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𝗔𝗹𝘁𝗿𝗮 𝗯𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮 𝗽𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗮𝘁𝗮 𝗮𝗹 𝗣𝗮𝘁𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗢𝘀𝗶𝗺𝗮𝗻𝗶. 𝗡𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗔𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗵𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝗼 𝗹’𝗵𝗮𝗿𝗮𝗸𝗶𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗼, 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗼𝘀𝘀’𝗮𝗹𝘁𝗿𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝗺𝗲𝗿𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗻𝗴𝘂𝗶𝗻𝗲𝗲. 𝗢 𝗺𝗲𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗹𝗮 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗺𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗼 𝗝𝘂-𝗧𝗲𝗿 𝗰𝗹𝘂𝗯, 𝘃𝗲𝗻𝗱𝘂𝘁𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮̀ 𝗮𝗺𝗺𝗮𝗻𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗮 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝗲𝗱𝗶: 𝘁𝗿𝗼𝗽𝗽𝗼 𝗮𝘁𝘁𝗶𝗴𝘂𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗿𝗲

SIMONCINI PRESIDENTE E LA SCELTA DELLO JU-TER QUALE ASSOCIAZIONE BENEMERITA 2024:

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MAMMA CINGOLANI NON BENEMERITA, NONNO MARABINI TRE VOLTE

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La motivazione bocciata per Anna Maria CINGOLANI, madre del Consigliere comunale Massimo CINGOLANI e mancata benemerita

Forse solo Gennaro SANGIULIANO, ai tempi belli della Direzione del TG2 e della successiva conduzione del Ministero della Cultura, avrebbe potuto far meglio del Presidente Stefano SIMONCINI.

Fino a prova del contrario Maria Rosaria BOCCIA parrebbe dotata di fisico più che in grado di fare pieno onore al proprio nome, è difficilmente arginabile per un 96% dei maschi italiani in età sessualmente attiva, non rappresenta il prototipo della sprovveduta e soprattutto, letto e dintorni a parte, non aveva ancora fatto in tempo a stringere rapporti di parentela con l’ex Ministro.

Nel caso di Stefano SIMONCINI, invece, conferendo simbolicamente la medaglia d’oro (chissà perché, poi, solo simbolicamente?) al club finto “giapponese” Ju-Ter, ovvero premiando di fatto la sorella Silvia SIMONCINI, stella di prima grandezza dell’associazione, l’equazione non regge.

Si spera non toccherà proprio al Presidente del Consiglio comunale Stefano SIMONCINI l’incombenza scomoda di premiare la sorella Silvia

Perché se è vero, come tragicamente vero, che un figlio non dovrebbe, non può e di fatto non è riuscito a far valere il proprio ruolo istituzionale per elevare agli altari civili la propria mammà (vedi la celeberrima vicenda CINGOLANI, madre e figlio) è indiscutibilmente vero, anzi ancor più sacrosanto, che un fratello non dovrebbe dare adito ad altrettanto nei confronti della sorella. Pur volendole tutto il bene del mondo. O meglio proprio perché questo amore tra consanguinei appare pacifico e di grande evidenza, come giusto.

Si dirà: ma se non ci premiamo tra noi (come i Rossi hanno dimostrato di saper fare e hanno fatto per un decennio) chi cavolo mai ci offrirà una targa, una pergamena, un encomio da esibire o appendere al muro?

Sacrosanta preoccupazione. Mala tempora currunt, non resta che adeguarci al sistema, chiudere gli occhi, tapparsi il naso e fingere di essere i più belli e bravi in circolazione.

Fingere? Mica tanto. Se al club giapponese qualcuno infatti, indagando un pò come si dovrebbe, potesse porre la domanda “ma questo Festival sulle trasmissioni di intrattenimento tv” che senso ha camuffarlo col giornalismo, addirittura col di più del parolone di “inchiesta”? Quali risposte porterebbe a casa?

Lasciamo a chi ha partecipato, negli anni, a qualche serata festivaliera, la propria opportuna risposta. Che non vogliamo conoscere.

Quel che conosciamo è l’amaro affarismo di consensi, tramutatosi negli anni, grazie soprattutto alle false benemerenze distribuite alla chiunque, in nepotismo vero e proprio, senza più neanche l’onestà di arrossire.

Per la cronaca, anzi per la storia cittadina, serve chiarire che l’associazione col nome assurdo venne fondata sul finire degli anni ’90 dall’allora emergente e contro corrente Dino LATINI; un club vagamente culturale nato a sostegno e in preparazione della scalata dell’allora duo LATINI-SIMONCINI alla stanza dei bottoni.

Silvia SIMONCINI, da 13 anni al vertice del Festival del Giornalismo di inchiesta, punta di diamante dell’attività dello Ju-Ter club

Ottenuto lo scopo, lo Ju-ter è lentamente scivolato, di anno in anno, nelle mani di SIMONCINI e da questi in quelle della dolce sorella Silvia… ma uomo di casa al pari di Stefano.

Da qui l’idea buona di sviluppare, a partire dagli anni di SIMONCINI Sindaco, una rassegna incentrata a valorizzare il tema difficile del giornalismo in Italia, in particolare spaziando nelle praterie delle inchieste, sempre meno pascolate da addetti ai lavori sempre meno coraggiosi e sempre meno pagati.

Un brutto muso con una realtà di provincia oltremodo scottante ma non appagante per un pubblico generalista che ai problemi del cronista sotto casa – eternamente al laccio (positivo o negativo) dei politici, se non quando della criminalità e del Potere in genere costituito, compreso quello dello Stato – non si è mai appassionato.

Molto meglio virare sui “divi” e “divetti” del rutilante mondo televisivo capaci di attrarre, quanto meno curiosità e finta partecipazione.

Tutto questo, da domenica, premiato da un Presidente-fratello; ed elevato al massimo altare cittadino, quale esempio positivo da seguire, attraverso il volto sorridente di una sorella factotum.

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