Una madre disperata mette fine a nove mesi di vessazioni fisiche e morali del figlio
“CARABINIERI? CORRETE SUBITO…
STAVOLTA MIO FIGLIO
UCCIDERÀ ME E MIA FIGLIA!”
C.C., 27 anni, originario di Frosinone, arrestato a Castelfidardo per lesioni aggravate
La richiesta disperata giunta al 112 da una madre in grande difficoltà, lasciava poco spazio alla fantasia. Un figlio impazzito dalla droga e da una vita spesa inutilmente a creare problemi agli altri, stava malmenando… più del solito la madre e la sorella, tanto da indurre la donna a vincere la vergogna e chiedere aiuto per farsi difendere dalla furia di quel figlio ingrato.
E’ successo nella serata di martedì a Castelfidardo, in pieno centro storico, a conclusione di un provvidenziale intervento dei Carabinieri.
I mjlitari sono giunti a casa giusto in tempo per sottrarre alla furia cieca di C.C., 27 anni, nato a Frosinone ma residente nella cittadina della Fisarmonica con la madre e una sorella minore, nel bel mezzo dell’ennesimo sopruso fisico a cui il ragazzo aveva da tempo abituato le donne di casa.
I Carabinieri hanno fatto irruzione in casa proprio nel momento C.C. si apprestava a colpire con schiaffi e pugni la mamma (50 anni, operaia, separata da tempo dal marito) e anche la sorella minore, convivente in famiglia, 23 anni, commessa in un negozio.
L’energumeno, esattamente queste le parole utilizzate dai militari, aveva già pestato le familiari per i soliti motivi di soldi e per il solito utilizzo di questi: acquistare droga.
Al no della madre, C.C. ha iniziato dapprima ad inveire per poi far facile leva sul fisico; difesa inutilmente dalla sorella minore, stavolta le due donne non se la sarebbero cavata con qualche occhio nero e i soliti dolori su tutto il corpo.
Da qui l’intenzione delle poverette di mettere tutto in piazza pur di porre un taglio, probabilmente tardivo, ad una situazione non più sostenibile e ormai sul punto di mettere a rischio la stessa vita.
IL figlio impazzito, con il cervello letteralmente accecato dalla droga, ha pensato bene di continuare a minacciare madre e sorella anche una volta giunti in casa i Carabinieri.
Nell’inutile tentativo di sottrarsi all’arresto, C.C, non potendo più colpire con le mani, ha lanciato pesanti invettive con la bocca… fintanto non è stato messo a tacere e portato in caserma con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. Capi di imputazione per cui in Italia, purtroppo, il carcere difficilmente riescono a fartelo vedere.
Se non fosse che stavolta, al ritorno dal pronto soccorso di Osimo, dove invece madre e figlia erano state portate per curare e valutare l’entità dei danni fisici patiti, le vittime hanno svuotato il sacco e fatto luce su nove mesi di aggressioni familiari, gli ultimi da ottobre dell’anno scorso ad oggi, di vero inferno.
L’auspicio è che ora, per le due donne, possa andar meglio. Concordato con il sostituto procuratore Paci l’arresto e la traduzione a Montacuto del 27enne frusinate, non vorremmo che questa storia, una volta esaurita la fase processuale ed espiata la condanna, consenta a C.C. di tornare a vivere con le proprie vittime!
Storie del genere, in Italia, la Legge e i giudici ne hanno già scritte abbastanza dal non sentire il bisogno di nuovi bis.
Occorre, più della condanna stessa a C.C. che pure pare ineccepibile, tutelare il futuro di due persone…
Se non fosse chiaro serve ribellarsi all’idea che vuole madre e figlia “ree” di aver fatto il proprio dovere e quindi abbandonate dallo Stato al proprio destino quali nuove vittime designate.
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