadina si è ritrovato ad operare come quei bravi figli che affidano gli anziani genitori a tante badanti poco fedeli, capaci di far dormire il vecchietto anche se il vecchietto, magari, di chiudere gli occhi a comando non avrebbe voglia. E magari, ogni molto tanto, accorarsi con il personale dell’istituto di trattare la mamma… come una Regina!
Insomma molto fumo, arrosto nulla. E si va avanti.
Si va avanti, restando al Campana, pur prendendo atto di un Solari ad Osimo in sole tre occasioni (al conferimento dell’incarico, all’inaugurazione della mostra sibillina e sembra sotto Pasqua per calmare un irritato Pugnaloni); al riguardo a qualcuno, tecnologicamente preparato, è saltato in testa: siamo nel 2017 avanzato… sfruttiamo la tecnologia e se Solari non può essere fisicamente ad Osimo può comunque dirigere e illuminare la baracca in videoconferenza…
Peccato che anche la soluzione alternativa sia andata buca e l’ormai meno buono Solari sia stato capace di darla buca anche via etere!
Possibile, si chiederà qualcuno, che davvero costui sia costantemente impegnato professionalmente come quelli che muoiono di notte?
La risposta la anticipiamo noi senza farvi perdere tempo in troppe elucubrazioni che non porterebbero a nulla. Giampiero Solari si è fatto di nebbia un istante dopo aver compreso che Pugnaloni aveva bisogno di un nome di qualità da spendere in città e non di un personaggio in grado di fare le cose.
Dato che per fare occorre per prima cosa investire e al momento la cultura non rientra tra le specializzazioni di casa Pugnaloni, Solari – pentito – ha pensato bene di ripagare il suo mentore con la stessa moneta: zero fondi, zero impegno. E tanti saluti agli osimani.
Il mistero semmai è come mai il regista, autore, pensatore, ecc. non abbia imboccato la strada, più onorevole delle dimissioni. Ma forse, buttiamo li, cosa volete che sappiano e interessi, fuori Osimo, dei successi o insuccessi osimani del nostro Presidente?
Tanto vale non macchiare la pagella e convivere fino a scadenza.
Scadenza del mandato ormai assai vicina e legata tradizionalmente a quello del Sindaco… ormai giusto un anno e poco più. Ebbene, nonostante un periodo ormai davvero minimale per sperare di lasciare tracce di se, qualcuno a Palazzo Campana si agita da tempo.
Un’altra buona, Emanuela Panini, al tempo di Niccoli Sindaco, verde nell’animo e rimasta grosso modo uguale nonostante un ventennio, aspira e aspira forte per un ricambio, pronta a sacrificarsi al posto di Solari per il bene comune.
Detto che la Panini, beata lei, non vede dinanzi a se un futuro a breve di circa un anno ma ipotizza una riconferma politica del Sinistra-Centro ad Osimo fino al 2024 (e chissà quanti mandati ancora…) a stoppare il sacrificio per il bene comune dell’ex Assessore all’Ambiente con Niccoli (che con Solari condivide il fatto di essere nata in Sudamerica, esattamente nell’affascinante Maracaibo) troviamo due validi paladini della democrazia made in Osimo: un altro buono come l’ex Vice Sindaco Biscarini (sempre con Niccoli) che ha subito fatto valere il proprio potere di veto, nonostante l’estrema vicinanza politica, al cambio di poltrona.
L’altro no, “non se parla nemmeno”, a certificare che tutto procede per il meglio nonostante quel che appare, l’ha messo ovviamente l’ultimo buono in circolazione, cassando la candidatura paniniana con un’alzata di spalle.
Gli osimani, per fortuna, prendono atto. Aspettano. Registrano. Prima di mostrare il conto.