𝗔 𝗾𝘂𝗮𝘀𝗶 𝗺𝗲𝘇𝘇𝗼 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗳𝗮𝘂𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗶𝗿𝗺𝗮 𝗮 𝘃𝗶𝗹𝗹𝗮 𝗟𝗲𝗼𝗽𝗮𝗿𝗱𝗶-𝗗𝗶𝘁𝘁𝗮𝗷𝘂𝘁𝗶, 𝘂𝗻 𝗰𝗼𝗻𝘃𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗮 𝗠𝗼𝗻𝘁𝗲𝗰𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘃𝗶𝘃𝗼 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗔𝗹𝗱𝗼 𝗠𝗼𝗿𝗼. 𝗖𝗼𝗹 𝗧𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗲𝗱𝘂𝘁𝗶 𝗮 𝗧𝗶𝘁𝗼 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗮𝗻𝗶𝗹𝗶, 𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝗲, 𝗺𝗼𝗻𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱’𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗺𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗹’𝗮𝗻𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗽𝗼𝗽𝗼𝗹𝗼
Dal Trattato di Osimo al caso Osimo. Comunque la si guardi… ferite aperte, sanguinanti in abbondanza per la Destra osimana.
A 50 anni dall’ignobile firma del Trattato di Osimo (sarà mezzo secolo il prossino 14 novembre), l’ultimo accordo di pace ereditato dalle conseguenze belliche della II Guerra mondiale, è stato affrontato, martedì scorso, in un convegno a Montecitorio.
Ripercorriamo l’avvenimento attraverso la cronaca de “Il Secolo d’Italia” di lunedì 11 marzo 2025:

“Parlare del Trattato di Osimo è fondamentale per ricordare, analizzare, comprendere e portare in ogni angolo d’Italia lo scempio compiuto ai danni della popolazione Giuliano-Dalmata; una ferita ancora aperta per l’Italia e per Trieste”.
Così il Deputato di Fratelli di Italia, Nicole MATTEONI nel corso del convegno “1975-2025, a cinquant’anni dal Trattato di Osimo”, tenutosi martedì11 presso la Sala MATTEOTTI della Camera dei Deputati.
“Solo il MSI mantenne una linea coerente”
“La vicenda di Osimo portò a profonde lacerazioni nelle sezioni locali dei partiti tradizionali, in quel momento in contrapposizione con le linee politiche tenute a livello centrale.
Solo il MSI mantenne una linea coerente, da Roma a Trieste, contro la stipula; mentre tutti gli altri partiti a livello locale registrarono delle spaccature, con voti di astensione o contrari ad Osimo e dichiarazioni di dimissioni dei rappresentanti eletti.

Un risultato dovuto al grande senso di comunità triestina tenuta insieme dall’amore per la Patria e il territorio e dal grande lavoro delle associazioni degli esuli, tra cui spicca la figura dell’avvocato Lino Sardos ALBERTINI.
Queste lacerazioni portarono alla nascita della “Lista per Trieste”, prima storica lista Civica d’Italia, che raccolse alle successive elezioni Amministrative il 27% dei consensi e che in seguito riuscì anche ad eleggere un parlamentare.
Per descrivere la portata dell’evento, potremmo parlare di una politica prima e dopo Osimo, soprattutto per quanto riguardò Trieste».
Il trattato di Osimo si poteva evitare
Al convegno romano è intervenuto anche il Deputato e Capogruppo di Fratelli di Italia, componente della Commissione Cultura, Alessandro AMORESE, che ha evidenziato come “la questione del confine orientale vada sviscerata quotidianamente… e come eventi come il dibattito a Montecitorio servano a rinfrescare la memoria di tutti e far conoscere ai più giovani importanti pezzi di storia d’Italia”.
C’era l’urgenza di stipulare il Trattato di Osimo? Si poteva evitare quella che l’allora Presidente del Consiglio Aldo MORO definì “una dolorosa rinuncia”?
Con Osimo sostanzialmente si legalizzarono gli espropri ai danni degli italiani.
“Non so se fu un tradimento nei confronti degli esuli istriani – ha concluso l’Onorevole MATTEONI – probabilmente si. Certamente fu una resa”.
Del dibattito parlamentare dell’epoca vale la pena ricordare e mantenere vivo l’intervento di Beppe NICCOLAI che descrisse benissimo quello che si stava per compiere con la firma a villa Leopardi-Dittajuti.
“Con il Trattato di Osimo non si sarebbero ceduti solo i campanili, le chiese, i monumenti e la storia d’Italia… avremmo ceduto l’anima del nostro popolo”.
Da “Il Secolo d’Italia” dell’11 marzo 2025
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