Dei 23 Sindaci a 5 Stelle eletti nel 2016 ben 17 sono stati sfiduciati, espulsi o semplicemente battuti al voto. Solo in 5, oltre all’Amministrazione fidardense, hanno guadagnato almeno il ballottaggio. Troppo debole la Turchetti, in arrivo per Castelfidardo un record politicamente scomodo
Da buoni cugini e da bravi vicini di casa, come non gettare un occhio, interessato alla comune crescita del territorio, in vista del ballottaggio di domenica e lunedì a Castelfidardo?
Il timore, quasi una certezza, che a sgovernare la cittadina della Fisarmonica per un altro quinquennio tocchi alla politicamente sgangherata comunità Ascani, si è purtroppo, di fatto, tramutato in realtà.
Quasi unico caso in Italia! Dei 23 Sindaci a 5 Stelle uscenti a sorpresa dalle Comunali 2016, nemmeno uno, ad oggi, è difatti riuscito nell’ardua impresa di farsi rieleggere al governo della propria città!
Cinque anni dopo, come dimostrano impietosamente i risultati delle elezioni Europee del 2019 e soprattutto le Regionali del 2020, il consenso grillino si è ogni volta dimezzato fin quasi a sparire. Anche a Castelfidardo. Ma senza lasciare traccia di disfatte in serie subite.
I 4.241 voti conseguiti nella storica sbornia del 2018 (Camera) e i 3.855 consensi ottenuti lo stesso giorno al Senato, appartengono già alla Storia e agli analisti chiamati a spiegarci, un giorno, il mistero del 2018; ovvero la tragica scelta di affidare un Paese come l’Italia a scappati di casa e seguaci di un comico neanche di serie A.
Già alle Europee del 2019 i grillini fidardensi, in linea col trend nazionale, si erano più che dimezzati (soltanto 1.756 schede a favore) e molto peggio andè lo scorso settembre 2020, voto Regionale in palio, con appena 1.109 via libera alla politica grillina.
Le Comunali, però, come ben sanno i politici di professione, sono un’altra cosa. La vicinanza dell’eletto con l’elettore determina, spesso, migrazioni di voti altrimenti senza senso.
Ecco così che ASCANI, al ballottaggio da sfidante nel 2016 in forza di 2.228 consensi, tornerà a chiedere l’elezione, di nuovo da sfidante, in pratica con lo stesso numero di preferenze: 2.202 e la certezza, già in tasca, di essere rieletto a mani basse, senza neanche aver dovuto soffermarsi troppo a meditare sulla necessità di apparentamenti di sorta.
Cosa consigliare alla maggioranza dei fidardensi che non andranno a votare avendo, di fatto, già accettato l’idea inevitabile della conferma di ASCANI?
Ovviamente caldeggiamo la possibilità di riflettere, sottolineando che poi, a cose fatte, lamentarsi dei problemi irrisolti destinati ad incancrenirsi almeno fino al lontanissimo 2026, sarà esercizio doloroso e soprattutto inutile.
Certo l’alternativa in ballo non garantisce molto di più. Partecipare al voto per cambiare musica e affidare la cittadina, per la prima volta, al Centro-Destra rappresentato dalla farmacista TURCHETTI, non sarebbe l’ideale ma solo il male minore rispetto al cambio di registro, al passo in avanti che i fidardensi si aspettano da troppo tempo.
Ma tant’è, questo offre la politica cittadina nell’era contrapposta post Covid ma con green pass arrembante.
Per quale motivo, dunque, i fidardensi farebbero bene ad andare a votare e non premiare la scontata riconferma di ASCANI? Essenzialmente per non farsi ridere dietro da tutta Italia per l’essere stati l’unico Comune (e comunque tra i pochissimi) a lasciarsi lusingare ancora dalla ricetta a 5 Stelle.
I gelidi numeri del primo turno non solo hanno irrimediabilmente ridimensionato le ambizioni di Conte, Grillo e Di Maio, ma spento la fiamma che si era impetuosamente accesa a Roma nel 2016 e in altri 22 località, piccole o grandi, in giro per l’Italia.
Cinque anni dopo, come sottolineato, il Movimento non è stato in grado di farne rieleggere nemmeno uno! Cinque Sindaci non si sono ricandidati in partenza, tre sono stati sfiduciati dai loro stessi Consiglieri comunali, due sono stati messi alla porta dal Movimento e soltanto in cinque, oltre ad ASCANI, sperano nel ballottaggio, Tutti gli altri sono stati bocciati dagli elettori.
Dalla Grande Perdente Virginia Raggi, eletta a furor di popolo col 67%, prima donna a conquistare il Campidoglio con la promessa di restituire a Roma “lo splendore e la bellezza che merita”… a Chiara APPENDINO che a Torino, nonostante un pregresso 55%, non ha neanche avuto la faccia di ripresentarsi!
Prima di lei a Livorno non si era ricandidato neanche Filippo NOGARIN, l’ingegnere aerospaziale che nel 2014 era diventato il primo Sindaco non di Sinistra della rossa Livorno. Imbrigliato nella gestione dei rifiuti, pure lui passò i suoi guai giudiziari e alla fine decise che non era il caso di insistere.
Non se l’è sentita di chiedere un secondo voto neppure il sindaco di Civitavecchia Antonio COZZOLINO. Cinque anni dopo, ha gettato la spugna: “Mi sono reso conto che in questo momento della mia vita devo considerare altre priorità”. Con tanti saluti al Movimento che s’è fermato al 17% mentre veniva eletto al primo turno un sindaco di Centro-Destra.
E come lui è uscito dal campo, alla vigilia del voto, anche Alessandro FERRO, l’architetto che a 42 anni era stato eletto sindaco di Chioggia con il 59.8%, promettendo di cambiare il volto della città. Qualcosa non deve aver funzionato, se il Sindaco – piuttosto che ricandidarsi – ha annunciato su Facebook che preferiva “tornare alla famiglia e all’attività professionale”. Risultato: Chioggia ha ora un sindaco leghista.
Tante storie tutte uguali, dall’inizio alla fine, destinate a concludersi, da nord a sud, sempre nello stesso modo: infatuazione, delusione ed abbandono. Oggi è certo è che i Sindaci grillini, nel 2016 messi alla prova, hanno fallito; si sono rivelati – tutti – meno bravi di quanto si aspettassero i cittadini. Tutti meno ASCANI?