Nei guai una maestra di asilo osimana, Lorena Palmieri, accusata di maltrattamenti nei confronti di due piccoli di 3 e 4 anni affidati dai genitori alla scuola di infanzia “Borgo amico”, al Borgo.
L’insegnante, residente a Numana e sebbene vicina alla pensionamento ancora al lavoro presso altro nido di Osimo, è comparsa alla sbarra la settimana scorsa presso il Tribunale di Ancona.
Assistita dal legale Ennio Tomassoni di Ancona la donna proverà a dimostrare la propria innocenza dalle accuse mosse dalla Procura che, nel giugno scorso, ha aperto un fascicolo sui metodi di insegnamento intrapresi dalla Palmieri nel periodo fine 2011-primavera 2012. Non solo severi – si sospetta – ma veri e propri maltrattamenti a danni di bimbi indifesi.
“Quando mio figlio tornava a casa dall’asilo manifestava comportamenti strani. Se qualcuno ad esempio lo sgridava iniziava ad urlare e si graffiava in faccia! A volte – ha raccontato in Tribunale una delle due mamme – faceva resistenza e giunti davanti l’asilo, riconosciuto il posto, non voleva entrare…”.
Solo nel tempo la mamma che accusa la maestra Palmieri ha messo insieme gli strani atteggiamenti del figlio ricollegandoli a qualcosa che non andava all’interno della scuola materna del Borgo.
Arrivare fino alla maestra Palmieri non è stato semplice per una mamma che, di fronte ai propri interrogativi circa i metodi utilizzati e le reazioni del figlio, si è trovata di fronte un vero e proprio muro di gomma, in apparenza invalicabile.
Non solo la stessa insegnante, sentita per primo dai genitori del bimbo, ha negato qualsiasi circostanza che potesse in qualche modo ricondurre a responsabilità precise del nido “Borgo amico” ma anche tutte le altre insegnanti, pure quotidianamente al lavoro nella struttura del Borgo, hanno negato alla donna che gli strani atteggiamenti tenuti in casa dal bambino e le reiterate reazioni dello stesso nel non voler entrare al nido, potessero essere frutto di qualche episodio sfuggito, in qualche modo di mano.
Anche lo stesso Direttore dell’istituto comprensivo Fabio Radicioni, nel cui ambito ricade il nido, ha negato ai genitori che il bimbo potesse, in qualche modo, essere vittima di alcunchè.
Insomma gli episodi del 2011-2012 sarebbero rimasti senza spiegazioni se lo stesso direttore Radicioni, pur negando circostanze ai diretti interessati, non fosse intervenuto consigliando alla Palmieri il trasferimento presso altro nido.
Proprio questa circostanza, chiamiamola coincidenza, ha indotto la maestra ad opporre rifiuto al trasferimento impugnando il provvedimento di mobilità davanti al Tribunale del Lavoro.
Ciò è bastato ai genitori, seguiti dall’avvocato Fabrizio Naspi di Ancona, tramutatosi in una sorta di investigatore, a far cadere la catena degli indizi sulla principale sospettata e quindi a dare un nome e cognome alla presunta autrice dei maltrattamenti.
Dal fascicolo messo insieme in Procura emergono tutta una serie di particolari – da appurare nel corso del dibattimento giunto appena all’udienza iniziale – da brivido.
Si va dagli insulti alle parolacce a punizioni fisiche troppo severe e persino a qualche strattonamento a disegnare un quadro che vorremmo non confermato in quanto altrimenti di autentico brivido.
Tra le frasi quotidiane più ricorrenti all’interno del Borgo amico pare ci fosse “sei matto” e/o “sei un delinquente” urlate dalla Palmieri ai bambini.
Tutta da verificare, al contrario, l’accusa di maltrattamenti, oppone il dubbio l’avvocato difensore Tomassoni. Il legale minimizza l’accusa e porta in processo il curriculum della Palmieri “per anni maestra d’asilo ineccepibile” e la testimonianza delle colleghe operanti al Borgo.
Non tutte però sarebbero pronte a giurare di non aver assistito a nulla di men che lecito; sembra che qualche freccia, a testimonianza del contrario, figurerebbe nell’arco dell’accusa, costituitasi non a caso parte civile nel processo.
Se ne riparlerà nel corso della seconda udienza, fissata per luglio quando sarà la volta dei consulenti di parte; è probabile che una volta esaurite le testimonianze tecniche e ascoltate le parole decisive delle colleghe – terza udienza tra fine anno e inizio 2018 – si possa giungere ad un primo punto fermo con la sentenza di primo grado.