RISTORANTI & NUOVE CRESTE, VOLA IL BUSINNES DELL’ACQUA ALLA SPINA!
INVECE DELLA MINERALE, DUE EURO PER UN LITRO DI “OSMOSI INVERSA”

RISTORANTI & NUOVE CRESTE, VOLA IL BUSINNES DELL’ACQUA ALLA SPINA! INVECE DELLA MINERALE, DUE EURO PER UN LITRO DI “OSMOSI INVERSA”

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Occhio alla tecnica: il cameriere, indicato il tavolo e consegnato il menu, chiede a bruciapelo: “In attesa dell’ordinazione posso portare l’acqua? Liscia o gassata?”. La sorpresa solo sul conto


Come spendere 15.490 lire del vecchio conio, in pratica pur sempre corrispondente ad un’ora di lavoro stipendiato – 8 euro – dei giorni nostri, ricevendo in cambio due posti a sedere e una bottiglia di acqua… alla spina, banalissima acqua potabile lavorata attraverso il sistema di osmosi inversa.

Esperienza facilissima, alla portata di tutti. Basta scegliere un qualsiasi ristorante – nel nostro caso “La Scogliera” di Numana – per avere certificata l’amara realtà.

Con una differenza: mentre il costo dell’arcaico “coperto” – usanza tutta italiana (tranne che nel Lazio, eliminato per legge regionale) – è bene o male evidenziato in menu e pertanto sei ancora in tempo, teoricamente, a non accettare un costo ritenuto spropositato… sull’acqua la sorpresa è doppia… iniziale e finale!

E – bello a sapersi – non riguarda solo l’hotel ristorante “La Scogliera” ma la moda è purtroppo invalsa in tutti i locali, ormai la maggior parte, che utilizzano acqua filtrata da proporre al cliente liscia o gassata.

In pratica il giochino funziona così, attenzione. Il cliente viene accompagnato al tavolo dal cameriere il quale, dopo aver atteso che vi siate comodamente seduti e porto in mano il menù, parte con la domanda a trabocchetto: “Intanto che sceglie… porto dell’acqua?”.

Il cliente, colto alle spalle, non ha tempo di ragionare sul senso di farsi anticipare dell’acqua… per farne che. Quindi, senza porre attenzione alla risposta, conferma sorridente alla proposta, evidenziando il proprio gusto se naturale o gassata.

Chiaramente siamo nel campo delle parti, dove ognuno gioca la propria senza però neanche sospettare che il cameriere stia giocando con metodi impropri, per non dire truccati.

Sottolineando la scelta tra acqua liscia o gassata, difatti, il 100% della clientela sarà stato automaticamente proiettato, con la mente, verso il nobile mondo delle acque minerali.

E poco importa se, un istante dopo l’ordinazione, lo stesso cameriere deposita a centro tavolo una invitante brocca, specie in estate, di fresca acqua… del rubinetto, opportunamente trattata.

Si, la legge, quella uguale per tutti, sarebbe teoricamente ancora dalla nostra parte, tanto che all’articolo 13 del Decreto 181/2003 si specifica che la dicitura di “acqua potabile trattata” (se liscia) o “acqua potabile trattata e gassata” (se addizionata di anidride carbonica) va posta sulla caraffa, sulla brocca o bottiglia utilizzata… ma in realtà i locali che si attengono alla norma sono discretamente rari.

Abbondano ogni giorno di più, invece, coloro che giocando sulla scelta – liscia o gassata – servono in tavolo della banale acqua affinata anzichè la minerale confusa dagli identici aggettivi. Sia l’acqua potabile trattata che quella minerale, infatti, si ritrovano, per un vuoto di normativa, ad utilizzare la stessa terminologia.

Da qui l’avvio dell’inventiva, tutta italiana, di accesso ad un nuovo e ben remunerato businnes attraverso la possibilità legale di poter fare legittimamente la cresta su una bottiglia d’acqua.

Alzino la mano coloro che – alla fatidica domanda liscia o gassata e venendo serviti con acqua potabile liscia o gassata, invece della immaginata minerale – hanno obiettato la differenza al cameriere.

Per quieto vivere a noi non è mai successo. Così come 97 e passa italiani su 100 fanno abitualmente buon viso a cattivo gioco per non rovinarsi sul nascere quella che dovrebbe essere una piacevole serata a due al ristorante.

Tutto questo consente, unicamente al ristoratore, ricarichi e guadagni impensabili e impensati fino a pochi anni fa.

L’acqua filtrata fatta pagare 2 euro, nuovo “affare” della ristorazione italiana

Sapete quanto costa in Italia, mediamente, un litro di acqua fatta sgorgare dal rubinetto? Poco, molto poco. Appena 1,37 euro a metro cubo; largamente il prezzo migliore di gran parte d’Europa. E in un metro cubo, stando ai nostri vaghi ricordi scolastici, ci stanno giusto giusto 1.000 bottiglie d’acqua da un litro che, servite al ristorante, lievitano al favoloso guadagno di 2.000 euro! Giusto il tempo di ricaricarci sopra un bonus a bottiglia pari a 1.460 volte quanto pagato per l’acqua del Sindaco.

Facile obiezione. Ma ci sono i costi del macchinario, la manutenzione, i filtri. Tutto vero. Grosso modo i costi sopportati, ad esempio, da Astea per erogare acqua filtrata, fresca o naturale, liscia o gassata, dalle “casette” operanti a San Biagio, Passatempo, Osimo Stazione e presso il maxi parcheggio.

In questo caso con 2 euro, ovvero il prezzo praticato da tanti ristoratori troppo poco attenti alla clientela, non si porteranno a casa le 1.460 bottiglie ottenibili in casa… ma pur sempre 600 litri di fresca frizzante, simil minerale, faranno festa a tavola!

Ecco rivendere al pubblico dell’acqua, ancorchè trattata come meglio non si potrebbe, apponendo sopra un vantaggio 600 volte il puro costo, non è morale.

Come funziona all’estero? Semplice. Non essendo italiani sul menu è specificato il costo, in genere assai caro, delle varie acque minerali; acque che essendo minerali e acquistate all’estero, possono tranquillante arrivare anche al prezzo di 6-7 euro a bottiglia… ma liberi ciascuno se spenderli o meno.

Nel caso si volesse risparmiare sull’acqua minerale ripiegando sulla ugualmente buona bevanda che sgorga dal rubinetto (una volta filtrata, refrigerata e gassata come in Italia) questa verrà servita al tavolo ad abundantiam e soprattutto gratis!

Con tanto di coperto bannato da ogni menù…


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