Gli esami in corso dei computer e dei telefonini utilizzati nella trattativa con l’Ungheria sveleranno il ruolo dell’ex Direttore generale. Nel frattempo nessuna traccia dei 600.000 euro
Truffa Astea Energia, resta più che mai in bilico la posizione dell’ex Direttore generale Luciano CASTIGLIONE: nel raggiro internazionale patito per 600.000 euro c’è stata solo colpa o ci fu del dolo per il manager caro al Partito Democratico?
Questo, ormai fuori dalle righe del primo riserbo, l’interrogativo principale che aleggia nella stanza dei bottoni investigativa. Al di la della circostanza, al momento tutta da verificare, del possibile recupero di parte o dell’intero bonifico improvvidamente inviato in Ungheria, è proprio la posizione dell’alto amministratore siciliano ad essere analizzata e messa a fuoco, giorno dopo giorno, attraverso l’analisi della verità che dovrebbe sopraggiungere, sopratttutto, dalla lettura in corso dei computer e dei telefonini affidati dal Tribunale al tecnico informatico Luca RUSSO.
E’ di tutta evidenza che un conto è sperare di risultare alle indagini come un amministratore ingenuo, leggero, poco attento e quindi sostanzialmente poco capace ma giuridicamente vittima di una truffa a largo raggio e tutt’altra posizione, ben più pesante, sia a livello civile che penale, sarebbe risultare iscritti all’inchiesta come personaggio con troppi passaggi da chiarire e spiegare.
Nella prima ipotesi veniale, il recupero della somma girata all’estero potrebbe servire a CASTIGLIONE per mettere sostanzialmente a tacere Astea Energia e soprattutto la SGR (detentrice della maggioranza delle quote societarie) pagando alla vicenda “solo” la inevitabile pubblicità negativa con la rinuncia obbligata alla posizione apicale e forse anche l’addio alla carriera di manager pubblico.
Dovessero prevalere, nell’inchiesta in corso, ipotesi meno buoniste ecco che – recupero o non recupero della somma, allo stato con riuscita del tentativo in corso tutt’altro che scontato – potrebbero aprirsi, anche per CASTIGLIONE, scenari di una certa consistenza, oltre che civili, anche penali.
Allo stato il silenzio sepolcrale del manager, addirittura fin dalle ore precedenti lo scoop giornalistico messo a segno da OSIMO OGGI, se da un lato è in linea con la richiesta di non pubblicità normalmente avanzata dagli investigatori per qualsiasi indagine in corso d’opera, dall’altro segnala proprio una certa non sufficiente serenità dell’ex vertice Astea Energia ad affrontare, come consigliato, l’opinione pubblica. Non ultimi i troppi dubbi, questi di natura squisitamente politici, che le opposizioni, seppur tardivavamente, hanno iniziato a muovere.
A cominciare dalla natura stessa e allo stato dubbia dell’operazione e dalla cifra movimentata che, secondo quanti hanno sbirciato nello Statuto societario, non rientrerebbe nelle facoltà del Direttore, abilitato alla firma solitaria, ovvero non avallata dal Consiglio di amministrazione, solo per somme molte volte inferiori.
Annotazione a parte finale. La vicenda, pur essendo stata denunciata ai Carabinieri in tempi confacenti alla fregatura incassata, risulta stranamente formalizzata da Astea Energia non nella vicina e competente caserma di via Saffi ma piuttosto nella più “anonima” Ancona.
Anche in questo caso la scelta di Luciano CASTIGLIONE, non grave ma comunque incomprensibile, potrebbe rischiare il buon esito dell’operazione “rientro” della somma truffata.
Nonostante il solito rapido e decisivo intervento dei Carabinieri di Osimo, capaci di movimentare l’Interpol per i passi successivi praticamente in tempo reale, è indubbio che l’allarme sia scattato solo a distanza di “qualche giorno” rispetto al deposito, vale a dire regalando agli ungheresi e a chi altro tempo prezioso: quello materiale per il fascicolo di arrivare, anzi far tornare, la notizia da anconetana ad Osimo!