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𝐀 𝐦𝐚𝐫𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐧𝐜𝐡𝐢𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐨𝐦𝐢𝐜𝐢𝐝𝐢𝐨 𝐛𝐫𝐮𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐊𝐥𝐚𝐣𝐝𝐢 𝐁𝐢𝐭𝐫𝐢, 𝐝𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐞 𝐚𝐥𝐠𝐞𝐫𝐢𝐧𝐨 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐩𝐨𝐭𝐮𝐭𝐨, 𝐜𝐨𝐧 𝐬𝐢𝐦𝐢𝐥𝐢 𝐝𝐚𝐭𝐢, 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐥 𝐝𝐨𝐩𝐩𝐢𝐨 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨. 𝐍𝐨𝐧𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐚𝐫𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐢 (𝐄𝐫𝐢𝐤𝐚 𝐏𝐚𝐬𝐪𝐮𝐢𝐧𝐢, 𝟐𝟑 𝐚𝐧𝐧𝐢, 𝐨𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐌𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐒𝐚𝐧 𝐕𝐢𝐭𝐨) 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐩𝐩𝐢𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐢𝐯𝐞𝐯𝐚 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐚 𝐉𝐞𝐬𝐢, 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐞. 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐚 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐒𝐢𝐫𝐨𝐥𝐨 𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐢𝐥 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨

Non aveva una occupazione stabile e soprattutto non era pulito con la legge risultando segnalato in Prefettura come assuntore di sostanze stupefacenti. Per questo motivo aveva subito una serie di prescrizioni tipiche, tra cui il ritiro momentaneo della patente.

Eppure, nonostante questi ostacoli di legge, teoricamente non superabili, l’algerino Fatah MELLOUL da circa quattro mesi poteva vantare il rilascio della cittadinanza italiana!

E’ quanto sta emergendo andando a scavare nel passato dell’omicida di Sirolo che, dopo aver ucciso Klajdi BITRI conficcando in petto all’albanese una fiocina da pesca, ha estratto il tridente insanguinato per andarsene, con lo stesso attrezzo, tranquillamente a pesca!

Operaio a Jesi presso una azienda attiva nel settore degli impianti anti incendio, il 28enne MELLOUL, originario di una località nell’entroterra della capitale Algeri, avrebbe visto concludersi a giorni, entro settembre, il proprio contratto di lavoro.

A Jesi invece si era trasferito da poco tempo, da Montecarotto dove risiede la numerosa famiglia magrebina dell’assassino. Nella città di Federico II MELLOUL era andato a convivere, quartiere Prato, con una ragazza di 23 anni, Erika PASQUINI, originaria di Monte San Vito, nonostante il parere contrario dei genitori che pure, per non frapporre ostacoli, hanno concesso ai giovani, mal volentieri, l’utilizzo della Opel (intestata al padre di lei) utilizzata per raggiungere Sirolo; l’auto alla cui guida – domenica pomeriggio dopo la doppia aggressione ad un uomo della prima macchina e il colpo mortale sull’albanese – si sarebbe messa propria la ragazza per “recuperare” alla rotonda il fidanzato attorniato dalla piccola folla di testimoni e allontanarsi da via Cilea, direzione Ancona.

A scatenare la rissa, trasformatasi in omicidio volontario gravato da futili motivi, il passo lento di un’auto condotta da una 40enne di Ancona con a fianco il marito e due bimbi piccoli.

Fatah MELLOUL, 28 anni, italo-algerino. Contratto di lavoro in scadenza, segnalato come assuntore di droga, ha ottenuto lo stesso la cittadinanza!

La coppia, dopo aver condiviso, con Klajdi, il fratello minore e un terzo albanese, il pranzo presso un ristorante di Marina di Montemarciano, anziché fermarsi in spiaggia ha preferito mettersi in macchina, con due auto, alla volta della più intrigante Sirolo.

Ed è proprio sotto il Cònero che il destino aveva fissato l’appuntamento fatale. “Procedevo effettivamente lenta – ha confermato la donna al volante, titolare in passato del primo lavoro di Klajdi BITRI in Italia – in quanto non conoscevo la zona e stavamo cercando parcheggio. Ad un tratto mi sono ritrovata davanti questo ragazzo che inveiva contro me e mio marito che, nella foga della discussione, ha avuto la peggio con una scarica di violenza mai vista, pugni e calci. La scena è stata vista anche dai nostri tre amici albanesi che, immediatamente, sono scesi dall’auto per soccorrere mio marito. E’ a questo punto che lo sconosciuto è tornato sui suoi passi per ritornare un attimo dopo armato di quel tridente. Ho urlato a tutti di mettersi al riparo ma è stato un attimo. Quel ragazzo si è diretto proprio verso Klajdi e – guardandolo in volto – gli ha conficcato la fiocina all’altezza del cuore…”.

Anche Fatah ed Erika, da Jesi erano giunti a Sirolo per una semplice passeggiata, prima di tornare al loro mare abituale, a Palombina, e alla pesca. Non avevano alcuna fretta di raggiungere un luogo particolare; ma non avevano fatto i conti con la rabbia, quell’istante ingovernabile di lucida pazzia in grado di cambiarti o distruggere una vita in un flash.

Per entrambi, dunque, vittima e carnefice, spinti dal fato dal nord della provincia a Sirolo. In cerca del suo mare; trovando invece il proprio destino.

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