In un audio il pentimento dell’Ermellino Amedeo Franco deceduto un anno fa. Il magistrato ha più volte cercato di incontrare il Cavaliere per sgravarsi la coscienza e morire libero da un peso insopportabile. “Dinanzi a me avevo un plotone di esecuzione…”
Ci sono le prove che le sentenze che condannarono Silvio BERLUSCONI al carcere, 1° agosto 2013 il giudizio in Cassazione, e che diedero il via al declino di Forza Italia (all’epoca sul 21% dei consensi, NdR.), erano sentenze clamorosamente pilotate.
E perdipiù c’è il forte sospetto che lo sbaglio non fu dovuto all’imperizia dei giudici, ma – forse, scriviamo dieci volte forse – ad un disegno politico del quale è difficile stabilire con precisione gli autori. Una persecuzione in piena regola? Decidete voi”.
Così Piero SANSONETTI, giornalista de “Il Riformalista”, quotidiano non esattamente di Centro-Destra, nel commentare sul proprio foglio la clamorosa notizia che vuole in questa strana Italia, scopertasi affetta da “palomarite acuta”, uno dei giudici della Corte di Cassazione, sezione feriale, chiamata ad emettere la sentenza – il dottor Amedeo FRANCO, scomparso circa un anno fa – pentito del verdetto di colpevolezza emesso!
Chi lo dice? Il giudice stesso, nel corso di un incontro privato chiesto allo stesso BERLUSCONI; incontro audio registrato da terzi e correttamente mai utilizzato da BERLUSCONI, fintanto che l’Ermellino è rimasto in vita.
Registrazione finita l’altra sera in diretta nazionale su “Quarta Repubblica”, in onda su Rete4 e condotta da Nicola PORRO.
Proviamo a veder bene cosa è davvero successo ospitando le versioni di quotidiani diametralmente opposti. Da “Il Riformista” di SANSONETTI, a “IL Fatto Quotidiano” di Marco TRAVAGLIO, per chiudere con “Il Giornale” di Alessandro SALLUSTI.
Vediamo bene cosa è successo. Prima a grandi linee e poi nel dettaglio. Iniziamo con SANSONETTI.
“Berlusconi, come è noto, è stato condannato una sola volta in via definitiva. Negli altri 70 processi che ha subito, il leader di Forza Italia è sempre stato archiviato o assolto o prescritto.
La sezione feriale della Cassazione che emise la sentenza di condanna (per sezione feriale si intende una corte appositamente creata dalla Procura generale presso la Cassazione, chiamata ad occuparsi di processi a rischio prescrizione, NdR.) era presieduta dal magistrato Antonio Esposito (oggi editorialista de “Il Fatto Quotidiano”). Relatore era il magistrato scomparso Amedeo FRANCO.
A sette anni di distanza emergono delle novità molto importanti, contenute in un supplemento di ricorso alla Corte Europea (contro la sentenza della Cassazione) presentato giorni fa dagli avvocati di BERLUSCONI (Andrea SACCUCCI, Bruno NASCIMBENE, Franco COPPI e Niccolò GHEDINI).
Le novità essenzialmente sono due: la sentenza del Tribunale civile di Milano che ribalta la sentenza penale; e una dichiarazione del dottor Amedeo FRANCO – ripeto, relatore in Cassazione – che racconta come la sentenza di condanna di BERLUSCONI da parte della Cassazione (2013) fu decisa a priori e probabilmente teleguidata. Come da migliori occasioni!
Per questa ragione la sentenza venne ritenuta molto lacunosa, fin da subito, dal punto di vista giuridico.
Ma ora i fatti nuovi. Partiamo dal primo punto: la sentenza del Tribunale civile.
È una storia paradossale. Succede questo: la sentenza di condanna di BERLUSCONI (per frode fiscale) si basava sul presupposto che Mediaset avesse comprato dei film americani attraverso la finta mediazione di un certo Farouk AGRAMA, pagandoli molto meno di quello che AGRAMA fece risultare.
La differenza tra prezzo vero e prezzo falso fu equamente spartita. La metà la usò Mediaset per abbassarsi le tasse, l’altra metà Farouk AGRAMA la intascò e la depositò in un conto svizzero.
