La coalizione Pugnaloni schiera ben 4 candidati non compatibili con l’elezione in Consiglio comunale: Marchetti, Pirani, Persiani e la Foglia, preferenze non valide
In pensione da fine 2018 quale Direttore amministrativo della Lega del Filo d’Oro, Fabio Marchetti – contemporaneamente anche vice Presidente Astea SpA e vice Presidente CMA Srl – dovrebbe per Legge rinunciare ai ghiotti compensi pubblici che invece – dal 1° gennaio 2019 – continua a percepire: 37.500 da Astea (dati da indennità di carica e premio di risultato) a cui
sommare altri 15.000 per l’omologo incarico in seno a Centro Marche Acque Srl per un importo complessivo annuo di 52.500 euro (pari a 4.375 euro mensili) a cui Marchetti non avrebbe diritto incassando contemporaneamente anche la pensione maturata al Filo d’Oro!
La legge al riguardo parla chiaro e al solito non ammette ignoranza: la disposizione dell’articolo 6, commi 1 e 2, del Decreto legge 90/2014 prevede il divieto per la pubblica amministrazione di conferire a soggetti collocati in quiescenza, cariche in organi di governo delle società da esse controllati.
Di più. Lo stesso Decreto legge chiarisce che eventuali collaborazioni o giusto appunto incarichi siano consentiti, in presenza di una pensione da lavoro pubblico o privato, solo se esercitati a titolo esclusivamente gratuito e per la durata massima non superiore ad un anno. Insomma, incarico a costo zero e non rinnovabile oltre i 365 giorni.
Prima domanda da porsi: continuando a pagare l’indennità di carica chi viola la legge? Astea e Cma che continuano a pagare Fabio Marchetti non dovendo farlo, arricchendo in tal modo il proprio bilancio pubblico di spese non dovute in più?
O dovrebbe essere Marchetti, denunciando l’esordio pensionistico in essere dal 1° gennaio 2019, a rinunciare ai compensi?
Ci sarebbero, ancora, tante altre domande collegate, al momento premature, che lasciamo volutamente in sospeso. Di certo la posizione del pensionato Marchetti, se non sanata in tempo, rischia di scontrarsi anche sul versante impositivo. Ad esempio, come dichiarare entrate non dovute?
Ma almeno fosse finita qui, con sole questioni di vil denaro a cui rispondere… purtroppo le mancate dimissioni pubbliche di Marchetti si scontrano, in queste ore, con l’acclarata incompatibilità, oltre che con la pensione, anche al ruolo di candidato alle Comunali. E di candidato Pd, notoriamente senza macchia e senza paura!
Anche in questo caso la Legge, questo optional, parla chiaro: quanti, trovandosi nella posizione di ineleggibilità dovessero risultare comunque eletti dai cittadini decadono automaticamente dal ruolo di consigliere fin dalla prima seduta che ne accerta l’inibizione.
Insomma a prima vista l’ex Direttore amministrativo del Filo d’Oro avrebbe avuto tutti gli interessi, anzi un doppio interesse, a dimettersi per tempo dalla pubblica amministrazione, evitandosi problemi di ogni tipo sul versante economico, potendosi candidare nell’amato Pd senza incompatibilità pendenti e soprattutto rispettando l’integrità morale che da sempre contraddistingue gli uomini della Sinistra rispetto all’intero campionario politico.
Non avendolo fatto, abbandonando la strada maestra della legalità – amministrativa e politica – Marchetti sceglie di avventurarsi per inerpicate scorciatoie di cui è difficile ipotizzare lo sbocco.
Da una parte un “bottino” di 52.500 euro annui (soldini a cui anche i democratici fanno fatica a rinunciare) e la possibilità di gestire una campagna elettorale, per fortuna agli archivi, da una posizione di indubbio potere rispetto alla raccolta di preferenze; dall’altra parte null’altro che le disposizioni di legge, il rispetto della competizione elettorale, la salvaguardia delle regole elementari di comportamento che un ex segretario Pd come Marchetti dovrebbe conoscere a memoria, impresse nella carne viva…
Lasciamo perdere. Meglio i gettoni di presenza in tasca e i voti comunque al Pd come regalo finale.
Se infatti Marchetti è certamente candidato ineleggibile, non altrettanto può dirsi dei voti che andrà a ricevere, comunque validi all’interno del calderone democratico; la legge, infatti, punisce il candidato furbo, tollera gli elettori che possono non sapere lo status di ogni singolo e premia il partito taroccatore.
E dato che le leggi, notoriamente, le fanno i partiti – in questo caso tutti d’accordo – ecco che la gabola resta pur sempre illecita… ma solo in parte!
Quello che invece un vice presidente in campagna elettorale come Marchetti, viste le doppie ragioni di cui sopra, dovrebbe evitare alla propria integrità di persona umana (visto che quella politica è andata deteriorata come un banale aprofittatore di Centro-Destra) è evitare ogni azioni di indirizzo, limitandosi alla gestione della normale amministrazione.
Anche su questo versante, a giudicare dalle notizie che giungono in Redazione, Marchetti non riesce a fare bella figura, sottoscrivendo anche in queste ore atti che impegneranno l’azienda nel prossimo futuro.
Intanto, restando in tema di ineleggibilità, il candidato Pugnaloni non si sta facendo mancare nulla. Oltre al più volte ricordato Marchetti, altri personaggi politici si ritrovano nelle stesse condizioni.
Parliamo di Cristiano Pirani, al vertice di Osimo servizi per 10.000 euro l’anno ed anche candidato out con il solito Pd e di Luigi Persiani, amministratore neonata Astea servizi per 8.000 euro l’anno ed anche candidato non eleggibile per i Popolari uniti.
Niente Consiglio comunale in ogni caso anche per l’ex badante Cristina Foglia che da semplice “tata” in casa Orsetti ha conosciuto, pur giovanissima, una carriera rapida.
Nominata consigliera di amministrazione di Astea per 7.000 gettoni l’anno, la Foglia è passata dal controllare le azioni della piccola Orsetti junior ad avere una voce in capitolo sulle azioni pubbliche di Astea SpA… anche se questo le costerà l’annunciata mancata elezione nelle file Popolari che in tal modo raggiungono sul 2-2 i compagni piddini in fatto di scorrettezze e cartellini rossi.
L’unica in regola in casa Pugnaloni, ripetiamo l’unico a rispettare le regole del gioco e pertanto meritevole di citazione, parrebbe così Massimo Luna, non a caso ex latiniano.
Il boy scout della Misericordia ha lodevolmente rinunciato ai 6.000 euro messi a disposizione dalla TPL, società che gestisce il trasporto locale, pur di non inficiare le preferenze promesse al Partito democratico sul proprio nome.
Così è, se vi pare…