“Se dovesse essere confermato il pagamento di un riscatto in denaro a favore di terroristi lo Stato si sarebbe macchiato di una grave sconfitta”
9 maggio 1978 – 9 maggio 2020. A distanza di 42 anni due 9 maggio molto diversi.
All’epoca il Governo decise per la fermezza e la volontà di non trattare con i rapitori; il risultato è noto e scritto da tempo sui libri di storia patria.
L’altro giorno, dinanzi a vicende neanche lontanamente paragonabili – eccezion fatta per lo Stato nella identica situazione di 42 anni fa di soggetto sottoposto ad estorsione – il primo Ministro Conte ha deciso diversamente da Andreotti optando per l’indimostrabile accettazione di trattare. Dopo il ragionamento con la mafia per liberare tutti i boss detenuti, anche una chiaccherata amichevole con i tagliagole somali di Al Shabaab non avrebbe potuto far maggior danno.
Allo scopo è notizia di ieri che il Codacons, anticipando le polemiche politiche che pure potrebbero incontrare la sordina mediatica per l’imminente uscita del nuovo Decreto anti virus, ha deciso di bruciare i tempi presentando un esposto alla Corte dei Conti per possibile reato contabile in danno delle già misere tasche degli italiani.
Questo il testo del comunicato dell’associazione consumatori in cui si richiedono chiarimenti sul presunto riscatto di 40 milioni pagato dallo Stato per liberare Silvia Romano.
Nel testo si parla di minaccia di morte non reale e danno erariale la liberazione della giovane cooperante italiana; buon esito dell’operazione che ha fatto felici non solo i familiari della ragazza ma anche molti italiani che hanno vissuto con apprensione la vicenda della 24enne milanese, rapita in Kenya nel novembre del 2018.
Gioia che fa da contraltare – perché, probabilmente, meno rumorosa – alla valanga di commenti denigratori nei confronti della donna che, una volta atterrata a Ciampino, ha detto di aver deciso – durante i lunghi mesi del sequestro – di convertirsi all’Islam.
Da qui la ricordata richiesta alla Corte dei Conti di fare chiarezza.
“La vicenda presenta molte, troppe zone d’ombra – lamenta l’associazione – su cui è necessario fare chiarezza. Ovviamente salvare i nostri connazionali è un obbligo per lo Stato italiano e siamo tutti lieti per la liberazione di Silvia Romano; ma il pagamento di un riscatto in favore dei rapitori potrebbe rappresentare un reato… non solo penale ma anche contabile”.
Stando ai rappresentanti dei consumatori nella vicenda di Silvia Romano aleggiano più ombre che luci: “Sembrerebbe non sussistere la condizione – stando ai firmatari l’esposto – che il codice penale richiede, ossia una reale minaccia di morte imminente.
Va accertato poi se la stessa potesse muoversi liberamente nei luoghi dove veniva portata senza che i servizi segreti, pur informati, abbiano mai tentato in un anno e mezzo, come fatto altre volte, di liberarla.
Inoltre va accertato se la Romano abbia liberamente scelto di abbracciare la religione dei suoi rapitori, convertendosi all’Islam e soprattutto se vi fossero i requisiti per il pagamento di un riscatto”.
In definitiva l’associazione dei consumatori chiede alla Corte contabile che siano interrogate tutte le persone coinvolte nelle fasi di mediazione con i terroristi di Al Shabaab, per verificare la voci sul presunto riscatto pagato dallo Stato per riportare Silvia Romano a casa.
Chiosa finale di Codacons: “In tale contesto, se confermato, il versamento di denaro in favore di rapitori rappresenterebbe una pesante sconfitta per lo Stato italiano”.