I magistrati sequestrarono il conto svizzero di AGRAMA.
BERLUSCONI cercò di spiegare che in quel periodo, siccome faceva il Presidente del Consiglio, non si occupava dell’acquisto dei film e tantomeno della dichiarazione dei redditi di Mediaset. Ma i giudici di primo, secondo e terzo grado non gli credettero. Sebbene la cifra evasa (circa 7 milioni) rappresentasse meno del 2% dell’intera dichiarazione fiscale. Tocca ripetere: 7 milioni di evasione contestata a fronte di un pagamento Irpef superiore a 350 milioni di euro!
Il processo, anzi i tre processi, furono rapidissimi, a smentire la tradizionale lentezza dei Tribunali italiani.
In primo grado, nel giugno del 2012, il Pm DE PASQUALE (noto per non aver liberato il presidente dell’Eni Gabriele CAGLIARI ed essere partito per le ferie: nel frattempo CAGLIARI si suicidò in carcere; e noto per avere inseguito inutilmente l’altro presidente dell’Eni Paolo SCARONI, assolto) chiese per BERLUSCONI 3 anni e otto mesi.
La Corte arrotondò a quattro anni.
L’appello si concluse nel maggio dell’anno successivo, confermando la pena; e tre mesi dopo, ad agosto 2013, arrivò la sentenza della Cassazione. Il tutto in appena quattordici mesi, record olimpico di velocità per la Giustizia italiana. Dato mai più neanche avvicinato.
A questo punto – incassata la condanna scontata ai Servizi sociali, e incassata anche l’esclusione dal Senato sulla base della legge Severino, approvata in tempi successivi all’ipotesi di reato e dunque, per la prima volta nella storia della Repubblica e anche del Regno di Italia, con l’attuazione retroattiva di una legge – insomma incassato tutto ciò, BERLUSCONI (più precisamente Mediaset) si rivolse a un Tribunale civile in virtù di un ragionamento molto semplice: se davvero, come dite voi, AGRAMA mi ha fregato tre o quattro milioni… me li ridia!
Il Tribunale civile di Milano, con una recente sentenza, dopo aver esaminato tutte le carte e ascoltato tutti i testimoni, e preso in considerazione tutti gli atti dei processi penali, compresa la sentenza della Cassazione, ha escluso che ci fosse stata appropriazione indebita e al contrario ha stabilito che l’intermediazione non era fittizia, che la società di AGRAMA (che le sentenze penali avevano dichiarato fosse un’invenzione) è una società vera e propria, ben funzionante; e ha anche stabilito che non solo non ci fu maggiorazione nelle fatture ma che il prezzo al quale Mediaset comprò era un ottimo prezzo!
Diciamo che la sentenza civile ha smontato a pezzettini piccoli le tre penali di condanna per BERLUSCONI.
Ce n’è abbastanza per gridare allo scandalo? No, aspettate ad indignarvi. Aspettate.
È successo che dopo la sentenza, il dottor Amedeo FRANCO (cioè, ricordiamo di nuovo, il relatore in Cassazione) incontrò, anzi volle incontrare BERLUSCONI; e commentò la sentenza e l’andamento del processo.
BERLUSCONI all’incontro più volte sollecitato dall’anziano giudice, non andò solo; quando incontrò FRANCO c’erano dei testimoni a questo colloquio; e uno dei testimoni registrò.
Tra poche righe riportiamo parte della trascrizione di questo colloquio. Prima però vi diciamo che gli avvocati di BERLUSCONI sostengono che in questi anni non hanno usato la registrazione per rispetto del magistrato, rimasto ancora in attività.
L’altr’anno però il dottor Amedeo FRANCO ci ha lasciati e ora il poker di avvocati di BERLUSCONI ha deciso di usare la registrazione depositandola nel ricorso alla Commissione europea per i diritti dell’uomo.
Qui mi limito a trascrivere un pò di frasi. Sono frasi che fanno accapponare la pelle, specie se si pensa che questo magistrato non è uno qualsiasi, è stato – ripetiamo per la terza o quarta volta – il relatore nel processo in Cassazione a BERLUSCONI.
«BERLUSCONI deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà… a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto…
In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo…».
