Condannato, con rito abbreviato, un marocchino 37enne residente ad Osimo

IL PASSAGGIO IN AUTO
DIVENTA VIOLENZA SESSUALE

La giovane e avvenente vittima non si è costituita parte civile

Condannato, con rito abbreviato, un marocchino 37enne residente ad Osimo IL PASSAGGIO IN AUTO DIVENTA VIOLENZA SESSUALE La giovane e avvenente vittima non si è costituita parte civile

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Cinque anni e mezzo di carcere (ridotti grazie al rito abbreviato a tre anni e otto mesi); tanto è costato a Tarik El Ghaddassi, 37enne marocchino residente ad Osimo un mancato rapporto orale chiesto ad una bella ragazza originaria di Ancona, 20 anni, rifiutato dalla stessa.

Il processo condotto dal Gup Paola Moscaroli non ha chiarito se tra il marocchino e quella che è diventata la sua giovane vittima (effettivamente descritta come una ragazza dal corpo armonioso da atleta, curato in anni di palestra… insomma non esattamente il prototipo femminile di chi non lascia tracce nell’immaginario maschile) si sia consumato in un unico e isolato rapporto di violenza o se invece l’episodio – datato 17 dicembre 2016 – sia giunto al culmine di un rapporto nel tempo volontario.

Sta di fatto che il primo round processuale è andato alla ginnasta che si è vista riconoscere la propria versione.

Era un sabato sera natalizio (lo scorso 17 dicembre) quando la giovane accettò incautamente il passaggio in auto offerto dall’allora sconosciuto El Ghaddassi; diversa la ricostruzione dell’uomo che, nonostante un età quasi doppia, ha affermato di aver avuto con l’anconetana rapporti consensuali addirittura da circa un anno.

Insomma, occasionale o confermato nel tempo, il marocchino era quantomeno invaghito della ragazza e certo quella sera, alla richiesta di un banale rapporto preliminare in auto, non si attendeva un rifiuto.

Del resto aveva fermato apposta la macchina in una strada isolata e da qualche minuto aveva preso a palpeggiarla.

La giovane, invece, di compiacere l’uomo non ci pensava nemmeno; neanche quando il marocchino, ad un secondo no più convinto, si è infuriato cercando di passare per le spicce.

Forte del suo fisico, la ragazza, non solo attraente ma anche ben allenato, con un una mossa a sorpresa è riuscita a divincolarsi dalla presa e a guadagnare l’uscita dall’auto aprendo di scatto la portiera.

Ma l’aggressore, vista la mala parata, totalmente priva di motivazioni, a suo dire, con un gesto ha afferrato per i lunghi capelli quella che nel frattempo, giuridicamente parlando, era diventata la sua preda e dopo averla immobilizzata bloccandole un braccio dietro la schiena, le ha sfilato i leggins e strappato le mutandine.

Questa dunque la versione accreditata dalla vittima e fatta propria dal giudice donna Moscaroli; una versione che ogni probabilità verrà impugnata dalla difesa del marocchino (tutelato dall’avvocato Domenico Biasco di Macerata) proprio per le modalità stesse descritte nello stupro.

Impegnare per tutto il tempo una mano per bloccare un solo braccio della vittima e utilizzare l’altro per sfilare e strappare indumenti intimi per poi portare a compimento la violenza sessuale, appare opera non così tecnicamente semplice.

Per essere più chiari miliardi di maschi non sarebbero in grado, di fronte ad un no femminile, neanche di sfilare o strappare alcunchè… ma stranamente in giustizia, si sa, la versione della donna pesa di di più.

Ragazza che per l’occasione ha comunque rinunciato a rifarsi sul marocchino preferendo evitare di costituirsi parte civile.

Fin qui la prima parte dell’episodio andato a giudizio ad Ancona giovedì mattina.

La condanna ridotta a tre anni e otto mesi contempla per El Ghaddassi un secondo episodio, datato 22 dicembre, ovvero cinque giorni dopo la brutale aggressione.

L’uomo, forse temendo conseguenze per la vicenda in auto, ha bussato alla porta in pieno centro storico, zona Santa Lucia, per chiedere spiegazioni ad un 24enne ucraino, da tempo residente in città.

Spiegazioni del fatto che il giovane sarebbe stato il nuovo “ragazzo” della bella anconetana e soprattutto spiegazioni circa l’opera di convincimento da questo portata avanti nel tentativo riuscito di farle denunciare lo stupro.

“Convincimento” affidato ad un machete finito in testa al povero ucraino!

Anche in questo caso il marocchino ha provato a ridimensionare l’accaduto parlando di un litigio seguito alle spiegazioni e di una conseguente colluttazione culminata con un colpo di bottiglia in testa all’avversario e padrone di casa e rivale in amore!

Unico risultato ottenuto? Oltre che a rispondere di violenza sessuale, il marocchino osimano è stato denunciato anche per minacce e lesioni personali aggravate, rendendo assai arduo il compito al proprio legale.

Posto in stato di fermo dai Carabinieri già all’indomani del secondo episodio, Tarik El Ghaddassi ha atteso per tre mesi, agli arresti domiciliari, l’esito del processo a cui si è giunti, in primo giudizio, beneficiando dello sconto di pena di un terzo grazie al ricorso al rito abbreviato.

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