Giulio Romano ascoltato in audizione a San Macuto. Senza parole il Presidente Nicola Morra (5 Stelle)
Ascolta l’intera audizione di ROMANO all’Antimafia
Può bastare un banale errore di battitura, nell’indirizzare una mail, per liberare uno dei più feroci boss della camorra Casalese?
Se l’errore viene commesso in Italia, meglio ancora da personale appartenente al Ministero di Grazia e Giustizia, la risposta assume carattere inequivocabile. Cioè si. Aggiungeremo, per sicurezza del boss, anche un “basta e avanza”.
Non fossimo tipo “Scherzi a parte” ma al cospetto del boss Pasquale ZAGARIA, fratello del capoclan Michele ZAGARIA (detto “Capastorta”) ci sarebbe da preoccuparsi.
Nell’allegro dipartimento della Giustizia italiano, invece, parrebbe essere la prassi. Non codificata da leggi… ma di fatto prassi! Pasquale ZAGARIA, detto “Bin Laden”, 60 anni, la scorsa primavera ha lasciare il carcere di Sassari soprattutto grazie a un banale errore di battitura! Un maledettissimo, evitabilissimo, sfortunatissimo refuso!
Ad aprirci le porte del carcere… dunque una svista di due lettere invertite all’interno di un indirizzo mail! Un refuso di chi ha materialmente redatto la posta elettronica ed ecco che un “ai” è diventato improvvisamente “ia”, guarda casao finale del cognome di ZAGARIA.
Il risultato? La comunicazione internet non è mai arrivata a chi avrebbe potuto e dovuto bloccare la scarcerazione di ZAGARIA; in realtà non è arrivata al carcere di Sassari nemmeno la notifica di mancata consegna e così il “Bin Laden” della camorra dei Casalesi ha potuto usufruire del beneficio Covid e lasciare l’isola alla volta del Bresciano, agli arresti domiciliari.
Per Pasquale ZAGARIA il refuso è così valso un risparmio di qualche mese di carcere in quanto il campano, lasciando il carcere in anticipo ha soltanto anticipato la libertà di fatto visto che il fine pena, dopo aver passato circa 16 anni dietro le sbarre, era comunque vicino.
A spiegare il retroscena della scarcerazione del boss è toccato, giusto ieri mattina a Roma, davanti la Commissione parlamentare Antimafia, al magistrato Giulio ROMANO, al tempo di Basentini Direttore generale presso il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per il trattamento dei detenuti.
Giulio ROMANO, affatto imbarazzato, ha parlato di “un grave errore del mio ufficio”; l’ex Direttore generale della direzione detenuti e trattamento del Dap è stato ascoltato a Palazzo San Macuto nell’ambito dell’audizione sulla famosa circolare del 21 marzo scorso (frutto della trattativa tra il nostro Governo e la Mafia, portata avanti tramite i servizi segreti), relativa alla segnalazione all’Autorità giudiziaria dei detenuti con gravi patologie e sulle conseguenti scarcerazioni e le misure alternative alla detenzione da intraprendere per l’emergenza Covid 19.
“È stato accertato un grave errore nell’indicazione della posta elettronica del Tribunale di Sassari, imputabile all’ufficio e al personale della direzione che io dirigevo”, ha detto Romano.
Il problema sarebbe nelle caratteristiche del sistema usato per le comunicazioni via mail: in caso di pec, è notorio anche ad un bambino, c’è una ricevuta di consegna; ma se al Tribunale di Sassari si utilizza una casella mail normale… ecco che magicamente non arriva nessuna notifica!
Né per la consegna, né col classico “Delivery Status Notification (Failure)” che avvisa quando qualcosa è andato storto.
Di questo problema, ha proseguito angelicamente il Direttore Giulio ROMANO, “nessuno si era reso conto in precedenza… tanto che risulta ancora oggi irrisolto”!
Nel dettaglio, il grave errore è stato commesso da chissà quale impiegato… ed è relativo alla trascrizione di un cognome: “Nel procedimento di citazione del tribunale di Sorveglianza di Sassari c’era la dipendente addetta alla ricezione di quel tipo di atto” – ha spiegato il dottor ROMANO – ma è bastato che il personale “scrivesse quel nome da ‘ai’ in ‘ia’ perché quella mail non arrivasse mai”.
E così, quando il Tribunale di Sassari chiese di valutare il trasferimento di ZAGARIA in un’altra struttura (per le sue condizioni di salute, struttura anti Covid inesistente in Italia, NdR.), dal Dap non arrivò mai nessuna risposta. Col risultato che chi tace di fatto acconsente! Come in decine di altre scarcerazioni facili registrate in Italia tra aprile e maggio, dopo l’avvenuto accordo tra il Governo Conte e la criminalità organizzata, seguito ai tre giorni di disordini di marzo nei principali istituti di pena italiani.
Il presidente della commissione Antimafia, l’onorevole grillino Nicola MORRA, si è detto “esterrefatto” per questa spiegazione e ha invitato ROMANO a “ritornare in Commissione antimafia”, convocandolo nuovamente per proseguire l’audizione.