In una seconda conversazione col leader di Forza Italia, sempre registrata, il dottor FRANCO sosteneva che «sussiste una malafede del presidente del Collegio Antonio ESPOSITO, sicuramente…».
E riferiva voci secondo le quali il presidente ESPOSITO (esattamente quello passato a libro paga del Direttore TRAVAGLIO) sarebbe stato “pressato” per il fatto che il figlio, anch’egli magistrato, era indagato dalla Procura di Milano per “essere stato beccato con droga a casa di…”.
E poi diceva ancora: “I pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare… si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare…
Questo mi ha deluso profondamente, questo… perché ho trascorso tutta la mia vita in questo ambiente e mi ha fatto… schifo, le dico la verità, perché non… non… non è questo, perché io… allora facevo il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore. Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo di fare, per… colpire le persone, gli avversari politici. Non è così. Io ho opinioni diverse della… della giustizia giuridica. Quindi… vada a quel paese…».
Fermiamoci qui. Che vi pare? In piena “Palamaropoli” c’è una nuova conferma che è più grande di tutte le precedenti: spesso, molto spesso, troppo spesso la Giustizia non ha niente a che fare con la giustizia.
Le sentenze, qualche volta, o spesso o troppo spesso – non possiamo saperlo – sono decise al di fuori dei processi e per motivi che non hanno niente a che fare con l’accertamento della verità.
Talvolta in questo modo si rovinano vite. O reputazioni. Stavolta addirittura si è rovinato un partito e deviato il corso della politica nazionale.
State sicuri che nessuno sarà chiamato a rispondere.
Però fa rabbia. Figuratevi. Chi scrive mai ha votato per Berlusconi e mai e poi mai lo voterà. Lui è di Centro-Destra e io sono di Sinistra, perché dovrei votarlo? Però sapere che contro BERLUSCONI è stata fatta, con questi metodi vigliacchi, questa battaglia… beh, sapere questo provoca dolore. E paura”.
Fin qui “Il Riformista” da Sinistra, non sappiamo quante copie acquistate e lette. Immaginiamo terribilmente poche.
Molto più in, in fatto di vendite e “autorevolezza”, “Il Fatto Quotidiano” del super allineato al Governo Pd-5 Stelle Marco TRAVAGLIO.
Ascoltate la narrazione della notizia, sempre vista dalla stessa angolazione.
“Non ci sta il giudice Antonio ESPOSITO, Presidente del collegio che in Cassazione condannò Silvio BERLUSCONI, ad essere citato – dopo la pubblicazione degli audio del fu magistrato Amedeo FRANCO – come l’autore di una sentenza pilotata.
La storia, che ha fatto gridare al golpe giudiziario Forza Italia, è ormai nota. FRANCO, che firmò insieme a tutti gli altri le motivazioni della sentenza e negò presunte pressioni davanti al Consiglio superiore della magistratura, all’ex Cavaliere disse che che il verdetto fu guidato.
Un mistero visto che FRANCO aveva la facoltà, per legge, di dissentire. Aveva avuto anche la possibilità di denunciare il collega ESPOSITO in sede penale e disciplinare… e non gli si può neanche replicare essendo morto un anno fa.
Gli audio sono stati diffusi dalla trasmissione “Quarta Repubblica”, guidata da Nicola Porro, vice Direttore de “Il Giornale” e citati in un pezzo su “Il Riformista”.
“Lunedì – fa sapere l’ex Presidente della III sezione feriale della Cassazione che condanno BERLUSCONI per frode fiscale – presenterò una querela per diffamazione; non è escluso che chiederò alla Procura di Roma anche di acquisire gli audio del relatore di Cassazione Amedeo FRANCO”.
Condannato a 4 anni, di cui uno indultato, come è noto l’ex premier perdette il seggio di Palazzo Madama. Riabilitato, BERLUSCONI è stato eletto al Parlamento europeo e dopo aver rinunciato al ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo ora vuole che le toghe di Strasburgo, che hanno già archiviato la vicenda, riesamino il ricorso.
Ascoltato in proposito, Antonio ESPOSITO (ribadiamo, ex giudice e ora collaboratore di TRAVAGLIO) ha ribadito che la decisione di confermare il verdetto d’appello, che aveva già confermato il primo grado, era stata presa da tutto il collegio e che le motivazioni, scritte dallo stesso Franco, erano state firmate da tutti. Pagina per pagina. Una unanimità in pratica.
