L’italo colombiano, 20 anni, arrestato ad Osimo, in flagranza, dietro denuncia di due fratelli osimani, si è detto innocente ed ha invitato la Procura ad indagare, senza però fare nomi utili, sul possibile colpevole. Il ragazzo anconetano confermato dal Gip in carcere
Pentito a giugno di trafficare droga, a dicembre si dice convinto di essere stato incastrato, da innocente, in un disegno preordinato per metterlo, a soli 20 anni, in guai grossi.
Da chi sarebbe stato preordinato il piano, però, l’anconetano Steven PEREZ VAZQUEZ – arrestato la settimana scorsa, ad Osimo, dalla Squadra Mobile – non sa neanche ipotizzarlo.
Ascoltato dal giudice per le indagini preliminari Carlo MASINI in sede di convalida dell’arresto, il giovane anconetano, assistito dall’avvocato Giuseppe CUTRONA, ha tratteggiato di se l’immagine del bravo ragazzo, designato come facile vittima sacrificale in virtù dei suoi freschi precedenti.
La tesi difensiva, discretamente ardita, stenta però a restare in piedi di fronte alle precise contestazioni in mano alla Squadra Mobile che ha condotto le indagini, raccolto le denunce e organizzato l’arresto in flagranza di estorsione.
Se, infatti, le spiegazioni di PEREZ VAZQUEZ, in ordine alla nuova droga ritrovata e all’account “Medellin” utilizzato per minacciare i due fratelli osimani ex clienti, potrebbero in qualche modo risultare plausibili, ben poco di interessante il ragazzo, già Re della movida anconetana, ha saputo fornire come spiegazione alla sua presenza ad Osimo, in casa degli ex clienti oggi denuncianti, per incassare il denaro preteso nelle mail estorsive.
Ma andiamo per ordine. Il mezzo etto di cocaina ulteriormente ritrovata dagli uomini del Capo della Squadra Mobile Carlo PINTO? PEREZ VAZQUEZ si è detto inconsapevole del ritrovamento, in quanto la perquisizione degli agenti è avvenuta in una abitazione da tempo non più nella disponibilità dell’italo-colombiano.
E a proposito delle minacce ricevute via mail, a turno, dai due fratelli osimani che lo accusano di estorsione, PEREZ VAZQUEZ si dice certo di non essere il proprietario dell’Ip incriminata da cui sono partite, chiedendo al gip MASINI di accertare, tramite consulenza tecnica, il vero responsabile dell’invio telematico.
Resta il fatto che “Pablo Escobar”, re internazionale del narco traffico, altro soprannome affibbiato all’indagato, ad Osimo per incassare denaro ci sia andato effettivamente e che ad attenderlo abbia trovato, sul più bello, mezzo squadrone intero di Polizia, radunato in casa dei fratelli osimani giusto per il 20enne anconetano.
Ad Osimo da Ancona e in casa dei due ex clienti, il pentito PEREZ VAZQUEZ sarebbe andato a fare che? La tesi a tavolino preordinata dall’avvocato difensore, sul punto ha scricchiolato abbastanza, tanto che l’arresto è stato, alla fine, convalidato dal dottor MASINI; secondo la ricostruzione dei fatti avanzata dal giovane arrestato, Steven PEREZ VAZQUEZ sarebbe risultato, da innocente, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, vittima di un piano preordinato da terzi.
Quei soldi, circa 3.000 euro a titolo di rimborso spesa per il mancato guadagno della droga di giugno, pretesi e ottenuti dall’italo-colombiano agli osimani? Frutto di una cessione volontaria e priva di qualsiasi intimidazione. Almeno da parte sua.
Insomma un tentativo legittimo di mescolare le carte nel tentativo di insinuare, almeno il dubbio, che la persona colpevole dell’estorsione sia altra rispetto all’anconetano.
Tentativo, alla lettura degli atti, alquanto maldestro dal momento che in mano all’accusa appaiono fior fiore di prove e documenti, a partire dalla denuncia sottoscritta proprio dagli osimani costretti a pagare, anche se ad un presunto innocente, il richiesto rimborso spese.
Pare poi alquanto strana la corrispondenza della cifra pagata, con denaro in precedenza fotocopiato e messo a disposizione dalla Questura per la bisogna, con la cifra richiesta dal terzo, immaginifico, compare materializzatosi su Instagram col nick “Medellin”; denaro rilasciato dagli osimani “volontariamente” a PEREZ VAZQUEZ e incredibilmente dello stesso identico importo.
Insomma una tesi difensiva ardua, se confermata in sede processuale, degna dei migliori film di azione.
A carico della difesa il compito, non semplice, di dare un nome e cognome all’identità misteriosa che avrebbe preordinato un simile piano di circostanze e coincidenze, finalizzate ad incastrare il re pentito.
In attesa di novità Steven PEREZ VAZQUEZ proverà a farsi un’idea più precisa, dal carcere di Montacuto dove è stato confermato, sull’identità del personaggio o dei gruppi legati al mondo della droga che l’hanno incastrato; giusto per fargli pagare il desiderio di voler finalmente diventare un bravo ragazzo.