𝗧𝗼𝗿𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗶𝗹 𝗱𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗮 𝟮𝟯𝗲𝗻𝗻𝗲, 𝗯𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝗶𝗻𝗮 𝗲 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲, 𝗶𝗺𝗽𝗶𝗰𝗰𝗮𝘁𝗮𝘀𝗶 𝗱𝗶𝗲𝗰𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗳𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗶 𝗮𝗹𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗮𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗻𝗼𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗮. 𝗟’𝘂𝗼𝗺𝗼, 𝟳𝟭 𝗮𝗻𝗻𝗶, 𝗮𝗶 𝗱𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝘃𝗶𝗲𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝘃𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼𝗿𝗲, 𝗵𝗮 𝗿𝗲𝘀𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗮 𝗲𝘅 (𝗦𝗮𝗯𝗿𝗶𝗻𝗮 𝗖𝗮𝗻𝘁𝗼𝗿𝗶, 𝟲𝟲 𝗮𝗻𝗻𝗶) 𝘁𝗮𝗽𝗽𝗲𝘇𝘇𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝘃𝗼𝗹𝗮𝗻𝘁𝗶𝗻𝗶 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗮𝗺𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶, 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗶𝗻𝗼 𝗮𝗹 𝗰𝗶𝗺𝗶𝘁𝗲𝗿𝗼! 𝗣𝗿𝗼𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝘂𝗱𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝟭𝟯 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼
Il dolore, atroce e per sempre, per la scomparsa di una figlia, una bellissima ragazza suicidatasi dieci anni fa, afflitta dall’anoressia; e un ex marito che colpevolizza la madre, accusandola della morte di Elisa CAIMMI, nel febbraio del 2014 appena 23 anni.
Una di quelle storie che tutti vorremmo non debbano e non possano esistere e che invece, anche a dieci anni da un incredibile epilogo, continuano a sommare incredulità ad incredulità, dolore a dolore, disperazione a disperazione.
In tribunale, ad Ancona, il 5 aprile scorso, si è aperto il processo contro Roberto CAIMMI, 71 anni, papà di Elisa e probabile stalker e diffamatore di Sabrina CANTORI, 66 anni, ex moglie e madre della ragazza trovata impiccata, il 12 febbraio 2014, al bastone della tenda della propria cameretta, a cui aveva fatto discendere un breve lenzuolo a mò di cappio
Il corpo senza vita della giovane, ragazza immagine e ballerina in un locale notturno di Jesi, invidiata da ragazze e sospirata da uomini per l’oggettiva bellezza, venne ritrovato proprio dalla CANTORI, rientrando in casa in via Bernini (traversa del Guazzatore) un paio di ore dopo il tragico epilogo.
Elisa, in cura presso il centro di Igiene mentale di Ancona per motivi legati all’alimentazione, non aveva dato preavviso della decisione intrapresa, ne lasciato messaggi o affidato a terze persone il tarlo che la tormentava irrimediabilmente.
Insomma un dramma inaspettato, giunto a devastare per sempre la vita di coppia, incapace di reggere ad una botta psicologia e umana del genere.
Da qui tutta una serie di questioni che, anziché svanire nel tempo, col passare degli anni si sono sommate sino a divampare nell’arresto di Roberto CAIMMI per aver violato il divieto di avvicinarsi all’abitazione, nel frattempo mutata, della ex.
Oltre che di stalking CAIMMI è imputato anche di aver diffamato la CANTORI, avendo tappezzato “mezza città” di manifesti chilometrici in cui accusa gratuitamente la donna di essere “pericolosa” e/o “truffatrice”, tanto “di averci rimesso – sostiene gravemente CAIMMI insinuando che la moglie abbia istigato il gesto di Elisa – anche una figlia”.
Inizialmente, a quanto si è appreso in corso di udienza, la CANTORI, piegata da un immaginabile dolore di madre, ha cercato di ignorare queste scritte, comparse persino al Cimitero (!), ma poi, visto che l’uomo, dopo un periodo di tregua apparente, non accennava a placarsi, si è risoluta a ricorrere ai Carabinieri denunciando CAIMMI nell’ottobre 2022.
Stando all’accusa il poveretto si è reso protagonista di ondate di episodi a forza di telefonate, messaggi audio e/o scritti, tentati a qualunque ora del giorno e della notte… per poi passare ad affiggere in giro per Osimo questi fogli pieni zeppi di accuse.
In aula Sabrina CANTORI, parte civile attraverso l’avvocato Alessandro ANTONELLI, ha raccontato il periodo da incubi vissuto.
“Ho sempre provato ad evitarlo – ha risposto alle domande la CANTORI – ma tutte le mattine era lui a darmi la svegli attaccandosi al campanello dell’abitazione dove attualmente vivo; alla fine sono stata costretta a toglierlo!
E poi volantini e manifesti, pieni di scritte contro di me, li trovavo ovunque: alla fermata dell’autobus, al supermercato e persino al Cimitero! Sono cadita in uno stato comprensibile di ansia, tanto che sono dovuta ricorrere, per uscrine un pò, alle cure di uno psicologo”.
Anche la figlia minore Giulia ha testimoniato a fianco della madre, dettagliando meglio la questione dei volantini.
“Erano dei maxi biglietti, scritti sia a mano che fotocopiati, lasciati spesso anche nella cassetta della posta del palazzo dove abitiamo. Veri e propri papiri lunghi fino anche ad un metro, esposti alla vista del condominio.
“Si leggeva i nostri nomi, parlava male di mia madre, accusandola di “pilotarmi”… Tutte accuse non rispondenti a verità, tanto che diversi li ho distrutti io stessa. Certo non si può vivere in serenità in questo modo”.
Il giudice Martina MARINANGELI, 34 anni, originaria di Fermo, ha ascoltato e rinviato il processo all’udienza del prossimo 13 maggio quando in aula comparirà per essere ascoltato Roberto CAIMMI.
L’uomo si trova, al momento, ristretto ai domiciliari per non aver osservato il monito del Questore che gli vietava di avvicinarsi ai luoghi di lavoro, residenziali e del tempo libero frequentati dalle due donne.
Arresti domiciliari per i quali l’avvocato difensore, la falconarese Nicoletta PELINGA, ha depositato istanza di revoca.