“A distanza di sette anni si continua a provare a delegittimare una sentenza passata in giudicato, dopo che 11 magistrati hanno convenuto sulla responsabilità di BERLUSCONI, prendendomi di mira in quanto Presidente del collegio. Io invece mi chiedo perché il relatore ha sentito il bisogno di incontrare il suo imputato come per “giustificarsi” dell’esito del processo.
Ritengo che sia questo il vero fatto gravissimo e inquietante di tutta la vicenda. E mi devo chiedere: dove avvenne quell’incontro, o quegli incontri? Quando? In che circostanze? Da chi fu sollecitato?”. Magari l’apertura di una ennesima inchiesta penale, auspica TRAVAGLIO, potrà chiarire la vicenda.
Di tutt’altro tono e livello la presa di posizione del foglio fondato da Indro MONTANELLI. Secondo “Il Giornale” l’Italia prende coscienza dell’esistenza dell’ennesimo gruppo di potere in grado di condizionare, creare, modificare, inventare sentenze a piacimento.
“Non scredito la magistratura – scrive la collega Chiara SARRA – ma c’è un gruppo di potere che condiziona le sentenze”.
Dopo la pubblicazione degli audio choc del giudice Amedeo FRANCO, Silvio BERLUSCONI ha parlato al Tg2 della vicenda e della commistione tra toghe e politica.
“L’Associazione nazionale magistrati – ha sottolineato il Cavaliere – è un organo politico al servizio di una parte”.
E ancora: “Io voglio che nostro sistema giudiziario recuperi la credibilità che alcune vicende hanno compromesso. La magistratura italiana può contare su persone corrette ma c’è una parte schierata politicamente che condiziona le sentenze, come si è visto nel mio caso”.
E poi di nuovo: “Mi stupisco della presa di posizione assunta, senza conoscere la documentazione del processo. È incredibile che l’Anm sia intervenuta”.
E, commentando la scelta che il sindacato delle toghe – ripetiamo sindacato delle toghe! – abbia preferito non partecipare al contraddittorio garantito dalla trasmissione su Rai2, BERLUSCONI ha aggiunto: “Se l’Anm avesse davvero come obiettivo la tutela della magistratura onesta… sarebbe al nostro fianco nel chiedere chiarezza; e non arroccata in difesa dell’indifendibile”.
L’ex premier e leader di Forza Italia ha affermato inoltre che la vicenda dimostra come ad “aver subito un torto” sia stata “l’intera democrazia rappresentativa in Italia”.
E per questo tornerà a rivolgersi all’Europa che “deve sapere che in Italia avvengono macroscopiche violazioni delle regole del diritto”.
“Dall’Europa – si è detto sicuro il leader Azzurro – mi aspetto giustizia; la Corte europea cancellerà la sentenza sulla quale abbiamo presentato ricorso”.
E sulla Sinistra garantista: “Prendo atto che una parte della maggioranza di Sinistra condivida l’interesse di fare chiarezza su una vicenda che ha danneggiato la democrazia”.
Berlusconi ha poi raccontato l’aspetto più importante, ovvero come abbia avuto modo di incontrare Amedeo FRANCO: “Il giudice FRANCO – ha spiegato in Tv BERLUSCONI – da tempo voleva liberarsi la coscienza da un peso che non sopportava più; da tempo aveva chiesto di parlarmi anche se mi ero sempre rifiutato, in quanto amareggiato per quello che avevo subìto” – ha spiegato BERLUSCONI.
“Accettai l’incontro a malavoglia. FRANCO mi fece una impressione notevole, di un uomo tormentato per ciò aveva dovuto fare, contro la sua volontà. Chiesi di non rendere pubbliche quelle affermazioni, di tenerle riservate per evitare soprattutto a FRANCO, un galantuomo che si era liberato di un rimorso, spiacevoli conseguenze giudiziarie. Il giudice era molto addolorato, voleva liberarsi di un peso insopportabile. Ed io ho mantenuto il segreto, che pure mi riabilitava di colpo, fino alla morte…”.