Dai leader nazionali del Tartarugone l’annuncio: “Retrocediamo da partito a movimento…”
Chiude Casa Pound. La notizia, vecchia di qualche giorno, giunge al momento giusto per trarre l’ennesima conclusione giornalistica sull’andamento, a sorpresa, delle elezioni Comunali cittadine del 9 giugno scorso.
Argomentazioni da inchiesta giornalistica in quanto per le prime analisi storiche, degne di un qualche valore, occorrerà attendere – chi ci arriverà – i prossimi 50 anni e una reale sedimentazione della profonda spaccatura che dal 2014 spacca in due l’elettorato attivo di Osimo.
Dunque i vertici nazionali di Casa Pound, il Presidente Gianluca Iannone e il vice Simone Di Stefano, hanno annunciato l’uscita di scena partitica ed elettorale per ritornare ad essere movimento in grado di favorire maggiormente – senza batoste sui denti come le ultime Europee quando meno di 90.000 italiani votarono il Tartarugone bianconero – il rilancio dell’attività culturale e sociale di Casa Pound nella società italiana.
Chiaramente si tratta di mere parole giustificative per cercare di dare un senso ad una decisione che un senso non ha (se nel 1946, in una situazione imparagonabile e ben più difficile dalle attuali, Giorgio Almirante avesse ragionato allo stesso modo… l’Italia attenderebbe ancora una prima parvenza di rappresentanza a Destra).
Eppure, numeri alla mano, le risultanze partitiche agli ultimi appuntamenti con l’urna (Politiche 2018 ed Europee 2019) ha effettivamente prodotto all’Idea più danni che avanzamenti.
Basti pensare, senza andare troppo lontano, agli effetti sulla nostra povera Osimo, regalata pervicacemente al Centro-Sinistra per miseri 2 voti nel 2014 e riconfermata per appena 152 nel 2019.
Ebbene su quanti voti, confluiti inutilmente sulla Mariani, ha potuto contare il movimento di opinione messo insieme da Casa Pound?
Al solito affidiamoci ai freddi numeri che, per natura, non tradiscono. Ebbene il verdetto 2019 parla esattamente – per Strasburgo – di 143 voti validi, oltre a 43 dei camerati, separati in casa, aderenti a Forza Nuova.
La somma di questi dei consensi, ricordiamo espressa alle Europee del 26 maggio, fa 186 preferenze le quali, ridotte del calo fisiologico che ha portato solo il 55% degli osimani a ripetere il voto nel ballottaggio del 9 giugno, fanno pur sempre un centinaio di voti.
Esattamente 102.
Voti su cui la analisi approfondita, pubblicata la settimana scorsa, relativa all’interessante spostamento di consenso, da una domenica all’altra, ha già fornito un primo responso chiaro.
Dei 102, casapandisti e soci andati al voto, in circa 21 hanno votato per il candidato politicamente più vicino Dino Latini, mentre il grosso, i restanti 81 ex elettori della Mariani, hanno preferito far vincere Pugnaloni!
Cosa sarebbe accaduto se la decisione di Iannone e Di Stefano, vale a dire di pentirsi in tempo di rubare voti utili a Destra, fosse stata presa prima del 9 giugno?
Armiamoci di calcolatrice a mente e vediamo, tanto per curiosità. Pugnaloni da 8.440 schede sarebbe fatalmente sceso a quota 8.338; Latini invece, potendone incamerare il voto, salirebbe da quota 8.288 alla soglia massima e non raggiungibile di 8.390, vale a dire un differenziale super minimo di 52 voti, a favore di Latini; ma un intero mondo politico che cambia!
La realtà, come ben sanno gli osimani, aiutata dal significativo tradimento politico di Alessandrini, ha prodotto, di un soffio, altri risultati.
Prendere atto per l’estrema Destra osimana, a distanza di poche settimane e con rare ma significative eccezioni, di non averci capito molto e aver prodotto alla città danni storici di non calcolabile importanza, è già un primo atto su cui appare utile azzerare la situazione e ripartire facendo con pazienza l’elenco delle macerie accumulate.
Solo se il manipolo di voti caduti in ostaggio nelle mani della Mariani, saprà riconoscersi e far propria una simile autocritica (percorso peraltro tutto da verificare)… chi verrà dopo di noi potrà scrivere, tra mezzo secolo, che tanto disastro non giunse invano.